“C’è una sola cosa da non fare”

“C’è una sola cosa da non fare”



“C’è una sola cosa da non fare”

Feste da genitori separati. Sempre più famiglie, ai tempi d’oggi, sono costrette a interfacciarsi con una situazione del genere. Il Natale, da periodo più magico e atteso dell’anno, diviene sinonimo di preoccupazioni e ansie diffuse. Come comportarsi con i bambini? E come bilanciare il tempo tra la “vecchia” famiglia e quella “nuova”?

Interrogativi, questi, che tormentano soprattutto le coppie divorziate o separate, ma con figli a carico. A prescindere dall’età di questi ultimi e dal tempo trascorso dal momento della separazione, il dilemma si ripresenta, puntuale, ogni anno. Starò facendo la cosa giusta per mio figlio, oppure lo sto costringendo a subire una situazione che non gli è gradita? Questa la domanda più gettonata.

A fornire un manuale dei consigli utili è Manuela Chiocchetti, psicoterapeuta familiare specializzata in psicotraumatologia, che opera negli studi di Rimini e Morciano. La quale tiene subito a specificare una questione: nelle relazioni, soprattutto in quella tra genitori e figli, non esistono il bianco e il nero. Trionfano, invece, le molteplici sfumature che dipendono dal caso e dal contesto specifici.

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Chiocchetti, innanzitutto una precisazione: è opportuno distinguere tra bambini e adolescenti?

“Assolutamente sì. Se parliamo di bambini molto piccoli, in genere da zero a tre anni, è bene che siano sempre i genitori ad andare loro incontro. Sarebbe opportuno che il genitore che non vive con il bambino lo vada a trovare nell’ambiente che quest’ultimo riconosce come familiare, e in cui si trova a suo agio. Nella stragrande maggioranza dei casi, dunque, è il padre che dovrebbe sforzarsi di recarsi nella casa in cui prima viveva con l’ex partner, così da non destabilizzare il piccolo”.

E con gli adolescenti, invece?

“Gli adolescenti, in genere, hanno più bisogno che vengano rispettati i loro spazi. Vogliono i luoghi in cui poter frequentare la loro cerchia di amici, i rispettivi fidanzati o fidanzate. Non amano essere sradicati dai contesti della loro quotidianità. Per cui, specie sotto il periodo di Natale, è il genitore che passa meno tempo con l’adolescente a rimetterci di più. Terminato il pranzo o la cena, l’adolescente vuole poi ricongiungersi con i suoi amici, sacrificando, quindi, il tempo che passa col genitore. Dall’altro lato, imporgli di non farlo vuol dire correre il rischio che si avvicini o che ‘parteggi’ per l’altro genitore”.

Qual è, dunque, il giusto manuale di comportamento?

“In primo luogo, è importante mettere sempre al primo posto i desideri e i bisogni del figlio. La cosa da non fare, in nessun caso, è costringere il bambino a scegliere tra padre e madre. Sono questi ultimi, invece, che devono ‘mettersi a tavolino’, anche se può sembrare poco bello, e decidere come suddividersi i giorni di festa, tenendo in considerazione il fatto che entrambi i genitori possono avere anche un’altra famiglia, e dunque altre esigenze da includere nella programmazione. Il figlio, però, non deve scegliere. In più, non bisogna mai entrare in competizione per i regali, in quanto si rischia di produrre squilibri. Piuttosto, se i rapporti lo consentono, meglio accordarsi per fare insieme un regalo unico, che sia realmente utile al bambino”.

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Pranzi e cene tra famiglie allargate: sì o no?

“Anche qui, la risposta corretta è ‘dipende’. L’importante è assecondare il figlio. Se il figlio ha piacere di stare tutti insieme e desidera avere al proprio fianco entrambe le famiglie, e soprattutto se le stesse sono in buoni rapporti, allora potrebbe aver senso. Magari si potrebbe anche scegliere un luogo neutro dove riunirsi, come un ristorante, per non privilegiare casa dell’uno o dell’altro genitore. Se però ci sono collisioni tra le famiglie, anche di piccola entità, i pranzi allargati sono da evitare, perché potrebbero diventare terreno di scontro”.

Le separazioni, di anno in anno, risultano in aumento. Questo dato può avere un risvolto della medaglia “positivo” per un figlio di genitori separati?

“Sia che parliamo di un bambino molto piccolo, sia che parliamo di un adolescente, non bisogna credere che il dolore scaturito dal vedere i genitori distanti sia diverso rispetto a quello di anni fa. Il dolore è lo stesso, al punto tale che, nel mio lavoro, mi capita di incontrare più di frequente figli di genitori divorziati che sognano il matrimonio, il legame del ‘per sempre’. A essere cambiato, e ciò può considerarsi un fattore positivo, è il contesto culturale. Mentre prima il figlio di genitori divorziati era un unicum, oggi fa parte di una grossa fetta di persone. Questo, sicuramente, lo aiuta a sentirsi meno solo o diverso dagli altri”.

 

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www.riminitoday.it è stato pubblicato il 2024-12-25 08:04:00 da


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