I “non ricordo” quando l’avvocato della parte civile Lucrezia Novaro lo incalza sulla dinamica dell’omicidio e su Danjela che lo supplicava di non ucciderla. La ricostruzione della relazione, con le domande del Pm Luca Traversa, sulle vacanze insieme in Italia e in Danimarca fino a quella tragica serata.
L’ammissione del controllo sul cellulare di lei, delle foto rubate alla donna quando dormiva e del ricatto. La richiesta di perdono in lacrime e l’ammissione di tutti i fatti contestati. Nella seconda parte dell’udienza del processo sul delitto di Danjela Neza è stato Safayou Sow, imputato, a parlare e a rispondere alle domande per quasi due ore.
Il Pubblico Ministero è partito dalla nascita della loro relazione, poi diventata sempre più difficile.
Lui ha ammesso la gelosia e che, sospettoso per un presunto tradimento, le controllava il telefono con “Whatsapp web”. Il pm ha voluto andare a fondo sui tempi dell’acquisto della pistola, che Sow aveva cercato di ottenere prima legalmente chiedendo informazioni a Questura e Prefettura, ma con risposta negativa. “Avevano detto che serviva un buon motivo” ha detto Sow.
L’acquisto della pistola con matricola abrasa sarebbe avvenuto il 15 marzo, poco dopo che l’uomo avrebbe sospettato di una relazione di Danjela con un altro e quando sarebbero iniziati i messaggi di minacce. Una relazione che lei aveva deciso di chiudere da tempo e una storia che lui non accettava fosse finita.
Ma erano dipendenti dello stesso ristorante e lui non avrebbe sopportato di lavorare insieme a lei sapendo che stava con un altro. Sow ha dichiarato di averne palato con i datori lavoro che gli avevano chiesto di trovare una soluzione (la vittima era stata collocata in ‘ferie forzate). E quella sera aveva deciso di incontrare Danjela per parlarne. Poi l’incontro e i due colpi sparati a Danjela.
Quando gli viene chiesto di ricostruire quei momenti, nonostante l’audio registrato con il cellulare dalla donna dei suoi ultimi attimi di vita, Sow risponde con dei “non ricordo”. Dopo l’omicidio dice di essersi sdraiato per terra e aver provato a suicidarsi (tentativo poi ripetuto in carcere) “ma i colpi erano finiti”.
“Ho chiamato la polizia – afferma – perché non volevo che morisse”.
Poi le lacrime, e la richiesta di perdono. “Chiedo perdono alla famiglia e a tutti voi che siete qua. Ho perso la testa. Ho sbagliato, c’erano altri modi per risolverla”.
Prima dell’esame dell’imputato sono stati ascoltati la cognata della vittima Matilda Neza, Giorgio Galdi titolare dell’attività dove entrambi lavoravano e l’ex fidanzato di Danjela Khalid Laouibi.
“Erano due persone valide entrambi, che non hanno mai dato nessun problema sul lavoro – ha spiegato Galdi – Ho saputo della cosa quando Sow ha iniziato a parlare che nell’aprile 2023 voleva lasciare il lavoro. Mi ha spiegato della relazione, che era finita e non voleva lavorare più lei. Gli ho detto di ripensarci e di darmi tempo di trovare un sostituto, lui mi ha detto che non aveva piacere di continuare a lavorare con Danjela. Allora ho detto a lei di prendersi un periodo di ferie, circa un mese. Sono stato un po’ costretto. Volevo far sbollire la cosa. Una soluzione dovevamo trovarla”.
“Lui mi ha chiamato e mi ha detto di vederci (nel febbraio del 2023.ndr). Gli ho detto di lasciarla stare. Danjela gni giorno si lamentava di lui, le ha fatto foto intime e la minacciava di pubblicarle . ha detto l’ex fidanzato che ha visto l’ultima volta la vittima proprio poche ore prima dell’omicidio – L’ho vista il 5 maggio e mi ha accompagnato a Genova. Gli avevo detto di andare a denunciarlo ma lei non voleva. Sapeva che gli sarebbe accaduto qualcosa”.
L’articolo “Chiedo perdóno alla famiglia e a tutti voi” – Savonanews.it
www.savonanews.it è stato pubblicato il 2024-01-11 18:14:00 da Redazione
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