Codice Interno, spuntano i telefonini criptati dei mafiosi baresi. E l’ex consigliere regionale Olivieri chiede di parlare


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BARI  – La Procura di Bari ha depositato nuove intercettazioni nel processo (in abbreviato) derivante dall’indagine «Codice interno» della Squadra mobile di Bari, che ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina e che portò all’arresto di 130 persone lo scorso 26 febbraio. Il processo in abbreviato, che vede 109 imputati tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri – a cui sono contestati i reati di scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione – e i boss del quartiere Japigia di Bari Savino «Savinuccio» Parisi ed Eugenio Palermiti, è iniziato oggi con la richiesta di costituzione a parte civile – tra gli altri – della Regione Puglia, del Comune di Bari e dell’associazione antimafia «Libera».

Le intercettazioni, depositate dai pm della Dda Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino e acquisite nell’ambito di un altro procedimento, riguardano alcuni degli imputati legati alla criminalità organizzata, che comunicavano tra di loro su chat criptate utilizzando delle sim canadesi non intercettabili. Per decriptarne il contenuto, gli inquirenti baresi sono stati aiutati dalle autorità francesi e olandesi. L’udienza davanti al gup Giuseppe De Salvatore è stata rinviata al prossimo 9 ottobre, quando si deciderà sull’ammissione delle parti civili e accusa e difesa potranno disquisire su queste nuove intercettazioni.

Altri 15 imputati coinvolti nell’inchiesta, tra cui l’ex consigliera comunale di Bari Maria Carmen Lorusso e il padre Vito, oncologo in carcere per altre vicende giudiziarie, sono invece a processo in ordinario. A Maria Carmen Lorusso è contestato il reato di scambio elettorale politico-mafioso: per l’accusa, la sua elezione al Consiglio comunale nel 2019 sarebbe stata favorita dai voti della criminalità organizzata, raccolti dal marito Giacomo Olivieri.

Nel corso dell’udienza l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss del quartiere Japigia Savino Parisi e suo figlio, il cantante neomelodico Tommaso detto Tommy, hanno chiesto di essere interrogati. Le richieste state avanzate al gup Giuseppe De Salvatore tramite gli avvocati Luca e Gaetano Castellaneta per Olivieri, Rubio Di Ronzo per Savino Parisi e Nicola Lerario per Tommaso Parisi. In sede di interrogatorio di garanzia Savino Parisi rispose alle domande del gip spiegano come le contestazioni a lui rivolte avessero già formato oggetto del processo “Do ut des” sul sistema di estorsioni ai cantieri edili della città. Tommaso Parisi, invece, rilasciò dichiarazioni spontanee dicendosi «estraneo» agli affari illeciti di famiglia e ribadendo come la sua unica attività sia legata alla musica. Olivieri ha sostenuto un interrogatorio investigativo con il procuratore Roberto Rossi nel quale ha ammesso di aver comprato voti per favorire l’elezione della moglie alle Comunali di Bari del 2019, ma ha negato di sapere che le persone con cui ha trattato fossero esponenti della mafia barese.



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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-25 17:50:21 da Redazione online

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