Codice rosso, 104 casi in 6 mesi: le denunce nella stanza protetta  – Teramo

Codice rosso, 104 casi in 6 mesi: le denunce nella stanza protetta  – Teramo


TERAMO. È successo a loro, può capitare a tutte. Perché nell’Italia dei femminicidi senza tregua numeri e storie di maltrattamenti continuano a scandire la cronaca quotidiana nonostante nuove leggi, norme giuridiche di più immediata e veloce applicazione come il Codice rosso e una maggiore consapevolezza.
E i dati sono da bollettino di guerra: nel 2022 il comando provinciale dei carabinieri ha avviato 264 procedure di Codice rosso, dal primo gennaio a 30 giugno di quest’anno siamo già a 104. Numeri a raccontare vite che spesso trovano la forza di denunciare anche passando in quella stanza protetta aperta nel 2019 (grazie a un protocollo tra Arma e Soroptimist International) nella sede del comando provinciale dell’Arma e che negli anni è diventata ulteriore presidio contro la violenza di genere. Perché parlare non è mai facile e trovare il coraggio di denunciare lo è ancora meno. Ma ogni denuncia permette di innescare un percorso che sicuramente può fare da deterrente alla violenza dilagante.
Nel 2022 i carabinieri del comando provinciale, proprio in seguito alle procedure di Codice rosso, hanno denunciato 276 persone, di cui due arrestate, chiesto, ottenuto e applicate 79 misure cautelari di cui 22 in carcere, 5 ai domiciliari, 35 divieti di avvicinamento alle vittime, 11 allontanamenti dalla casa familiare e 6 ammonimenti del questore. Nei primi sei mesi di quest’anno ci sono state 14 denunce e 45 misure cautelari di cui 5 in carcere, 4 ai domiciliari, 15 divieti di avvicinamento alle vittime, 16 allontanamenti dalla casa familiare e 5 ammonimenti del questore. «Sono provvedimenti che costituiscono motivo di soddisfazione per l’Arma di Teramo», dice il comandante provinciale colonnello Pasquale Saccone, «che, sotto l’attenta direzione dell’autorità giudiziaria, ha evitato che degenerassero situazioni critiche nelle quali sono venute a trovarsi le vittime di reati odiosi come i maltrattamenti in famiglia, la violenza sessuale e lo stalking. L’efficacia dei numerosi interventi dei carabinieri è certamente da stimolo per altre vittime a denunciare».
E la stanza protetta, tra giochi e peluche, accoglie le donne che spesso arrivano con i bambini. Perché bisogna sempre pensare che chi sta chiedendo aiuto in un momento di emergenza non vive una situazione che ha pianificato, si trova catapultata fuori di casa spesso senza aver portato niente per sé e per i figli, ha paura, è confusa. «Uno spazio dedicato in cui la donna vittima di violenza si senta ascoltata può alleviare la sua condizione ed è un tassello che può aiutare a costruire un lungo percorso», continua Saccone, «a seguirle militari, molti dei quali donne, che hanno frequentato appositi corsi di formazione organizzati dal comando generale dell’Arma ed eseguiti a cura di personale del Rac, il reparto di analisi criminologiche, e del Racis, il raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche. Il comando provinciale dell’Arma ha aderito al progetto Dike della Procura di Teramo tendente alla costituzione di una rete tra istituzioni per fornire assistenza, supporto e sostegno alle donne vittime di violenza fornendo e collaborando altresì ai servizi di riabilitazione e rieducazione per gli autori di violenza di genere previsti dalle leggi». E anche se la cronaca racconta che la violenza di genere resta un’emergenza, ci sono storie che aiutano a sperare. Come quella di una donna teramana che grazie alle parole del maresciallo che l’ha accolta nella stanza protetta ha trovato il coraggio di denunciare e di tornare a vivere. Per lei e per i suoi figli.
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www.ilcentro.it è stato pubblicato il 2023-07-29 03:26:00 da


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