coinvolto anche un commercialista del Chietino

coinvolto anche un commercialista del Chietino



coinvolto anche un commercialista del Chietino

Anche un commercialista del Chietino sarebbe coinvolto nelle indagini condotte dalle fiamme gialle del comando provinciale di Pescara che, su delega della locale procura della Repubblica, hanno consentito di individuare gli elementi tipici di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerosi reati: emissione di fatture per operazioni inesistenti, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, illecita somministrazione di manodopera, truffa ai danni dello Stato per indebita percezione di contributi pubblici legati all’emergenza da covid-19, intestazione fraudolenta di valori, autoriciclaggio, riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti.

Sono oltre 50 i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Pescara che hanno eseguito, dalle prime ore della mattina di oggi, 26 novembre, un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Pescara, oltre a diverse perquisizioni disposte dal sostituto procuratore dottor Andrea Di Giovanni.

Secondo l’ipotesi investigativa il sistema fraudolento sarebbe stato realizzato da una famiglia imprenditoriale pescarese con la collaborazione di un commercialista avente studio nel chietino, attuando un vero e proprio sistema di pianificazione fiscale attraverso il quale le compagini societarie dotate di effettiva consistenza aziendale, cosiddette “good company”, utilizzavano le fatture emesse da società cartiere prive sia di struttura logistico-amministrativa che di consistenza patrimoniale/finanziaria, così da giungere al punto di pareggio in cui costi e ricavi di un’azienda sono equivalenti, con lo scopo di ridurre il carico impositivo.

Lo schema prevedeva l’instaurazione di rapporti di lavoro da parte di società che, rimanendo in attività per un breve periodo di tempo, assumevano in blocco i medesimi dipendenti, essendo di fatto amministrate dal dominus dell’associazione per delinquere e mantenendo rapporti di committenza con controparti commerciali sempre riferibili al medesimo sodalizio criminale.

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In questo modo le società che hanno utilizzato le fatture per operazioni inesistenti hanno potuto ridurre al minimo il loro carico fiscale, sottraendosi al pagamento delle imposte e addirittura riuscendo a rientrare anche nei parametri richiesti dalla normativa emergenziale per la pandemia da covid-19 per ottenere i contributi a fondo perduto stanziati con il fine di aiutare le imprese in difficoltà.

Per rendere più difficile l’individuazione dei proventi illeciti del sistema fraudolento, il sodalizio ha utilizzato anche conti correnti in Germania, Olanda, Lituania e Regno Unito, individuati mediante l’attivazione di ordini europei d’indagine.

I profitti illeciti così generati ammonterebbero a oltre 12 milioni di euro, per lo più reinvestiti in beni immobili intestati a onlus fittizie che  avevano come unico scopo quello di occultare l’ingente patrimonio acquisito illecitamente, al fine di scongiurare iniziative da parte delle istituzioni; circostanza scongiurata grazie ai sequestri operati oggi, che consistono in conti correnti, un aeromobile, decine di auto d’epoca e oltre 100 immobili siti tra le province di Pescara, Chieti, L’Aquila e Teramo, risultati essere in possesso degli indagati.

L’azione sinergica della guardia di finanza e della procura della Repubblica di Pescara è stata fin da subito orientata non solo al contrasto delle frodi fiscali, sia come evasione delle imposte che come interposizione volta all’illecita somministrazione di manodopera, ma più in generale al contrasto di un fenomeno di criminalità economica che inquina l’economia legale in danno di imprese e cittadini onesti.

L’articolo coinvolto anche un commercialista del Chietino
www.chietitoday.it è stato pubblicato il 2024-11-26 17:43:53 da


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