Da dove arrivano i finanziamenti per le spese della Chiesa? Chi paga la pensione dei preti? La Città del Vaticano, sede della Chiesa Cattolica nel mondo è anche la sede di questa imponente organizzazione che gestisce miliardi di euro.
Il Papa è il capo della Chiesa e i cardinali sono l’equivalente del Congresso americano o del Parlamento italiano che lo aiutano nella gestione, ovvero circa un miliardo e trecento milioni di persone nel mondo. Come vengono remunerati i cardinali? Hanno un appannaggio di circa 5.500 euro al mese. Non quanto i nostri parlamentari, che guadagnano più del triplo ma hanno anche più spese e più incombenze. Com’è tollerabile che gli ecclesiastici vivano tra tanti privilegi, quando nel mondo le sofferenze aumentano?
Le Chiese sono (tutte) una macchina per soldi
Le Chiese sono, da sempre, checché se ne dica da parte dei fedeli, una macchina di soldi. Vale per tutte le chiese, anche per le sette fanatiche e per quelle sataniche. Vale per le associazioni con varie finalità. Sono gli associati, i fedeli, i fan a supportare l’organizzazione, con donazioni, lasciti, offerte. Ne trattano ampiamente Rachel McCleary e Robert Barro, docenti di Harvard, nel saggio La Ricchezza delle religioni, L’economia della fede e delle chiese (Egea-Bocconi editori). Gli stipendi dei sacerdoti e degli altri prelati sono coperti fondamentalmente da tre istituti: le donazioni, per il 10% delle necessità economiche; redditi diversi da quelli religiosi per altro titolo (ad esempio gli insegnanti di religione nelle scuole o le suore infermiere negli ospedali) e l’8 per mille dei contribuenti. Poi ci sono le rendite degli investimenti e delle proprietà ecclesiastiche: affitti, interessi, vendite di beni.
Chi stabilisce quanto deve incassare un prete, un vescovo, un cardinale
Il livello della retribuzione di ogni porporato viene stabilita dalla posizione, l‘anzianità maturata nel ruolo e il prestigio conquistato nella scala gerarchica. Il sistema ideato dal Vaticano si basa su una sorta di punteggio, che corrisponde di fatto all’anzianità del prelato preso in considerazione. Questi e altri fattori definiscono lo stipendio medio di ciascun religioso e i loro guadagni. Il Papa questo Papa, da sempre ha predicato sobrietà, invitando non solo al risparmio ma soprattutto a una gestione trasparente dei conti, così da poter contrastare l’operato irregolare di pochi. Ma resta spesso inascoltato o contrastato da chi vorrebbe una Chiesa struttura di potere temporale più che spirituale. Chi opera in tal senso non ha a cuore le prospettive religiose della Chiesa ma solo il consolidamento di uno stato di potere economico. Diciamo che servono entrambe nella società moderna ma i soldi non possono prevalere sulla fede. Mi pare ovvio, pena la decadenza della stessa nei fedeli.
Tra i 1.000 euro del Prete e i 5.500 del cardinale ci sono fasce intermedie
Papa Francesco appena insediatosi ha rinunciato a molti privilegi e questo la dice lunga sulla sua idea di Chiesa. Non a caso viene dal Sud America dove il concetto è molto diverso da quello europeo e nord americano. Per esempio ha rinunciato allo stipendio mensile. Papa Ratzinger percepiva 2.500 euro mensili. Nel decidere questo Papa Francesco forse voleva lanciare un segnale alle autorità ecclesiastiche. Segnale caduto nel vuoto. Non è che un Papa può stare senza un appannaggio finanziario. Nel caso di Papa Francesco c’è la possibilità di attingere all’Obolo di San Pietro, un fondo presso lo Ior (la banca vaticana) che raccoglie donazioni per patrocinare i progetti della Chiesa.
Un fondo che comunque ammonta a parecchie decine dei milioni che il Papa non usa per sé, anche perché non deve fare acquisti, pagare bollette ecc. ma per sue elargizioni benefiche. Diverso il caso di un semplice prete o parroco. In questo caso deve provvedere al suo sostentamento personale e uno stipendio fisso è quello che gli consente di sopravvivere. Un prete prende tra i 1.000 e i 1.200 euro al mese. Non è lo Stato a farsi carico di questi stipendi e neanche il Vaticano. Gli stipendi dei preti vengono erogati dall’Istituto centrale per il sostentamento del clero (Icsc): un organo della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) il cui compito è appunto quello di gestire tutti gli stipendi di preti, parroci, cardinali, vescovi.
Salendo nella gerarchia, da sacerdote a vescovo, arcivescovo, cardinale e monsignore gli emolumenti cambiano. Tra i 1.000 euro del Prete e i 5.500 del Cardinale, ci sono fasce intermedie intorno ai 3.000 euro.
La pensione per preti, frati e suore la paga l’INPS
La pensione per preti e suore funziona come per gli altri cittadini italiani. Nel caso dei preti in particolare non è la Cei a pagare la pensione, ma l’Inps.
Il prete durante la carriera ecclesiastica versa i contributi in un Fondo del Clero gestito dall’Istituto previdenziale italiano come per altre categorie di cittadini.
Alle suore, che sono quelle meno tutelate perché non hanno uno stipendio dalla Chiesa, può essere erogata, qualora ne abbiano i requisiti, anche la pensione sociale.
La comunità del convento si occupa della gestione dei singoli componenti
Suore e frati non hanno stipendio. Vivono in una comunità e per loro vige il voto di castità e di povertà e anche di obbedienza. È la comunità che gestisce le entrate e sostiene i singoli membri del convento che con le loro attività alimentano le entrate. Spesso nei conventi si fanno lavori artigianali che attraverso la vendita dei prodotti consentono guadagni che poi vengono utilizzati nella manutenzione del Convento stesso e della Comunità. Tutto questo vale finché si resta nella comunità. Se poi il frate o la monaca prestano un servizio presso ospedali, carceri, scuole, allora rientrano nella qualifica di lavoratori professionali e percepiscono uno stipendio come gli altri operatori laici. Un cappellano militare, dipende dallo Stato italiano, e percepisce fino a 4.000 euro al mese.
Papa Francesco ha deciso di contenere le spese, tagliando i compensi in proporzione
Il papa ha deciso, dal 1° aprile 2021, di contenere le spese, intervenendo secondo criteri di proporzionalità e progressività, con dei ritocchi che riguardano gli stipendi di chierici, religiosi e i livelli più alti. Il Motu con il quale Papa Francesco ha deciso di tagliare proporzionalmente e a tempo indeterminato gli stipendi di tutto il personale sono così suddivisi: cardinali (10 %), dei capi dicastero e dei segretari (8%), e di tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose in servizio presso la Santa Sede (3%). Inoltre, tutti i dipendenti vedranno bloccato lo scatto di anzianità fino al 2023 (eccetto i dipendenti laici dal primo al terzo livello).
La decisione papale è stata motivata dal “disavanzo che da diversi anni caratterizza la gestione economica della Santa Sede” e, soprattutto, dalla situazione venutasi a creare a causa della pandemia, “che ha inciso negativamente su tutte le fonti di ricavo della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”.
Una guerra sorda si sta combattendo nelle stanze segrete. Quanto più Papa Francesco la renderà pubblica tanto più riuscirà a cambiare il volto della Chiesa
Cade in Vaticano un altro privilegio. Il Papa ha deciso che da ora in poi tutti i cardinali e i capi della Curia romana dovranno pagare l’affitto di casa dalle proprie tasche e non saranno ammessi canoni scontati o contributi vari per l’alloggio. La stretta è motivata dalla necessità di risorse per la missione della Chiesa, anche a favore di chi ha più bisogno. Come dargli torto? Così facendo Papa Francesco si fa sempre più nemici nella Chiesa e il popolo di fedeli non comprende i motivi profondi di questo dissidio che ritiene pretestuoso. Ma se la Chiesa è un centro di potere, e lo è, queste lotte intestine non si placheranno facilmente. È una guerra sorda, che si combatte nelle stanze vaticane, nelle diocesi di tutta Europa, nelle sedi consiliari e negli appartamenti di lusso dove vivono tra mille privilegi i Cardinali.
www.romait.it è stato pubblicato il 2023-12-03 09:18:10 da Carlo Raspollini
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