PALERMO – “Dal 2010 al 2023 gli enti locali siciliani hanno perso il 36% dei propri lavoratori e nei prossimi sette anni quasi altri 16 mila dipendenti andranno via. In queste condizioni, sarà sempre più difficile per i comuni dell’Isola garantire i servizi ai cittadini”. A lanciare l’allarme è Matteo Cocchiara, presidente dell’Asael, l’Associazione siciliana amministratori enti locali.
Un tema al centro di un webinar che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Arturo Bianco sulle capacità assunzionali dei Comuni, di Gaetano Aiello sul precariato negli enti locali e di Anna Giunta sul ruolo del Segretario Comunale nel rapporto fra politica e burocrazia.
“E’ necessario, come l’Asael ha già detto al Governo regionale – continua Cocchiara – individuare una soluzione al precariato con una legge ordinaria, in considerazione del fatto che questo personale oggi è divenuto sempre più elemento portante nell’erogazione dei servizi comunali. Bisogna abrogare gli attuali vincoli assunzionali per ridare efficienza all’azione amministrativa degli enti locali”.
Secondo i dati elaborati da un recente studio dell’Ifel (Istituto per la Finanza degli Enti Locali), in Sicilia nel periodo 2010-2023 il personale assunto a tempo indeterminato, in servizio nelle amministrazioni comunali, è passato da 57.697 a 36.828 unità (-36,2%).
Sempre in Sicilia le cessazioni, nel solo 2023, sono state 1.978, di cui 1.411 per pensionamento. Dopo il picco del 2019, anno in cui complessivamente furono assunti 8.507 dipendenti, il numero dei dipendenti fuoriusciti dai comuni siciliani è sempre stato maggiore rispetto a quello degli assunti.
Nei prossimi sette anni i comuni siciliani perderebbero oltre 11.800 dipendenti a tempo indeterminato per pensionamento e altri 3.700 dipendenti per altre cause, determinando un’ulteriore riduzione del 42% del personale.
“Il problema è che questi lavoratori non potranno essere sostituiti – conclude Cocchiara – perché una norma statale dal 2019 ha obbligato i Comuni a rispettare il rapporto fra spesa corrente e costo del personale, garantendo l’equilibrio di bilancio. Ciò ha comportato per la maggior parte degli enti l’impossibilità di procedere a nuove assunzioni, con la conseguenza di rendere sempre più difficili le erogazioni dei servizi e la funzionalità delle strutture burocratiche”.
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