Conti spiati, Coviello prova a salvarsi contestando il licenziamento. La difesa: «Non ha mai fatto dossieraggio»



BARI – Vincenzo Coviello è intenzionato a impugnare il licenziamento che gli è stato intimato l’8 agosto 2024 da Intesa Sanpaolo per l’accesso abusivo ai conti dei clienti. L’uomo, attraverso ai suoi legali, ha scritto alla banca per contestare la cessazione del rapporto di lavoro, ritenendo la decisione nulla, illegittima e immeritata.

E’ il primo passo per introdurre il giudizio contro il licenziamento. Il ricorso dovrà infatti essere depositato entro 6 mesi dalla contestazione. Ma, visto il merito degli addebiti – che Coviello ha sostanzialmente ammesso – si tratta con ogni probabilità di una mossa per evitare che il licenziamento diventi definitivo, aggravando le contestazioni in sede penale. I suoi difensori hanno fatto sapere che «comprendendo il rilevante interesse pubblico suscitato da questa vicenda, riteniamo doveroso restituirla alla sua reale dimensione. Possiamo escludere che sia stata compiuta una attività di dossieraggio (di qualsiasi dimensione e natura) o, comunque, che vi sia stata cessione di dati a terzi». Gli avvocati sostengono poi che nel corso della perquisizione di giovedì 10 «non è stata rinvenuta documentazione attinente ai fatti per cui si procede». 

Nella lettera di contestazione disciplinare che Intesa ha inviato il 4 luglio a Coviello emerge che l’istituto di credito era consapevole che gli accessi abusivi ai conti dei clienti sarebbero stati «tali da determinare consistenti danni reputazionali e patrimoniali alla banca». Intesa definisce gli accessi abusivi «gravissimi e idonei a recidere» il rapporto di lavoro, cosa che è avvenuta l’8 agosto 2024. La banca, quindi, era consapevole del fatto che se la vicenda fosse diventata di dominio pubblico avrebbe potenzialmente portato alla perdita di clienti, che l’istituto sarebbe stato probabilmente sottoposto ad accertamenti e sarebbe stato esposto a richieste di risarcimento dei danni.

La banca è indagata per la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (legge 231/2001), perché potrebbe non aver fatto tutto il possibile per evitare gli accessi abusivi messi in atto da Coviello che è indagato a sua volta per l’accesso e per tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato in relazione alle ricerche che ha fatto sui nomi di presidenti del Consiglio e ministri. 

Secondo l’accusa, dal 21 febbraio 2022 al 24 aprile 2024 il 52enne di Bitonto (Bari) ed ex dipendente della filiale Agribusiness di Bisceglie (gruppo Intesa) avrebbe effettuato 6.637 accessi abusivi ai dati dei conti correnti di 3.572 clienti sparsi in 679 filiali in tutta Italia. Tra questi conti anche quelli della premier Giorgia Meloni e della sorella Arianna, oltre che del presidente del Senato e di alcuni ministri e personalità pubbliche.




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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-15 16:23:09 da Redazione online


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