Il fascino del cinema, lo stupore
di un set, il sogno di fare l’attrice e la Hollywood sul Tevere
degli anni ’50, di Liz Taylor e Richard Burton, delle bighe e
delle piramidi ricostruite a Cinecittà, ma anche “dell’immagine
archetipica della donna usata e buttata via, quel corpo sulla
spiaggia di Capocotta dell’aspirante attrice Wilma Montesi, la
perdita dell’innocenza”: Saverio Costanzo racconta Finalmente
l’alba, in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Un film
kolossal da 28 milioni di euro, un budget inusuale per un’opera
italiana e un cast internazionale con Lily James e Willem Dafoe
(assenti per lo sciopero), la giovane protagonista Rebecca
Antonaci, Alba Rohrwacher nei panni di Alida Valli, e poi ancora
Joe Keery, Rachel Sennott, Sofia Panizzi e con un cameo en
travesti di Michele Bravi. Una produzione Wildside con Rai
Cinema (in collaborazione con Fremantle, Cinecittà, Filmnation),
in sala con 01 dal 14 dicembre.
“Sono una persona del Novecento, per me – dice Costanzo – il
cinema è ancora centrale, niente ha più fuoco, spinta propulsiva
come le immagini in una sala buia, guardare i film è una
esperienza formativa, insegnamento che ci cambia, ci porta
lontano. Non so se per un giovane è così, per i miei figli lo è,
ma secondo me affascinante come il cinema non c’è altro”.
Usualmente le opere di Costanzo, Hungry Hearts, Private ma anche
L’amica geniale, hanno estrazione letteraria, Finalmente l’alba
invece no. “Sono partito dal caso Montesi, da quella foto di
quel corpo a faccia in giù abusato, così simile a tante tragedie
degli stupri e dei femminicidi di oggi, perché diciamolo in
Italia per una donna la vita non è facile per niente proprio
culturalmente. E mi sono immaginato che un’aspirante attrice
come era stata Wilma avesse quello stesso sogno e da lì è
partito tutto il racconto, che incrocia quella storia di
cronaca, quel caso mediatico, per seguire Mimosa, il simbolo di
ingenuità, di purezza, di semplicità che in un giorno e una
notte cambia ma senza perdersi”.
Un film con il mestiere dell’attore al centro, “un mestiere
difficilissimo, serve un grande coraggio, sono quelli che
rischiano di più, sono i nostri eroi”, spiega il regista.
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www.ansa.it è stato pubblicato il 2023-09-01 16:31:55 da
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