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ANCONA – Tocca al porto di Ancona la triste medaglia di bronzo nazionale per il livello di criminalità raggiunto all’interno per l’appunto dei porti nel triennio 2022-2024. Non va bene nemmeno a San Benedetto che entra in questa triste classifica. Ancona con 27 casi, vede davanti a sé solo Genova e Livorno, appaiate con 37 casi per uno. Il rapporto di Libera, presentato stamattina a Genova, comprende i dati provenienti dalla rassegna stampa Assoporti, dalle relazioni della Commissione parlamentare antimafia, della Dia, della Dnaa, dell’Agenzia delle dogane e della guardia di finanzia. Una fotografia che rappresenta sicuramente un dato al ribasso rispetto al fenomeno nel suo complesso: le fonti sono limitate e non tutte le notizie emergono nella stampa, ma a oggi ancora manca un archivio completo sul fenomeno. E il timore dell’associazione, da sempre impegnata sul fronte della lotta a mafie e corruzione, è che ci sia un enorme sommerso.
Nel corso del solo 2024 in Italia sono stati registrati 115 casi di criminalità nei porti italiani, con un aumento del 4,5% e il coinvolgimento di 30 porti, quando nel 2023 erano 28. A livello regionale la Liguria è maglia nera, con 18 casi. A seguire la Toscana con 17, la Puglia con 16 e la Campania con 13. Per quanto riguarda le città, invece, Genova, con 10 casi, si colloca al secondo posto in Italia subito dopo Livorno con 16 casi. Il capoluogo ligure scivola in seconda posizione ed è un miglioramento, perché nel 2023 era primo in classifica, con 13 casi. A segnare l’incremento maggiore in Italia è Bari che con 10 casi è seconda insieme a Genova. Nel capoluogo pugliese nel 2023 era segnalato un solo caso, mentre oggi sono 10. A seguire Napoli che passa da 1 a 7 casi e Venezia che arriva a 7 quando prima erano 2. Cinque le new entry: Barletta, Carrara, Lacco Ameno, Marina di Stabia e la già citata San Benedetto del Tronto.
Nel triennio 2022-2024 invece si sono registrati 365 eventi criminali in 42 porti italiani, vale a dire uno ogni tre giorni. L’anno peggiore è stato il 2022, con 140 casi. Ancona come detto si colloca al terzo posto con il 7,2% dei casi registrati. A seguire lo scalo di Palermo con 22 episodi, pari al 6%. E poi Napoli e Salerno con 19, poi Civitavecchia e Trieste con 18, Brindisi e La Spezia con 17 e infine Venezia con 15.
Tra le mafie che operano in porto in Italia, analizzando le relazioni della Dna e della Dia tra il 1994 e il 2023, i clan censiti sono 109, con 69 porti italiani oggetto di proiezioni criminali. Negli anni sono comparse le tradizionali mafie italiane come ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, ma anche altre organizzazioni come la banda della Magliana, Sacra corona unita, Stidda e gruppi criminali baresi.
Ma quale malaffare è più praticato nei porti italiani nel 2024? Secondo i dati elaborati da Libera, dei 115 casi di criminalità il 77,9%, cioè 89, riguarda attività illegali di importazione di merce o prodotti, quando nel 2023 era il 75,4%, 11, pari al 9,5% riguardano invece attività illegali di esportazione di merce o di prodotti, il 5,2% riguarda sequestri di merce in transito, mentre il restante è relativo ad altri fenomeni illeciti non classificabili. Se prendiamo in considerazione i business illegali, anche per il 2024 il dato che spicca maggiormente riguarda il traffico di prodotti contraffatti, pari al 37,7% dei casi mappati, seguito dal traffico di stupefacenti con il 27% e il contrabbando con il 19,2%. In misura marginale seguono episodi relativi al traffico illecito di rifiuti e illecito finanziario.
“Libera” segnala anche 41 episodi di presunta corruzione avvenuti nelle Autorità di Sistema portuale italiane tra il 2018 e il 2024. Questa prima fotografia, che sicuramente non restituisce l’insieme dei fenomeni corruttivi avvenuti nei porti italiani, si basa sull’analisi delle relazioni del responsabile della Trasparenza e della Prevenzione della Corruzione pubblicate sui siti di tutte le Autorità di sistema portuale. Il monitoraggio ha dunque riguardato 16 enti pubblici per un arco temporale di 7 anni. “Libera” si occupa da trent’anni di mafie e corruzione: nell’arco di questi tre decenni hanno seguito i movimenti delle organizzazioni criminali nei luoghi dove si generano potere, denaro e controllo. «I porti – dichiara Francesca Rispoli, copresidente di Libera – in questo senso, non sono solo snodi della logistica e del commercio internazionale, ma veri e propri territori strategici in cui si concentrano interessi economici, infrastrutturali e criminali. Questi luoghi, apparentemente ‘di passaggio’, sono in realtà porte d’ingresso e di uscita per traffici leciti e illeciti. Sono spazi in cui mafie e corrotti trovano terreno fertile per operazioni di contrabbando, traffico di droga, frodi fiscali, ma anche per inserirsi nelle catene logistiche legali, infiltrare imprese, pilotare appalti, e riciclare denaro». L’analisi delle attività criminali nei porti rivela però non solo la pervasività della criminalità organizzata, ma anche le vulnerabilità del sistema pubblico e privato che li gestisce: «In un contesto in cui miliardi di euro di fondi pubblici sono destinati all’ammodernamento e allo sviluppo delle infrastrutture portuali, anche attraverso il Pnrr, è essenziale accendere i riflettori su questi luoghi».
www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2025-05-30 15:48:52 da

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