Da Kyoto a Pistoia, verde urbano e pianificazione

Da Kyoto a Pistoia, verde urbano e pianificazione


di Marco Cei

PISTOIA – É uscita in questi giorni la classifica del Sole24ore sulla qualità della vita nelle province italiane. Pistoia, pur registrando un leggero miglioramento in diversi settori, rimane nelle posizioni di retrovia, ma con un vero e proprio tonfo in “affari e lavoro”:

A livello di pianificazione la città di Pistoia è in un momento importante, con il suo nuovo Piano Strutturale nella fase delle osservazioni, a seguito dell’adozione (Deliberazione Consiglio Comunale n. 76 del novembre scorso). Ritengo sia utile ripercorrere gli ultimi decenni nel panorama più vasto dell’ambiente e del verde.

Il Protocollo di Kyoto

É il primo accordo internazionale che contiene impegni dei paesi industrializzati a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, responsabili del riscaldamento del pianeta. É stato adottato a Kyoto, Giappone, l’11 dicembre 1997 ed è entrato in vigore il 16 febbraio 2005. Il Protocollo prevede che tutti i comuni sopra i 15.000 abitanti si dotino di un Catasto degli alberi e di un Bilancio del Verde di fine mandato che mostri l’impatto che ha avuto l’amministrazione sul verde pubblico (numero di alberi piantati/abbattuti, consistenza e stato delle aree verdi).

La legge 10/13 e la Conferenza “La Natura dell’Italia” di Roma

Con la lentezza che ci contraddistingue, solo nel 2013 riusciamo a concretizzare qualche passo avanti: la Conferenza di Roma “La Natura dell’Italia”, promossa dal Ministero dell’Ambiente, suggeriva di inserire nella pianificazione territoriale a tutti i livelli (regionale, provinciale e comunale) piani d’azione per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il focus specifico “infrastrutture verdi e aree agricole” evidenziava anche la forte decrescita del settore agricolo tra il 1990 e il 2010 con una riduzione della superficie agricola di circa un quarto, diminuendo così le prestazioni ecologiche complessive.

All’inizio dello stesso anno entrava in vigore la Legge 10/2013, “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, recependo i principi del protocollo di Kyoto, ma senza rendere obbligatoria né la redazione del Piano del Verde né tanto meno l’adozione del Regolamento del Verde, lasciando ancora una volta alla sensibilità politica delle singole amministrazioni comunali l’utilizzo dei suddetti strumenti di pianificazione ambientale. La legge intende promuovere “l’incremento degli spazi verdi urbani, di «cinture verdi» intorno alle conurbazioni per delimitare gli spazi urbani, la formazione del personale e l’elaborazione di capitolati finalizzati alla migliore utilizzazione e manutenzione delle aree, misure volte a favorire risparmio ed efficienza energetica, l’assorbimento delle polveri sottili e a ridurre l’effetto «isola di calore estiva», favorendo al contempo una regolare raccolta delle acque piovane”.

A seguito di queste iniziative, il Ministero dell’Ambiente ha prodotto una serie di documenti per promuovere e indirizzare la pianificazione da svolgere ai vari livelli, come le “Linee guida” del 2017 per avere città più verdi, più sane, attrattive e vivibili. Vengono indicati come elementi indispensabili per la gestione del verde urbano: – il censimento dell’esistente, – il sistema informativo territoriale, – il regolamento del verde, – il bilancio arboreo, senza dimenticare naturalmente gli strumenti di pianificazione strategica, come il piano comunale del verde, in un’ottica orientata alla sostenibilità ambientale ed economica.

Il cammino italiano, però, risulta ancora molto lento e uno studio dell’Istat del 2020 relativo ai “dati ambientali nelle città relativi alla tematica del verde urbano”, registrava solo otto comuni italiani con un Piano del Verde approvato: tre in Emilia Romagna, tre in Lombardia, uno in Veneto e uno in Piemonte. Questo piano, come detto, è uno strumento volontario, tanto è vero che i comuni che lo hanno predisposto sono una trentina, contro una decina di piani approvati. La città di Milano in questo settore è all’avanguardia e il suo Piano del Verde (2007) ha rappresentato un riferimento culturale, redatto con l’obiettivo di rendere la città più verde, di ricreare condizioni diffuse di naturalità, connettendo gli spazi aperti urbani con i grandi parchi dell’area metropolitana e salvaguardando e riqualificando le residue aree agricole. A Milano questa tendenza si è ormai assestata: si è assistito alla crescita quantitativa di verde per abitante: da 8 mq del 1980 ai 13,5 del 2009 e ai quasi 20 di oggi.

Da un punto di vista giuridico-amministrativo, al pari di altri piani di settore, il Piano Comunale del Verde rappresenta uno strumento strategico che indirizza le politiche di trasformazione urbanistica locale e le conseguenti scelte dell’amministrazione comunale in materia di verde pubblico e di ambiente. Il PCdV, oltre a disegnare una visione strategica dell’assetto (semi)naturale, agro-selvicolturale, urbano e peri-urbano della città, definisce i principi e fissa i criteri di indirizzo per la realizzazione di aree verdi pubbliche nell’arco della futura pianificazione urbanistica generale (art. 6, comma 1 lettera e della Legge 10/2013). Esso è una sorta di piano regolatore del verde, volto a definire l’assetto futuro dell’infrastruttura verde e blu della città, al fine di rispondere alla domanda sociale e ambientale dei territori antropizzati. E’ redatto da un gruppo di progettazione abilitato (coerente con le professionalità coinvolte) e viene approvato con apposita Delibera consiliare dall’Amministrazione comunale.

Il Verde urbano a Pistoia

Se la nostra città frequentasse una scuola di verde urbano, i professori direbbero che l’alunno ha molte potenzialità ma non riesce per vari motivi a metterle a frutto, non ultimo perché si impegna poco. Pistoia infatti dispone di:

  • dimensioni medio-piccole, con parametri ancora gestibili in modo significativo;
  • densità edilizia accentuata solo all’interno della seconda cerchia, con buona dotazione di aree a verde già all’interno della cinta muraria;
  • ampie aree aperte (a parco o agricole) nelle immediate vicinanze del limite urbano;
  • due torrenti, uno più urbano (Brana) e uno peri-urbano (Ombrone);
  • giacitura pedecollinare pressoché piana, con grande facilità di spostamenti lenti;
  • disponibilità di materiale vegetale a basso costo, grazie alla produzione vivaistica delle sue aziende;
  • traffico veicolare modesto con punte molto contenute e limitate a specifici orari e localizzazioni.

Con queste premesse è oltremodo inquietante che, dopo la stagione di grandi aspirazioni degli ultimi due decenni del secolo scorso, sfociate anche in piani, progetti, concorsi, Pistoia si sia come ripiegata su se stessa, sentimento certificato dalle classifiche sulla qualità della vita (Sole24ore) che dagli splendori di metà anni ’90 (14° posto assoluto) ci ha visto sprofondare negli ultimi 20 anni nelle posizioni di retrovia, con particolari difficoltà proprio nei parametri sull’ambiente urbano.

Da Kyoto a Pistoia, verde urbano e pianificazione

Il Piano strutturale 2004

Nel novembre 2024 il Consiglio Comunale di Pistoia ha adottato il Piano Strutturale (P.S.), nuovo strumento urbanistico di natura strategica, e si potranno presentare osservazioni nei mesi di dicembre e gennaio; va a sostituire quello precedente, redatto una ventina di anni fa. Ma quello vecchio cosa diceva sui temi del verde urbano? Tralasciando le numerose tavole sia del Quadro Conoscitivo che del progetto, sintetizzo qui velocemente alcuni articoli delle NTA, che indicano gli obiettivi strategici che il successivo Regolamento Urbanistico (R.U. 2013) avrebbe poi declinato nel dettaglio operativo:

  • art.42 – Mura Verdi, sub-sistema funzionale costituito da fasce fluviali ma soprattutto da ampie proprietà pubbliche e private, talvolta di natura agricola, nelle quali, insieme alla tutela degli elementi di pregio censiti, si orientava il successivo R.U. verso la riqualificazione delle periferie, il restauro ambientale, il miglioramento dell’accessibilità e della fruizione pubblica dell’intero sub-sistema.
  • art.47 – Capisaldi di interesse generale, sub-sistema fisico composto in gran parte da elementi di verde urbano quali lo Spedale del Ceppo, le Ville Sbertoli, il Villon Puccini, il bacino della Giudea a Gello, il nuovo Ospedale con l’Arboreto (sic), il Viale Adua, la discarica di Bulicata.
  • art.49 – Attrezzature per lo sport e il tempo libero, prevedendo interventi realizzati con opere a verde di collegamento e filtro fra la città e le Mura Verdi.
  • art.50 – Parchi pubblici, sub-sistema urbano in buona parte incentrato sul corso del torrente Brana e che cerca di mettere a sistema i parchi e i giardini della città.

Il Regolamento del verde

Nel 2021 è stato approvato dal Consiglio Comunale di Pistoia il sospirato “Regolamento per la tutela, conservazione e gestione del verde comune”, redatto dagli uffici interni dell’Amministrazione con parziali e faticosi contributi da parte di soggetti esterni, fra i quali anche l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali. È composto da una ottantina di articoli, divisi in: Tutela di alberi e aree di pregio, Interventi sul patrimonio esistente, Uso e fruizione, Progettazione, Partecipazione dei cittadini, Vigilanza. Si rivolge a tutti, sia nel pubblico che nel privato.

Il nuovo Piano Strutturale

Da circa quattro anni l’Amministrazione lavora alla redazione del nuovo P.S., come detto adottato da poco, grazie a un ufficio di Piano interno e al contributo di diverse collaborazioni specialistiche, fra le quali anche quelle agronomiche e forestali. Anche in questo caso, per una valutazione critica che cerchi di approfondire la sua qualità nei temi del verde urbano, mi affido alle norme, perché la forza di un Piano alla fine si esplica nelle sue parole. Dalla relazione generale:

3.3.9 La città nel verde, per il verde e dello sport: la doppia cerchia dei parchi

La doppia cerchia dei parchi, esige forme di collaborazione fattiva tra città e distretto del vivaismo. Appare evidente il ritorno economico che la realizzazione di questa strategia per la città possa avere sul settore, come va riconosciuto che l’ipotesi della Città del Verde sarebbe velleitaria se Pistoia non fosse la città del vivaismo toscano; appare altrettanto evidente che qualificare Pistoia in Toscana quale città del verde apre mercati in ogni dove per il nome che la Toscana ha in tutto il mondo, così come l’attuale fama di città del vivaismo contribuisce a rafforzare e consolidare il progetto

Le aree verdi strategiche sono una selezione di aree libere (pubbliche o private) o a servizio di attrezzature collettive strategiche e rilevanti nel contesto urbano, che hanno in potenza il ruolo di poter essere messe a rete e configurare il sistema della cerchia interna e della cerchia esterna. Anche ambiti periurbani e gli ambiti di riqualificazione sono determinanti per la configurazione e l’assetto dell’intero sistema.

Le polarità del sistema del verde identificano i punti nodali del sistema e si distinguono in PUT, VVA e PPS ed apportano anche in associazione a un “mix” di funzioni, componenti verdi qualificate e tematizzate da immettere nel sistema per alimentarlo.

Il verde di connettività lineare rappresenta la principale struttura a sviluppo lineare con ruolo ecologico all’interno ed al contorno dell’ambito urbano, con la funzione di riconnettere tra di loro le varie componenti del sistema del verde. Essa è rappresentata dalle fasce alberate che costeggiano le arterie principali e dalla vegetazione ripariale che connota il contesto fluviale. In ambito fluviale il parco dell’asta dell’Ombrone è il più significativo sia per il ruolo che svolge a scala territoriale, sia per la connessione con il parco di San Jacapo (PUT) che ne è la sua naturale porta di accesso.

a) le aree verdi strategiche:

  • concorrenti alla cerchia verde interna
  • concorrenti alla cerchia verde esterna
  • concorrenti alla connettività lineare
  • le aree verdi in carico agli enti pubblici
  • gli ambiti periurbani
  • gli ambiti di riqualificazione del margine urbano (art.4, co. 4, della LR 65/2014)

b) le polarità del sistema del verde

  • PUT – parchi urbani e tematici
  • VVA – dotazioni di verde e verde attrezzato
  • PPS – potenziamento di parchi e parchi sportivi

c) il verde di connettività lineare

  • di progetto
  • da riqualificare e/o potenziare
  • parco dell’asta dell’Ombrone
  • connessioni funzionali parco San Jacopo.

Nel documento progettuale “Disciplina di Piano” vengono esplicitati obiettivi (OB) e indirizzi (IN):

OB.1 – ripensare la città in chiave ecologica e resiliente, aumentando le infrastrutture verdi urbane e periurbane;

OB.2 – implementare/realizzare polarità del sistema del verde con spazi tematici di diverso rango, utilizzando anche le operazioni di trasformazione e riqualificazione urbana come occasione per determinare punti nodali della città pubblica, la varietà di funzioni e di paesaggi;

OB.3 – valorizzare le mura urbane, attraverso un’integrazione con la cerchia verde interna, che unisca il loro mantenimento con la creazione di spazio pubblico a verde;

IN.1 – approfondire e sviluppare il quadro delle conoscenze sul sistema del verde e ampliare le sue varie componenti individuate tra le “azioni di implementazione del sistema del verde”;

IN.2 – definire nella disciplina l’indice o gli indici di piantumazione da assegnare alle dotazioni verdi di nuovo impianto;

IN.3– definire le modalità con cui dare attuazione alle aree verdi strategiche e alle polarità del sistema del verde in accordo con le strategie per la riqualificazione urbana individuate all’art.28.3, valutando per le aree in carico agli enti pubblici possibili meccanismi convenzionali per la fruizione pubblica degli spazi e l’interconnessione con il più ampio sistema;

IN.4 – per le aree strategiche di connettività lineare valutare la possibilità di realizzare barriere vegetali con funzione di schermatura visiva per le zone produttive e acustica in prossimità delle infrastrutture;

IN.5 – per il verde di connettività lineare prevedere la realizzazione dei nuovi impianti di filari di alberi, l’implementazione degli esemplari nei filari esistenti e il recupero al suolo di superfici verdi, con l’asportazione impropria delle pavimentazioni talvolta estese sin sopra il colletto degli alberi;

IN. 6 – per il parco dell’asta dell’Ombrone, come già precisato all’art. 28.1, prevedere la realizzazione e la riqualificazione dei percorsi ciclabili e pedonali lungo gli argini e le golene fluviali, in modo che siano stabili, praticabili tutto l’anno, e accessibili anche ad anziani, bambini e famiglie. Individuare e attrezzare aree di sosta, rafforzare e realizzare le connessioni con la rete della mobilità contermine, con la città e con le nuove polarità strategiche individuate dal PS;

IN. 7 – per i nodi della mobilità lenta, definire le modalità di realizzazione delle nuove connessioni, definire tipologicamente le ciclostazioni e i parcheggi ciclabili con connesse dotazioni in termini areali e di attrezzature, valutare l’opportunità sulla rete dei nodi di prevedere aree informative attrezzate anche per la sosta e lo svago.

Qualche valutazione generale

Per cominciare, l’introduzione che solo Pistoia può essere la città delle piante solo perché ci sono i vivai più importanti appaiono un puro passaggio retorico. Al di là del positivo sforzo di “sistematizzare” la lettura degli elementi presenti, attraverso il loro inserimento in categorie (strategiche, polarità, connettive) e la loro individuazione spaziale, nella Relazione Generale non viene dato quasi nessuno spazio agli obiettivi fondativi che dovrebbero risultare l’anima del Piano, ripresi dal Protocollo di Kyoto, dalle Linee-guida del Ministero dell’Ambiente, nonché dalla L.10/2013 (azioni per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, per il risparmio e l’efficienza energetica, l’assorbimento delle polveri sottili, per ridurre l’effetto «isola di calore estiva», per favorire una regolare raccolta delle acque piovane). Qualsiasi nuovo intervento nella città, pubblico o privato, dovrebbe essere improntato a questi obiettivi, mentre i lunghi elenchi presenti sono sicuramente utili ma fanno più parte del Quadro Conoscitivo che di quello progettuale. Infine, ritengo che manchi del tutto il recupero, casomai critico, delle Mura Verdi presenti nel precedente P.S. del 2004, che cercava di mettere a sistema aree pubbliche e zone agricole private coinvolgendole in politiche integrate. Così come è ignorato, mancando di indicazioni e indirizzi, il notevole patrimonio a verde presente all’interno della città murata, costituito da orti conventuali. aree aperte, pregiato patrimonio da valorizzare.

In modo opposto, negli elaborati di progetto cartografici (QP S.02.3) come anche nella Disciplina di Piano, ci si spinge talvolta a spunti progettuali e definizioni eccessivamente dettagliati, non consoni al livello strategico che dovrebbe avere il piano, ma più intonati al livello e al linguaggio di Piano Operativo, che dovrebbe solamente ispirare.

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www.reportpistoia.com è stato pubblicato il 2024-12-18 08:01:00 da Redazione


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