Dal centro estetico sentivano grida di piacere. Scoperti massaggi a…

Dal centro estetico sentivano grida di piacere. Scoperti massaggi a…



Dal centro estetico sentivano grida di piacere. Scoperti massaggi a…

ANCONA – Due anni di carcere e la pena non è nemmeno sospesa. Tanto dovrà scontare una cinese di 57 anni accusata di aver dato un locale, che aveva in affitto, in uso ad una connazionale che faceva massaggi a luci rosse. Le prestazioni venivano pubblicizzate come massaggi in grado di curare la cervicale, l’emicrania, la tensione muscolare. Un piacere per il corpo sul quale però si sarebbe andati anche oltre. Il sospetto era venuto inizialmente ad una negoziante la cui attività confinava proprio con quella del centro massaggi cinese, aperto in corso Carlo Alberto a dicembre del 2017. I due negozi, uno era un centro estetico, erano separati solo da un muro di cartongesso e nemmeno la musica ad alto volume, che veniva messa per coprire, avrebbe insonorizzato le urla di piacere per rapporti sessuali orali. A smascherare il centro sono stati gli agenti della sezione giudiziaria della polizia locale, in un blitz fatto il 18 dicembre di sei anni fa. A ricevere la clientela c’era una 40enne, cinese, che oltre al massaggio decontratturante offriva massaggi che terminavano con il così detto “happy ending”.

Per la presunta attività di prostituzione fu denunciata la titolare del contratto di affitto del locale, una 57enne, anche lei cinese, che aveva dato alla connazionale la possibilità di lavorare nell’immobile preso in locazione da lei. La 57enne è stata condannata dal giudice Corrado Ascoli a due anni di prigione per favoreggiamento della prostituzione. Era difesa dall’avvocato Francesco Mantella. Cinque mesi prima del blitz la stessa cinese era finita nei guai per un centro massaggi a luce rossi scoperto dai carabinieri, a Marcelli di Numana. Per quella vicenda ha già patteggiato. Per i fatti di Corso Carlo Alberto sono stati sentiti a dibattimento diversi testimoni, la negoziante che ci lavorava accanto, un agente della polizia giudiziaria che ha svolto le indagini e diversi clienti che hanno ammesso di aver pagato la prestazione sessuale orale. Le tariffe, stando alle accuse, andavano dai 30 ai 70 euro. Un cliente ha riferito in aula che all’appuntamento aveva trovato solo una cinese. «Mi disse di non fare rumore durante il rapporto», confermando che aveva pagato poco prima 50 euro per il “servizio”. Un agente si era finto cliente e la ragazza con cui aveva preso appuntamento era stata molto esplicita nel fargli capire che avrebbe fatto anche un rapporto orale con lui se pagava bene. 

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www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2023-10-25 18:55:22 da


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