D’Aversa torna nella ‘sua’ Parma





Piazzale Sant’Apollonia, il suo quartier generale, è conficcato nel cuore della città, a due passi dalla centralissima Piazza Garibaldi. Un incastro di palazzi dallo stile antico dentro, con i soffitti in travi di legno e restaurate all’esterno che dà un senso di cura a tutto quello che sta intorno. Parma è una città distinta, sa affascinare, sa piacere. Il piazzale affaccia nella zona più cara ai parmigiani, la più chic: per molti, via Farini, è uno status, per Roberto D’Aversa è stata casa, famiglia, amici, vita. È stata ed è ancora oggi un bel pezzo della sua storia. 1.359 giorni, una promozione in Serie B e una in Serie A, dalla portata storica. 

Un traguardo, quello staccato nel 2018, che ha consegnato la squadra mantenuta dai sette soci e costruita con arguzia dal direttore sportivo Daniele Faggiano, al calcio dei grandi proprio dall’allenatore abruzzese, entrato di diritto nella storia recente del Parma. Un ingresso trionfale, dalla porta principale, marcato successivamente dalle due salvezze ottenute nei due anni di militanza nella massima serie. Quella di Roberto D’Aversa è un legame che si intreccia a doppio filo con il Parma, segnato da qualche basso e tantissimi alti che, neanche la retrocessione del 2021, da subentrato, è riuscita a macchiare. Quei 137 giorni in più non sono bastati a salvare un gruppo già avviato verso il basso, dopo lo sbarco di Krause sul pianeta Parma. Eppure molti erano suoi giocatori. Non è scattato il click.

Peccato. Ma neanche ha cancellato il buono di prima. Parma ha accolto D’Aversa il 3 dicembre, da allenatore giovane, con voglia e carattere. Quello che spesso si è scontrato con il loggione del Tardini, pretenzioso e un po’ snob, amante dell’eleganza del palcoscenico anche in Lega Pro. Lui, tecnico pratico e verace, dall’ego chiuso e sintetico, spesso cozzava contro il credo favolistico di una città che si è sempre sentita grande anche nel calcio dei piccoli e per cui la forma era spesso tutto. Ma l’ha esaltato la notte del 20 dicembre, dopo 15 giorni dal suo arrivo a Parma, per il dominio tattico con conseguente vittoria nel derby contro la Reggiana, che mancava da tanti anni. Una prima carezza a Bob, portato in trionfo il 17 giugno del 2017, dopo la vittoria contro l’Alessandria in una piazza Garibaldi non distante da casa sua. Dopo la festa è tornato a piedi a notte fonda, abbracciato dall’inseparabile moglie Claudia che lo ha sempre accompagnato. 

Piazza Garibaldi è tornata a riempirsi, con lui al centro, il 18 maggio dell’anno dopo: e stavolta c’erano più bandiere, più sciarpe, più gioia:  il Parma aveva scontato definitivamente il suo debito con il passato e si era rilanciato nel calcio che contava al termine di una stagione lunga e complicata. Dove D’Aversa era stato a un passo dall’esonero: proprio dopo il 4-0 subito in casa dell’Empoli. Corsi e ricorsi storici che il calcio offre come possibilità quotidiane di cambiare le cose. lui è riuscito a cambiarle ma senza farsi amare fino in fondo: perché Parma non è città che ama. Elegante e raffinata, ti seduce e ti accoglie, ma difficilmente ti apre le porte del cuore. Neanche quando la scegli come porto sicuro. 


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www.parmatoday.it è stato pubblicato il 2024-10-25 15:48:11 da


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