Dolori articolari e soluzioni innovative: il primario Capuano svela come curare colonna e ginocchio senza bisturi grazie alla radiologia interventistica

Dolori articolari e soluzioni innovative: il primario Capuano svela come curare colonna e ginocchio senza bisturi grazie alla radiologia interventistica


Dolori articolari e soluzioni innovative: il primario Capuano svela come curare colonna e ginocchio senza bisturi grazie alla radiologia interventistica

Il Dott. Michele Capuano, medico chirurgo specializzato in Radiodiagnostica e Radiologia Interventistica, è oggi primario del reparto di Radiologia del Gruppo Salatto. Con un approccio moderno e personalizzato, affronta le patologie muscolo-scheletriche più diffuse, come le discopatie della colonna e la gonartrosi, integrando tecniche avanzate come ozonoterapia, PRP e protocolli ecoguidati.
Con lui abbiamo affrontato i temi più attuali della diagnosi e cura non invasiva di dolori articolari e infiammazioni, tra tecnologie e percorsi terapeutici su misura.

Dott. Capuano, partiamo dalle discopatie della colonna: quali sono le cause più comuni e come l’imaging radiologico aiuta nella diagnosi?

Le discopatie hanno origini multifattoriali, quindi non esiste una sola causa. Spesso si sviluppano a seguito di un processo degenerativo del disco intervertebrale, che con il tempo viene progressivamente compresso tra due vertebre – strutture ossee compatte – perdendo elasticità e funzione. Le strutture interne del disco si denaturano e possono fuoriuscire, dando origine alla cosiddetta ernia del disco.

Tuttavia, parlare genericamente di “ernia” è molto riduttivo: così come esistono tanti tipi di automobili con caratteristiche diverse, anche le ernie si distinguono in base a posizione e gravità – espulse, migrate, mediane, paramediane, solo per citarne alcune.
In questo contesto, l’imaging radiologico (soprattutto la risonanza magnetica) è uno strumento fondamentale perché consente di definire con precisione il tipo e l’entità della discopatia. Questo è essenziale per decidere il percorso terapeutico più adeguato: in alcuni casi si può intervenire in modo conservativo, in altri è necessario ricorrere alla chirurgia o a trattamenti fisioterapici mirati. L’immagine, dunque, non è solo diagnostica, ma è la base da cui partire per un trattamento personalizzato ed efficace

Una discopatia può essere trattata senza ricorrere alla chirurgia? Può illustrarci i protocolli non invasivi oggi più efficaci, come quelli eco- o TAC-guidati?
Sì, molte discopatie si possono trattare in modo non chirurgico. Alla base c’è quasi sempre un’infiammazione provocata dal disco che comprime una radice nervosa. L’intensità e la profondità dell’infiammazione ci guidano nella scelta del trattamento.
Per le strutture superficiali, come muscoli e tessuti molli, utilizziamo infiltrazioni ecoguidate. Se invece dobbiamo intervenire in profondità, ad esempio sul disco stesso, impieghiamo la TAC per trattamenti come l’ozonoterapia intradiscale. Entrambe le tecniche permettono di agire con precisione millimetrica, riducendo il dolore e migliorando la qualità della vita del paziente senza ricorrere al bisturi

Parlando di gonartrosi: l’artrosi del ginocchio è sempre più frequente anche nei giovani. Quali trattamenti sono disponibili e quando si usa l’acido ialuronico?
La gonartrosi è una delle forme di artrosi più comuni e invalidanti, perché colpendo il ginocchio compromette seriamente la mobilità. La cartilagine, essendo priva di vasi sanguigni, non si rigenera: una volta consumata, non torna più come prima. Per questo è fondamentale intervenire precocemente, prima che il danno diventi irreversibile.
Il trattamento varia in base al livello di infiammazione e alla condizione articolare. Si procede per step: si inizia con antinfiammatori e antidolorifici, poi si può ricorrere a infiltrazioni di acido ialuronico per lubrificare l’articolazione, o a terapie rigenerative come il PRP (gel piastrinico). L’obiettivo è ridurre il dolore, migliorare la funzionalità e ritardare il più possibile un eventuale intervento chirurgico.

Nella gonartrosi l’ozonoterapia può essere un’alternativa efficace? E come viene somministrata in ambito radiodiagnostico?
Sì, l’ozonoterapia è una valida opzione per la gonartrosi e in generale per tutte le forme di artrosi, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. L’ozono agisce bloccando la cascata chimica che genera l’infiammazione, offrendo benefici anche senza ricorrere a farmaci tradizionali.
La somministrazione varia in base alla zona da trattare. In alcuni casi, l’iniezione può avvenire direttamente nell’articolazione in modo semplice; in altri, più complessi, è necessaria la guida ecografica o TAC per raggiungere con precisione la capsula articolare. Una volta all’interno, si sceglie il trattamento più adatto: acido ialuronico per lubrificare, PRP per rigenerare o ozono per ridurre l’infiammazione. Ogni intervento è personalizzato in base alla componente predominante del problema articolare

La spalla dolorosa è una condizione molto comune. Da cosa può dipendere e quali sono gli step diagnostici e terapeutici che adottate?
La “spalla dolorosa” è un termine generico che racchiude diverse patologie con un sintomo comune: il dolore. Essendo l’articolazione più mobile del corpo, la spalla è soggetta a numerosi stress, soprattutto a carico dei tendini della cuffia dei rotatori, che con l’usura possono degenerare o rompersi.
Altre cause comuni includono le calcificazioni (periartrite scapolo-omerale) e l’artrosi. Il percorso terapeutico dipende dalla causa precisa: se il tendine è solo infiammato, si usano infiltrazioni con acido ialuronico; se è lesionato, si può intervenire con PRP per stimolare la rigenerazione. In presenza di forte infiammazione, si può associare anche un farmaco antinfiammatorio. La terapia va sempre personalizzata in base al tipo e al grado di lesione, perché ogni dolore alla spalla ha un’origine specifica e richiede un approccio mirato.

Nel caso della spalla, quando è indicata un’infiltrazione ecoguidata e quali sostanze vengono utilizzate con più successo?
La spalla è un’articolazione complessa, composta da più strati – muscoli, capsula, tendini, cartilagine e osso – concentrati in pochissimi millimetri. Per questo motivo, l’ecoguida è sempre consigliata: consente di localizzare con precisione il punto da trattare, evitando di agire alla cieca.
A seconda della profondità e del tipo di lesione, si scelgono farmaci diversi: se la componente è infiammatoria si usano antinfiammatori; se è degenerativa si opta per l’acido ialuronico o, nei casi più avanzati, per il PRP, cioè un concentrato di piastrine del paziente stesso, che favorisce la rigenerazione dei tessuti. Ogni infiltrazione va dunque personalizzata in base alla zona e al tipo di danno.

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Dr. Capuano

 

Parliamo ora del protocollo CIODERM per lo sperone calcaneare. In cosa consiste e che risultati offre ai pazienti?
Il protocollo CIODERM è un trattamento innovativo, ispirato a un modello americano, specifico per lo sperone calcaneare. È un acronimo che racchiude diverse terapie combinate: Crioterapia, Infiltrazioni, Onde d’urto ed Elettrostimolazione Miofasciale. Ogni fase del protocollo agisce su una componente diversa del problema.
Lo sperone non è un vero e proprio osso, ma una calcificazione della fascia plantare, un tendine. Le onde d’urto, ad esempio, aiutano a “sgrullare” la calcificazione, mentre le altre tecniche – crioterapia, infiltrazioni e elettrostimolazione – servono a contenere l’infiammazione provocata dal trattamento.
Anche se il protocollo è recente, i risultati finora ottenuti sono molto promettenti, con un miglioramento significativo dei sintomi in molti pazienti

Tra ozono, acido ialuronico e altre terapie mirate, come si sceglie il protocollo più adatto a ciascun paziente? E qual è il ruolo della radiodiagnostica nel personalizzare il percorso terapeutico?

È una domanda molto importante questa, perché capita spesso che pazienti – o anche colleghi – richiedano esami non adeguati alla reale patologia. Si tende a pensare che l’esame “più avanzato” sia sempre il migliore, ma non è così: ogni indagine ha una sua indicazione precisa. Per esempio, per un’occlusione intestinale il miglior esame sono i raggi in ortostatismo, mentre per i calcoli alla colecisti è l’ecografia, non la TAC o la risonanza.
In qualità di specialista, mi trovo spesso a dover correggere o riorientare le richieste per evitare esami inutili e perdite di tempo. Inoltre, a volte il problema clinico viene frainteso: può essere scambiata una lombosciatalgia per un disturbo vascolare, con il rischio di prescrivere un Doppler venoso anziché un esame più mirato.
È quindi fondamentale il dialogo tra chi prescrive e chi esegue l’esame. Solo con una comunicazione chiara possiamo scegliere il percorso diagnostico corretto, che a sua volta permette di definire la terapia migliore – che sia ozono, acido ialuronico, PRP o altro – in base alla vera natura del problema. La radiodiagnostica, in questo senso, è uno strumento chiave per costruire un percorso terapeutico personalizzato e realmente efficace.

Francesco Molinaro

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www.statoquotidiano.it è stato pubblicato il 2025-06-06 12:09:35 da Redazione


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