TORREMAGGIORE – «Accoltellata, mio marito mi ha accoltellato. Mia figlia…». All’1,52 del 7 maggio 2023 una donna in agonia telefona al 118, si lamenta, e con voce sempre più flebile chiede aiuto. Comincia così – con le invocazioni della vittima che poi scamperà alla scampata alla mattanza – la narrazione di un dramma di gelosia e ferocia, sospetti e violenze, morbosità e rabbia che armano la mano di Taulant Malaj, 47 anni, albanese da una ventina d’anni in Italia, incensurato, panettiere che lavorava a Torremaggiore e viveva al primo piano di una palazzina di via Togliatti 32 anni insieme alla moglie Tefta di 39 anni e ai due figli. Gessica sedicenne, studentessa della 3ª A del liceo classico «Fiani», e il fratellino di 5 anni.
Al terzo piano dello stabile abita Massimo De Santis, 51 anni, titolare del bar Jolly. Malaj era convinto che la moglie lo tradisse col vicino (relazione esclusa dalla donna e dai parenti del barista): così ammazzò il vicino con 23 coltellate nell’androne dello stabile, e la figlia raggiunta da almeno 4 fendenti nel tentativo di difendere la madre Tefta. Lei, pure ripetutamente accoltellata, se la cava perché Taulant è convinto di averla ammazzata.
Per Taulant Malaj ieri a Foggia sono arrivate le richieste di condanna all’ergastolo con isolamento diurno di 1 anno e 6 mesi per duplice omicidio volontario e tentato omicidio pluriaggravati.
I fatti riportano alla narrazione di quei momenti a Torremaggiore e che passano attraverso la confessione dell’omicida. Un video dell’orrore della durata di 62 secondi girato a caldo, commentato dal panettiere e inviato a un conoscente e poi finito sul web. Le immagini immortalate dalle telecamere in camera da letto e salone; quelle nei pressi del bar di De Santis, l’audio della telefonata al 118. la testimonianza di una dozzina di persone tra fratello e cognata dal sospettato, suoi datori e colleghi di lavoro, fratelli di De Santis. Poi medici e infermieri giunti sul luogo della mattanza con l’ambulanza. Quando i carabinieri arrivarono in via Togliatti trovarono davanti al palazzo il panettiere con mani e vestiti sporchi di sangue. È l’albanese che si avvicina ai militari e dice d’aver ucciso tre persone, consegna il telefonino mentre il coltello viene sequestrato nell’auto dell’indagato.
Portato in caserma Taulant Malaj risponde alle domande del procuratore aggiunto Antonio Laronga (che ieri ha fatto la richiesta di ergastolo) e del pm Cicala. «Ammetto di aver ucciso Massimo De Santis e Gessica e di aver provato a uccidere mia moglie: questa è una storia che va avanti da un anno. Tefta l’anno scorso ebbe un incidente stradale con Massimo, da lì si sono conosciuti, hanno iniziato a parlare. Un altro giorno Massimo con la sua auto, una Maserati, la portò in giro, hanno iniziato a mangiare insieme. Spesso la chiamavo e lei non rispondeva».
Dirà nella confessione che i suoi sospetti d’essere tradito Taulant dice di averli riferiti alla moglie che aveva negato. Venerdì 5 maggio, 48 ore prima della furia omicida, parla di un litigio dopo averla vista uscire con De Santis. «Ho visto tutto dalle telecamere che ho a casa. Ne ho chiesto conto ma lei ha sorvolato, ho minacciato di andarmene di casa e sono andato via. Al forno si sono pure accorti che stavo male ma gli ho detto il contrario, e cioè che mia moglie mi aveva visto con una altra donna. Lei mi ha invitato a tornare a casa, ho risposto che finchè fosse stata con Massimo non sarei tornato. Poi viste le sue insistenze e le scuse sabato mattina sono tornato a casa». E poi la mattanza.
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