Un terminale tecnologico per telefonare, fotografare, archiviare documenti, spedire lettere, registrare video, audio, documentare fatti, eventi, incidenti, aggressioni. Per farsi autoscatti e pubblicarli sui social network, per esistere. Per danneggiare, infangare, colpire nemici o ex, i morti del momento. Ma in futuro gli chiederemo più realtà vera che virtuale.
Con il cellulare siamo tutti reporter
Da quando s’è diffuso il cellulare, fine anni ’90, con la possibilità di fare foto o video come e meglio di una macchina fotografica, tutti sono diventati potenziali reporter di episodi di costume, incidenti, aggressioni, eventi climatici, tutti sono potenziali terminali fotoreporter o cameramen di televisioni e giornali, pronti a denunciare, denigrare, personaggi o a mettere alla berlina ex fidanzate, amiche, amici, fino ai casi terribili di documentazioni di stupri e aggressioni.
Le foto abbondano e le foto, che pure sono manipolabili, sono diventate una spada che può ferire e condannare perché assomigliano troppo alla realtà. La cosa bellissima e drammatica, al tempo stesso, è che la tecnologia oggi consente di diffondere l’immagine in tempo reale sul web e sui social network, senza filtri, senza verifiche se non posteriori, mentre la tv impiega qualche ora, anche per assicurarsi della veridicità dell’informazione e il giornale arriva addirittura il giorno dopo.
Anche i professionisti fotografi hanno scelto il cellulare
Ma se chiunque può fotografare, filmare un’alluvione, un’aggressione, un furto, un incidente stradale in atto, anche gli stessi reporter professionisti ormai usano il cellulare per i loro servizi. Si possono fare grandi foto anche con un telefonino. Un reportage per National Geographic di Stephen Alvarez, nel Grand Canyon americano, è stato realizzato con un Nokia Lumia 1020 con fotocamera da 41 megapixel. Benjamin Lowy, un fotoreporter americano, meglio conosciuto per il suo lavoro come fotografo di conflitti in zone di guerra, è uno dei primi ad adottare un sostenitore vocale della fotografia mobile. Ha pubblicato una foto scattata con l’iPhone sulla copertina del Time. Michael Christopher Brown è un fotografo che usa quasi esclusivamente le fotocamere degli smartphone. Da poco nominato per l’ingresso nella Magnum Photos, l’agenzia fondata da Henry Cartier Bresson, punto di arrivo per generazioni di fotografi.
Quando i cellulari hanno superato le macchine fotografiche
Il 2008 è stato un anno chiave per la storia della fotografia. A partire da quell’anno le vendite dei telefonini con fotocamera hanno superato quello delle macchine fotografiche. Con buona pace dei marchi più blasonati, da Nikon a Canon, senza scomodare marchi storici come Leica o Olympus, i maggiori produttori di macchine fotografiche sono diventati i produttori di telefoni portatili. È una rivoluzione per il mondo della fotografia, che apre nuove prospettive anche sulla concezione stessa dell’immagine, sempre più immediata e social. Unica consolazione per i tradizionalisti la grande differenza di qualità tra le fotocamere dei cellulari e quelle professionali. Stiamo andando verso una società in cui il cellulare sarà il terminale di tutto, un accessorio fondamentale della nostra esistenza di cui, almeno in occidente, non si potrà fare a meno. Chi lo farà è perché ha deciso di isolarsi dal resto del mondo e possibilmente diventare invisibile.
Un tempo l’attentato di Hamas non sarebbe stato possibile riprenderlo
Una volta era impossibile documentare quello che succedeva nel mondo in tempo reale. Le troupe televisive e i fotoreporter partivano per le loro inchieste ed erano fortunati se potevano documentare gli episodi della vita. Si andava nelle zone di guerra, come ancora succede oggi, ma sarebbe stato impossibile documentare l’attentato di Hamas del 7ottobre, avvenuto senza che nessuno potesse prevederlo, neanche il tanto famoso controspionaggio israeliano, che si avvale dei più sofisticati mezzi tecnologici di indagine.
Una falla nel sistema, dicono, che ha creato le possibilità di essere sorpresi e feriti su uno dei confini più controllati della Terra. Quello tra la striscia di Gaza e lo Stato di Israele. Le immagini sono state girate dagli stessi terroristi di Hamas e diffuse nel mondo, ma hanno usato delle GoPro, piccole telecamere che tuttavia funzionano in connessione con i telefoni, sui quali è possibile osservare le inquadrature e, volendo, spedire le riprese istantaneamente tramite la posta. Data la loro crudezza ed efferata violenza certe immagini sono state tuttavia censurate e nascoste dai media.
Le immagini recuperate mostrano il rapimento e l’uccisione dei sequestrati
I membri del South First Responders, le unità di primo soccorso israeliane, sono riusciti a recuperare questi filmati sul posto, direttamente dalle GoPro dei miliziani uccisi. Uno di questi video, girato nelle vicinanze del rave Nova, dove i militanti di Hamas hanno attaccato civili, mostra la cattura di due giovani, uno di origine araba di Gerusalemme e l’altro un migrante di origine africana. Nel video, si vede chiaramente come i miliziani trascinino prima il ragazzo arabo, accusandolo di essere una spia, e successivamente il migrante. L’uomo di origine africana viene ucciso sommariamente poco dopo, come mostrato nel video. Il secondo individuo, riconosciuto come Suheib Al Razem, verrà trovato morto in seguito nelle vicinanze del kibbutz di Reim, dove si è tenuto il festival.
Il cellulare arma di offesa e di difesa in un caso di stupro
Il cellulare è il mezzo più importante in mano ai giovani, viene usato continuamente, per scattarsi scattare foto, a tutto. A sé stessi, agli amici, nelle feste, nelle gite, nei momenti più intimi e segreti, per poi diffonderle e riderne coi sodali. A Perugia il 22 luglio scorso un branco di ragazzi ha violentato una ragazza, attirata in una trappola con un’amica, in un centro sportivo di Ponte San Giovanni. Sono state aggredite e violentate. Quando una delle giovani ha ripreso i sensi ha usato il cellulare per chiamare la polizia e subito c’è stata la fuga generale dei vigliacchi stupratori. Quando sono arrivati gli agenti di Polizia erano spariti. Mentre la violentavano altri scattavano selfie accanto alla scena. Il telefono arma di offesa e di difesa.
Il 1° settembre a Palermo uno stupro è avvenuto per strada ripreso da una telecamera di servizio di un locale della Vucciria, uno dei mercati tradizionali della città. Un frame delle riprese è stato pubblicato sul quotidiano Livesicilia. Quel frame, con i video trovati nei cellulari di uno degli autori della violenza confermano le accuse della ragazza. Ancora una volta il cellulare da arma di offesa ad arma difesa.
Si può morire di selfie, 259 casi tra il 2011 e il 2017
Nel mondo tra il 2011 e il 2017 ci sono stati almeno 259 morti per selfie, persone cioè che hanno perso la vita per incidenti mentre cercavano di scattarsi una foto estrema. A fare uno studio pubblicato dal Journal of Family Medicine and Primary Care dell’All India Institute of Medical Sciences. Sono state trovate informazioni su 137 incidenti in tutto ilo mondo per morti per selfie, che hanno fatto 259 vittime. L’età media era di 23 anni. Il numero più alto di morti s’è verificato in India, che ha quasi metà degli incidenti, seguita da Russia, Usa e Pakistan.
La maggior parte delle persone, ben 70, è morta per annegamento, mentre la seconda causa più frequente è risultato l’incidente con un mezzo di trasporto, in maggioranza dovuto a persone che scattavano selfie vicino a treni. Fra le altre cause di morte segnalate ci sono cadute, incendi, scosse elettriche e persino, in otto casi, animali. “Servirebbero delle aree no selfie nelle zone turistiche – concludono gli autori – specialmente in posti come corsi d’acqua, picchi e edifici alti, per diminuire l’incidenza di queste morti”.
Il selfie un gesto disperato per dire “ci sono anche io”
L’autoscatto è la foto che si vorrebbe condividere con gli amici e, se realizzato in condizioni estreme, può diventare virale. Quando stupisce, impressiona, fa sorridere diventa un messaggio che viene condiviso e apprezzato e rende “famoso” il protagonista. Per questo lo fa, per essere apprezzato e conosciuto. È il caso, a volte, anche di professionisti, come un giovane pompiere che, in condizioni di pericolosità, ha voluto mostrare al mondo intero, molto inconsciamente, c’ero anche io, fotografandosi accanto a un incendio di notevoli dimensioni.
Ironici, imbarazzanti e a volte pericolosi, i selfie più trash del web sono ovunque e sono diventati una vera e propria ossessione per tutti coloro che amano mettersi in mostra o divertirsi con i propri amici e non.
Stesso discorso vale per le star del cinema e della TV, come Belen Rodriguez, come Chiara Ferragni e Fedez, come Gianluca Vacchi, o la Gregoraci ex di Briatore, che per mettersi in mostra non disdegnano di farsi valanghe di selfie o video in qualsiasi momento della loro vita, non solo lavorativa ma anche nei momenti più intimi. Nel bagno di casa, in piscina, in terrazza, sul ponte dello yacht ballando, in ufficio, in cucina. Più o meno soli, tatuati, abbracciati con l’ultimo fidanzato/a, con gli amici alla festa, con i figli piccoli, con i genitori e la famiglia intera. La diffusione consente di restare chiacchierati, fa comunque notizia, li rende vivi, esistenti, che altrimenti sarebbero condannati ad un naturale e logico oblio.
Allo smartphone di domani chiederemo più realtà vera che virtuale
Su Wired, Lauren Goode il 16 marzo ipotizza lo smarthfone del futuro. Continueremo a vedere display sempre migliori. Colori più brillanti, una migliore gestione della batteria ma anche la densità di pixel sarà davvero elevata e il punto sarà cos’altro si potrà nascondere sotto il display. In futuro i messaggi, anche quelli fotografici, saranno criptati, non solo in transito e archiviazione ma totalmente. Vorremo essere sicuri che le foto che arrivano non siano delle fake, dei falsi, che siano state elaborate al photoshop, o filtrate. La verità della notizia è il vero problema del futuro dei social network. Benché sulla falsità si siano costruiti business importanti e anche risultati elettorali.
Verranno potenziati gli apparati audio del cellulare, questo consentirà di avere conversazioni più realistiche, più naturali, forse direttamente con gli auricolari, senza il telefono. Anche se pare che il telefono servirà sempre meno per telefonare, e sempre più per tutto il resto, scrivere, ricevere messaggi, leggere notizie, vedere film, videogiochi, controllare la casa, l’ufficio, spiare il partner. Sono affascinanti le lenti della realtà virtuale ma ancora di più in futuro sarà appetibile la realtà aumentata. Ora non ci si pensa tanto, ma il bisogno di essere rassicurati sulla realtà e quello che ci viene comunicato sarà determinante.
www.romait.it è stato pubblicato il 2023-11-04 11:10:21 da Carlo Raspollini
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