Ecco la “Guerra” di Woodward, dagli insulti di Biden al rischio di conflitto atomico



Bob Woodward, al secolo Robert Upshur Woodward, è a buon diritto una leggenda del giornalismo americano e internazionale. Ha 81 anni e una lunga, onorata e talvolta controversa carriera alle spalle: assieme al collega Carl Bernstein, fu autore del leggendario scoop del 1972 sul Watergate – che portò infine alle dimissioni di Richard Nixon. 
Ha lasciato il Washington Post nel 2008, ma a godersi la pensione a quanto pare non pensa proprio.

Dopo il celeberrimo “Tutti gli uomini del presidente”, scritto insieme a Bernstein e soggetto di un film da quattro premi Oscar, ha prodotto altri 20 libri sulla politica americana e mondiale, ma non solo. Ora, il 15 ottobre, esce la sua fatica numero 21: si chiama “WAR”, cioè “Guerra”, titolo a lettere cubitali sulla copertina, sottotitolo “Al centro dei conflitti, al cuore del potere”.

Non è un caso che il libro esca a pochi giorni dal 5 novembre, il giorno delle presidenziali forse più incerte della storia americana: con Trump e Harris, pressoché alla pari nei sondaggi, campioni di due Americhe tanto diverse quanto inconciliabili.

Bob Woodward (By Maryland GovPics – Great Conversations Series Event with Bob Woodward, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=139830184)

Le strategie editoriali del giornalismo investigativo, come avviene in tutto il mondo Italia inclusa, puntano molto sullo stillicidio delle anticipazioni. Meglio ancora, delle “rivelazioni” che devono accendere l’interesse e la polemica.

Ed ecco quindi che a una settimana esatta dall’arrivo di “WAR” sugli scaffali delle librerie, le agenzie battono alcuni estratti del libro destinati a far discutere – e a provocare reazioni, se non anche querele, da parte dei protagonisti citati nel testo. Va da sé che si tratti di protagonisti di grosso calibro: dal presidente americano uscente Joe Biden a quello russo Vladimir Putin, da Donald Trump al premier israeliano Benjamin Netanyahu. La promessa è chiara: raccontare i retroscena dei potenti della Terra, dei loro conflitti, delle loro strette di mano sottobanco.

E dunque vediamone alcuni. Iniziando da Trump, cui già nel 2018 Woodward dedicò tutto un libro nel quale la brevità del titolo non nascondeva la tesi di fondo: “Paura”. Un altra pubblicazione, nel 2020, rincara la dose: il titolo qui era “Rabbia”.

Donald Trump (Ap)

Quel filo segreto fra Trump e Putin

Le relazioni fra Trump e Putin sono sempre state oggetto di analisi e speculazioni: troppe le malcelate simpatie fra i due leader, rivali per ruolo geopolitico ma in qualche modo affini per visione politica – tanto da vantare buoni rapporti. 
Durante la campagna presidenziale del 2016, per esempio, Trump chiese provocatoriamente a Mosca di trovare e rendere pubbliche certe e-mail che l’avversaria Hillary Clinton avrebbe spedito da un account personale e poi cancellato: “Russia, se mi stai ascoltando, spero che tu riesca a trovare le 30.000 e-mail mancanti”. 

Ebbene, secondo Woodward, Trump ha inviato a Putin delle macchine per il test COVID-19 ad uso personale, quando il virus iniziò a diffondersi nel 2020. Putin chiese a Trump di non dirlo a nessuno, ma Trump rispose che non gli importava. 

Non solo: Donald Trump avrebbe avuto ben sette telefonate private con Putin anche dopo aver lasciato l’incarico di presidente. Woodward riferisce che all’inizio del 2024 Trump ha chiesto a un assistente di lasciare la stanza nel suo resort di Mar-a-Lago, in modo da avere una chiamata privata con Putin. 

La prima reazione di Trump a queste anticipazioni è affidata a un uomo della sua campagna: Steven Cheung, direttore delle comunicazioni. Secondo cui niente nei libri di Woodward è storia vera. Si tratta, dice Cheung, “dell’opera di un uomo veramente demente e squilibrato”.

 

telefonata Biden-Netanyahu (rainews)

La relazione tempestosa fra Biden e Netanyahu

Joe Biden e Benjamin Netanyahu si conoscono da tempo, ma è ben noto che al di là dei sorrisi di facciata la loro relazione non è mai stata eccessivamente amichevole. Appena qualche giorno fa, Biden ha detto di non sapere se il leader israeliano stia bloccando un accordo di pace in Medio Oriente anche per influenzare le presidenziali americane.

Le “frustrazioni e la sfiducia” di Biden nei confronti di Netanyahu “sono esplose” la scorsa primavera, scrive Woodward. Il presidente avrebbe scatenato in privato una filippica carica di insulti, chiamandolo “figlio di puttana”. Biden avrebbe detto che Netanyahu “gli aveva mentito regolarmente”. Con Netanyahu “che continuava a dire che avrebbe ucciso fino all’ultimo membro di Hamas”, Biden gli avrebbe risposto che questo è impossibile, minacciando sia privatamente che pubblicamente di fermare le imponenti forniture di armi dagli Stati Uniti a Israele.

Netanyahu è un “bugiardo” interessato solo alla sua sopravvivenza politica, avrebbe detto Biden. E così la gran parte dei collaboratori del primo ministro israeliano, 18 su 19. Lo scorso aprile, Netanyahu promise a Biden che l’offensiva a Rafah sarebbe durata solo tre mesi. 

“Gli israeliani fanno sempre così”, fu la reazione, secondo la ricostruzione di Woodward, di Brett McGurk, il coordinatore di Biden per il Medio Oriente. Nonostante questo, il libro sottolinea come l’amministrazione Biden non abbia mai sostanzialmente cambiato la sua politica verso Israele.
 

 

Il candidato repubblicano alla presidenza, l’ex presidente Donald Trump, incontra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella sua tenuta di Mar-a-Lago, venerdì 26 luglio 2024 (AP)

Le tentazioni atomiche di Putin

A qualche mese dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, scrive Woodward, gli Stati Uniti ottennero informazioni di intelligence che indicavano “conversazioni altamente sensibili e credibili all’interno del Cremlino” secondo cui Vladimir Putin stava seriamente considerando di usare armi nucleari per evitare gravi perdite sul campo di battaglia. 

L’intelligence statunitense indicava una probabilità del 50% che Putin avrebbe usato armi nucleari tattiche se le forze ucraine avessero circondato i 30mila soldati russi dispiegati nella città meridionale di Kherson, dice il libro. Solo pochi mesi prima, nell’estremo nord-est, le truppe ucraine avevano sbalordito i russi riconquistando Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, e si stavano muovendo per riprendere Kherson.

Secondo il libro, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan lesse “con terrore” il rapporto dell’intelligence. Biden disse a Sullivan di “mettersi in contatto con i russi e dire loro che cosa avrebbero fatto gli Stati Uniti come risposta”. Biden disse di usare un linguaggio minaccioso ma non troppo forte. Infine Biden si decise a contattare direttamente Putin con un messaggio, avvertendolo delle “conseguenze catastrofiche” se la Russia avesse utilizzato armi nucleari.
 

Uso atomiche Russia (@web)


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www.rainews.it è stato pubblicato il 2024-10-09 03:50:00 da


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