Emergenza educativa, un convegno della diocesi di Pistoia con Padre Maur…

Emergenza educativa, un convegno della diocesi di Pistoia con Padre Maur…


di Marcello Paris

PISTOIA – “Costruire proposte di speranza:scuola territorio di fronte all’emergenza educativa”  il titolo del convegno al Seminario vescovile.

Una momento di riflessione organizzato dell’Ufficio Scuola della Diocesi che ha chiamato come testimone il parroco di Caivano, in provincia di Napoli, Padre Patriciello impegnato nella lotta alla ‘Ndrangheta e al recupero dei giovani emarginati.

Padre Maurizio Patriciello

Presenti istituzioni e autorità del territorio a partire dal Prefetto Licia Donatella Messina, il questore Marco Dalpiaz, i sindaci, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Ernesto Pecchiella  e la dirigente dell’Ufficio scolastico di Pistoia e Prato professoressa Ilaria Baroni e tanti insegnanti. Non era presente il vescovo Monsignor Tardelli, assente per ritiro spirituale ma rappresentato dal Vicario Generale della Diocesi don Cristiano D’Angelo.

Dopo i saluti del prefetto che ha ricordato l’impegno anche recente della prefettura  negli incontri nelle scuole per la legalità, il rispetto delle persone e contro il bullismo, il convegno è entrato nel vivo con l’intervento di Padre Patriciello di cui parleremo.

L’iniziativa della Diocesi prende lo spunto dalla constatazione della carenza educativa come rilevato dalle ricerche  sul mondo giovanile e in particolare della scuola.

Per parlare del nuovo approccio educativo si prende in considerazione il Rapporto di Labsus (Laboratorio per la sussidiarietà) che mette in risalto come “L’educazione è un bene  comune che spetta all’intera comunità”,  che deve fronteggiare la povertà educativa, la dispersione scolastica.

In Europa questo fenomeno fra i giovani fra i 18 e 24 anni  raggiunge il 9,7% e vede l’Italia ad un triste terzo posto con il 12,7% dietro solo a Romania e Spagna. Inoltre i giovani italiani che hanno abbandonato la scuola o l’ha terminata senza acquisire le competenze minime di base raggiunge il 23%. Su base regionale la Toscana  ha una dispersione dell’11,7%.

Emergenza educativa, un convegno della diocesi di Pistoia con Padre Maur…
Un momento del convegno

Più in generale la ricerca ci dice che, sempre in un range tra i 18 e 24 anni, il 50% degli studenti non raggiunge nemmeno i livelli base di competenza in matematica e il 48,4% non raggiunge livelli sufficienti nella comprensione e nella rielaborazione autonoma di un testo scritto. Per comprendere ancora meglio il fenomeno della povertà educativa ci aiutano ancora i numeri statistici della ricerca fatta nell’anno precedente il Covid: il 67,6% dei bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni non si è recato a teatro; il 62,8 non ha visitato un sito o un monumento archeologico; il 49,9 non ha vistato mostre o musei; infine il 22% dei ragazzi tra i 3 e 17 anni non ha praticato sport o svolto attività fisica.

Da tutto ciò la necessità di una “politica nazionale di contrasto del fallimento formativo e della povertà educativa” specialmente nelle zone con svantaggio socio-economico. Ed è qui che parte l’intervento di Padre Patriciello facendo un quadro della sua esperienza nel suo difficile quartiere dove vivono circa cinquemila persone e considerato il centro dello spaccio più importante d’Europa.

Al centro della sua preoccupazione la mancanza di un rapporto educativo ed autorevole dei genitori nei confronti dei figli. Spesso, ha detto, sono gli adulti che danno il cattivo esempio come, ad esempio, nella pornografia realizzata e divulgata dagli adulti con i giovani soggetti passivi che imparano in modo distorto il rapporto con il sesso.

Poi il relatore ha parlato della diseducazione di tanti programmi televisivi, la violenza, anche verbale, che viene rappresentata. I ragazzi spesso vivono nella solitudine con la sola compagnia del loro telefonino. Ragazzi che hanno paura di affrontare questo mondo, che singolarmente sono timidi, impacciati e per farsi coraggio si riuniscono in gruppi che diventano bande.

Sui ragazzi deviati c’è la necessità del recupero. Visitando le carceri, ha continuato, mi accorgo che l’ottanta % di loro è recuperabile e solo il venti % merita pene severe ma con la certezza della pena.

Gli esempi dei genitori che aggrediscono gli insegnanti perché ha rimproverato il figlio è altamente diseducativo e questo è la spia della mancanza di rispetto per gli educatori che non può fare altro che male all’educazione dei figli. La demotivazione degli insegnanti è un altro tassello della povertà educativa. Poi un appello agli insegnanti che anche di fronte alle difficoltà devono avere un occhio di attenzione verso chi è più indietro. Il buon insegnante è colui che riesce a portare al livello dei migliori chi è meno dotato.

Patriciello si è soffermato anche su altri temi sociali ma ha concluso dicendo  che non conviene a nessuno lasciare indietro i più fragili, farsi voler bene e volerli bene perché la devianza è un peso che colpisce tutta la società, anche quella che ritiene al sicuro. Insomma serve “un’alleanza educativa tra scuola, famiglia, istituzioni e territorio per una crescita serena e senza violenze delle nuove generazioni”. 

Dopo Don Patriciello il dibattito è proseguito e dal quale è emerso che serve una “scuola appassionata del futuro dei suoi alunni per difendere il quale accetta la fatica del presente”.  

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www.reportpistoia.com è stato pubblicato il 2024-11-26 16:00:05 da Redazione


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