Estorsione, usura e frode all’Ue: a Foggia chieste pesanti condanne in Appello


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Due richieste di condanna a complessivi 10 anni e 6 mesi per 2 esponenti della “Società”: Cesare Antoniello e Vito Lanza accusati di usura; assoluzione per un terzo noto mafioso, Michele Carella che risponde di usura e associazione per delinquere; assoluzione per altri 2 imputati; prescrizione per gli ultimi 3 perché si tratta di reati datati 2009/2012. Così la requisitoria del pg Pasquale De Luca nel processo “Baccus” in corte d’appello a Bari a 8 foggiani accusati a vario titolo di usura, tentata estorsione a 2 imprenditori del settore vitivinicolo, associazione per delinquere finalizzata a una maxi-frode ai danni di Erario e UE, con la contestazione in relazione ad alcune imputazioni dell’aggravante della mafiosità e per aver agevolato i clan.

24 arresti 12 anni fa – L’inchiesta di Dda, squadra mobile e Gdf sfociò nel blitz dell’11 giugno 2012 con 24 arresti. La Dda chiese 28 rinvii a giudizio per 33 capi d’accusa; il processo si sdoppiò tra chi scelse il rito abbreviato e chi l’ordinario; al momento si contano 12 condanne; 1 patteggiamento; 1 assoluzione; 4 prescrizioni; 2 non luogo a procedere per morte degli imputati. Resta da definire la situazione degli 8 foggiani: il Tribunale dauno il 16 luglio 2015 ne assolse 1 e condannò gli altri 7; la corte d’appello di Bari il 16 settembre 2016 assolse tutti, verdetto annullato il 22 aprile dalla Corte di Cassazione che ordinò la celebrazione di un nuovo processo d’appello, iniziato il 19 maggio 2023. Dopo la requisitoria del procuratore generale, cominciate le arringhe difensive che proseguiranno il 19 dicembre; sentenza nel 2015. Gli 8 imputati si dicono innocenti: sono difesi dagli avv. Paola Tortorella, Antonello Genua, Carlo Mari, Franco Metta, Rosario Marino, Attilio De Matthaeis, Luca Vinelli. Vito Bruno Lanza e Carella sono detenuti da anni per altre vicende: il primo sconta 8 anni per mafia inflitti in “Decimazione”; il secondo 10 anni e 9 mesi per mafia, estorsioni e armi in “Corona”.

“Cesarone” e ‘u’ lepre” – Il pg ha chiesto 7 anni per Antonello, 64 anni, detto “Cesarone”, imputato di usura e tentata estorsione aggravata dalla mafiosità; 3 anni e 6 mesi Vito Bruno Lanza, 71 anni, “u’ lepre”, al vertice del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, accusato di usura. Sollecitate poi le assoluzioni di Michele Carella, 82 anni, soprannominato “Recchielonghe”, accusato di usura e associazione per delinquere finalizzata a una maxi-frode; di Luigia Lanza, figlia di Vito, e Pasquale Di Mattia dall’accusa di concorso in usura. Chiesta infine la prescrizione per Teodosio Pafundi, Walter Cocozza e Alessandro Carniola, che rispondono di associazione per delinquere finalizzare a frodare Ue e Erario.

Usura e frode– Due i filoni dell’inchiesta: prestiti a strozzo agli imprenditori vitivinicoli Francesco Battiante e Ernesto Lops, che nella vicenda sono sia parti offese del reato di usura sia imputati nella tranche relativa all’associazione per delinquere; e una maxi-frode a Erario e Ue attraverso false fatture per simulare la vendita di mosto di cantine vinicole di Foggia e provincia ad un’azienda di Ravenna. “L’indagine Baccus fotografa il salto di qualità compiuto dalla mafia di Foggia” disse la Dda in occasione del blitz di 12 anni fa “riciclando il denaro sporco derivante da estorsioni e droga e infiltrandosi da attori principali, da veri e propri imprenditori, in uno dei settori economici italiani di maggiore espansione, quello vitivinicolo. Finte società costituite da 2 imprenditori di Foggia emettevano a una società di Ravenna fatture per la vendita di mosto senza Iva. In realtà alla società non arrivava merce, ma i soldi dell’importo delle fatture con corrieri che partivano da Foggia in auto; l’imprenditore di Ravenna procedeva a pagare con bonifico le fatture maggiorate dell’Iva, così la mafia foggiana riciclava il denaro sporco e ne ricavava l’importo dell’Iva. Dal canto suo l’imprenditore di Ravenna abbatteva fortemente i suoi ricavi dovendo registrare acquisti di mosto fittizi, e sui quali lucrava i contributi comunitari che non gli spettavano. Gli accertamenti di Polizia e Gdf hanno dimostrato che sono stati sottratti all’Erario oltre 11 milioni di euro tra evasione Iva e mancate dichiarazioni dei redditi; ottenuti sgravi fiscali per 19 milioni; e percepiti indebiti contributi europei per 11 milioni”.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-09-20 09:43:05 da

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