ANCONA – Torna alla carica ancora una volta il Comitato Porto Città contro il nuovo Piano regolatore portuale. E questa volta lo fa appellandosi al Comune di Ancona in persona, dopo essere venuto a conoscenza che, parola del sindaco Daniele Silvetti, il documento redatto dall’Autorità di sistema portuale non è mai stato inviato agli uffici di Palazzo del Popolo per un parere, come richiederebbe la legge. Alla luce di ciò, quindi, lo stesso Comune può chiedere al ministero l’annullamento del procedimento per vizio di forma. «A leggere attentamente la legge – fanno notare a inizio missiva – “Riordino della legislazione in materia portuale”, il Piano regolatore portuale, prima di essere inviato al ministero dell’Ambiente per l’approvazione Vas, avrebbe dovuto essere inviato al Comune di Ancona in quanto ente interessato ad emettere il suo parere, perlomeno in merito a quelle aree dell’ambito portuale che sono contigue alle aree di competenza pianificatoria del Comune». Inoltre «sempre secondo la norma, il Comune avrebbe avuto 45 giorni di tempo per esprimere il proprio parere o praticare la formula “silenzio – assenso”». Infatti «se, come oggi dice il sindaco, il nuovo Prp non è stato sottoposto al vaglio del Comune, ragionevolmente il Comune può chiedere al ministero dell’Ambiente l’annullamento del procedimento perché viziato nel suo iter di presentazione».
Tutto ciò non fosse altro per il motivo che «il presidente dell’Autorità portuale non ha accolto granché delle osservazioni sollevate dal Comune in fase di approvazione del famoso Documento di programmazione strategica del sistema portuale, meglio noto come Dpss, nonostante queste ricadessero in aree esterne al demanio marittimo di competenza portuale e, quindi, oggetto di paritaria discussione tra enti, considerato che quelle aree avrebbero ampiamente aumentato l’ambito di giurisdizione del porto, come mai prima accaduto nella storia della nostra Repubblica». Sempre per il “Porto – Città” inoltre «La sentenza n. 6/2023 della Corte costituzionale è stata chiara in merito. Ne consegue che l’Autorità portuale, che ha operato con imperio in fase di Dpss, ora deve ascoltare e accettare il dialogo con la città attraverso il Comune che la rappresenta. Nel farlo si deve anche confrontare con la possibilità che le famose aree di “Interazione porto-città” non si addensino solo ai margini del suo nuovo ambito, ma che possano ricadere anche all’interno del vecchio, cioè i limiti del demanio marittimo, essendo quei limiti storici i più densi di frequentazione cittadina e di usi urbani». Per tutti questi motivi «il Porto antico ovviamente, ma anche il Porto storico nel suo complesso, non può e non deve essere espropriato alla città dopo quaranta anni di promesse pianificatorie di restituzione. In ultimo il confine dell’ambito portuale, così come tracciato nel nuovo Prp, deve tornare nei limiti autorizzati dal ministero dei Trasporti nel 2024».
Ricordiamo infine che, come annunciato ieri dal Comitato Porto Città, oggi, giovedì 15 maggio 2025, si conclude la fase di scoping, data a partire dalla quale, entro 15 giorni dalla consultazione pubblica, il ministero dell’Ambiente emetterà il decreto di scoping. Da domani inizia la fase di elaborazione durante la quale il Comune, per noi oramai in fase di appello, può ancora dimostrare ai cittadini la volontà di difendere i confini della nostra città e non quelli dell’Autorità portuale».
0 Comments