Fallimento della coop antimafia, Ciotti «Tante bottiglie di vino non vendibili»



«Questa cooperativa non ce l’ha fatta per alcuni errori commessi in buona fede. Hanno sbagliato una targhetta apposta su migliaia di bottiglie di vino che non sono potute andare in commercio. Poi c’è stato il Covid». Così don Luigi Ciotti, il sacerdote inventore di Libera e di Libera Terra, nel corso di un incontro dedicato alla legalità che si è svolto a Trani ha commentato il fallimento di «Terre di Puglia – Libera Terra», cooperativa sociale fondata nel 2008 da giovani pugliesi cui furono affidati alcuni dei beni confiscati alla Sacra corona unita. Il debito di 900mila euro accumulato ha reso necessario il ricorso alla procedura di liquidazione, con la conseguente alienazione dei beni. Il commissario liquidatore non sarebbe ancora stato nominato. La vicenda è sul tavolo del prefetto di Brindisi, Luigi Carnevale, che ha già annunciato la convocazione di un incontro per approfondire la questione e valutare il percorso da intraprendere insieme con i sindaci dei Comuni su cui insistono i beni confiscati gestiti dalla cooperativa (ossia Mesagne, Torchiarolo, Oria e Fasano), i membri di Libera, di Libera Terra e tutti gli operatori coinvolti.

Come per tutti i progetti legati a Libera Terra e sostenuti da don Ciotti, Terre di Puglia «è nata con l’obiettivo – si legge sul sito dell’associazione – di valorizzare territori stupendi ma difficili, attraverso il recupero sociale e produttivo dei beni liberati dalle mafie. Un’azienda cooperativa in grado di dare lavoro e creare un indotto positivo, con la realizzazione di prodotti ottenuti attraverso metodi rispettosi dell’ambiente e della persona, in un sistema economico virtuoso e sostenibile basato sulla legalità e sulla giustizia sociale».

E a dire il vero, fino a questo momento non c’è stato nulla da dire rispetto a quanto realizzato dalla cooperativa nel segno della mission dell’associazione del sacerdote antimafia. «Il percorso di Terre di Puglia è stato lineare fino a questo momento – afferma Valerio D’Amici, co-referente regionale e referente a Brindisi di Libera -. Parliamo di una cooperativa aziendale che esiste da quindici anni e che nel corso del tempo ha svolto egregiamente la sua attività. Purtroppo, come per tutte le realtà aziendali, anche in questo caso si è risentito della crisi economica che interessa il Paese e il nostro territorio. La pandemia, poi, ha reso tutto più difficile. Ma non è colpa di nessuno. Certo, vista l’importanza della vicenda, si poteva intervenire tempestivamente ed evitare alcuni errori, ma non è questo il momento di entrare nel merito. Attendiamo la convocazione del prefetto, pronti a dare il nostro contributo nel percorso che tutti insieme sceglieremo di intraprendere».

Tra i rischi da evitare c’è quello relativo al percorso di vendita giudiziaria, con la possibilità che i beni confiscati possano ritornare appetibili per le organizzazione a cui anni fa sono stati sottratti.


Leggi tutto l’articolo Fallimento della coop antimafia, Ciotti «Tante bottiglie di vino non vendibili»
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-20 12:00:02 da


0 Comments