FOGGIA – Arriva al vaglio del gup l’inchiesta-bis a carico degli avvocati Michele e Alessandro Mongelli già sotto processo per falso per lucrare su risarcimenti liquidati da compagnie assicurative per incidenti stradali; ed ora accusati anche di falsa testimonianza e corruzione. Secondo la Procura, i 2 fratelli avrebbero pagato 100 euro a testimoni perché mentissero sulla dinamica di incidenti stradali nei processi civili intentati dai due legali per loro clienti, celebrati davanti al giudice di pace. Tra un mese il giudice Michela Valente valuterà la richiesta del pm Anna Landi di rinviare a giudizio 6 foggiani accusati a vario titolo di 25 capi d’imputazione: 16 false testimonianze, 8 corruzioni in atti giudiziari, 1 falsità materiale commessa dal privato per una patente taroccata. I fatti vanno da novembre 2021 a giugno 2023.
In attesa di giudizio l’avv. Michele Mongelli, 43 anni; il fratello e collega Alessandro Mongelli, 45 anni (difesi dagli avv. Giulio Treggiari e Rosario Marino); Michele Tricarico, 44 anni; la moglie Elisa Rita Russo, 40 anni (difesi dall’avv. Giovanni Berardi); Antonio Stanchi, 41 anni (assistito dall’avv. Ettore Censano); e Romeo Gaudiano, 52 anni (difeso dall’avv. Fortunato Rendiniello), che ha una posizione marginale. Quali parti offese la Procura ha individuato 6 compagnie assicurative che pagarono risarcimenti per incidenti stradali che l’accusa ritiene “fantasma”.
I fratelli Mongelli, i coniugi Tricarico-Russo e Stanchi sono già sotto processo perché accusati a vario titolo di 53 distinte ipotesi di falso, davanti allo stesso gup Michela Valente nell’inchiesta-madre sfociata il 26 ottobre 2023 nell’arresto dei 4 uomini inizialmente finiti in carcere (da tempo sono tornati liberi), mentre per la Russo il gip dispose l’obbligo di firma. Giudizio abbreviato per i Mongelli con requisitoria e arringhe fissate in estate; Tricarico, la Russo e Stanchi chiedono di patteggiare pene intorno ai 2 anni, con sospensione condizionale della pena.
A dire dell’accusa gli avv. Mongelli si presentavano nello studio di un notaio (in alternativa inviavano tramite mail documenti d’identità) insieme ai 3 presunti complici che esibivano carte d’identità e patenti falsificate, coi dati anagrafici della persona da risarcire ma le foto di Tricarico, Russo e Stanchi. Il fine era ottenere dal notaio il rilascio di procure speciali che autorizzassero i 2 legali a riscuotere su propri conti correnti per conto dei clienti, i risarcimenti per sinistri stradali che l’accusa ipotizza “taroccati” o gonfiati. Tricarico si sarebbe recato 6 volte dal notaio con generalità sempre diverse; la moglie Elisa Russo in 9 circostanze; Stanchi in un paio. Il notaio a gennaio 2023 si rivolse alla Polizia, insospettito perché la foto sulla patente inviata via mail dall’avv. Alessandro Mongelli per il rilascio dell’ennesima procura speciale non corrispondeva a quella della vera persona da risarcire. L’inchiesta principale riguarda 17 riscossioni di risarcimento per un importo complessivo di oltre 41mila euro, liquidati dalle assicurazioni in base a 7 sentenze di giudici di pace e 10 accordi stragiudiziali tra legali dei risarciti e compagnie assicurative.
Da intercettazioni e altri indizi è nata l’inchiesta-bis sulle presunte false testimonianze rese in aula, ora sfociata nella richiesta di rinvio a giudizio dei fratelli Mongelli, dei coniugi Tricarico-Russo, di Stanchi e Gaudiano. I Mongelli avrebbero concordato coi 3 coimputati le false versioni da rendere nelle cause civili contro compagnie assicurative; i testi raccontarono al giudice di pace d’aver assistito ai sinistri, ricostruendo false dinamiche; e in alcuni casi avrebbero anche esibito falsi documenti intestati ai veri testimoni dei sinistri. I fratelli Mongelli sono imputati in tutte le 16 false testimonianze e nelle 8 corruzioni oggetto dell’inchiesta; la Russo risponde di 5 false testimonianze e 3 corruzioni; il marito Tricarico di 5 false testimonianze e 4 corruzioni; a Stanchi si contesta d’aver testimoniato il falso in 6 circostanze, e 1 corruzione. Più sfumata la posizione processuale di Romeo Gaudiano: risponde di falso in concorso con Alessandro Mongelli e Tricarico perché avrebbe creato una patente taroccata.
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