Foggia, mazzette per i concorsi «militari»: il caso potrebbe passare alla Corte Costituzionale


FOGGIA – Potrebbe finire al vaglio della Corte costituzionale l’inchiesta a carico di 38 imputati per le presunte mazzette pagate a esponenti dell’Aeronautica militare da familiari di candidati avieri e di aspiranti carabinieri e finanzieri. I pm Enrico Infante e Miriam Lapalorcia hanno sollevato davanti al gup Michela Valente un’eccezione di legittimità costituzionale sulla nuova norma che ha riscritto e “ristretto” gli ambiti del traffico di influenze illecite, uno dei reati oggetto del processo, ritenendo che sia in contrasto con la normativa europea. Il giudice si è riservato di pronunciarsi nella prossima udienza: se dovesse ritenere l’eccezione manifestamente infondata, l’udienza proseguirà; se la riterrà fondata, trasmetterà gli atti alla Consulta e il processo si bloccherà in attesa della pronuncia dei giudici costituzionali. Il gup dovrà anche decidere su altre due questioni fondamentali, queste sollevate dalla difesa di molti imputati: prosciogliere molti degli accusati dal reato di traffico di influenze illecite proprio alla luce della nuova legge in vigore da luglio; dichiarare l’inutilizzabilità delle intercettazioni, una delle prove principali.

38 imputati, 25 imputazioni In attesa di giudizio ci sono 4 sottufficiali dell’Aeronautica militare in servizio a Amendola e nel Lazio; 2 ufficiali sempre dell’A.M in servizio a Taranto e Guidonia; 1 ulteriore ufficiale in pensione; 1 ufficiale della Guardia di Finanza; 1 impiegato del ministero della pubblica istruzione; 1 medico del pronto soccorso coinvolto solo per una presunta falsa visita; genitori/familiari di candidati a entrare nelle forze armate e/o nelle forze dell’ordine; e anche qualche candidato. Sono accusati a vario titolo di 25 capi d’imputazione per fatti avvenuti nel 2021/2022 tra Foggia, Mattinata, Torremaggiore: 8 imputazioni di corruzione; 15 di traffico di influenze illecite; 1 falso relativo a un certificato medico; 1 sostituzione di persona in occasione di un tampone Covid. L’inchiesta sfociò nel blitz del 15 giugno 2023 quando furono eseguite 6 ordinanze cautelari del gip: 2 in carcere, 1 ai domiciliari, 2 sospensioni dal servizio per 4 mesi, 1 obbligo di dimora.

Mazzette da 5 a 130mila euro L’inchiesta riguarda concorsi per aspiranti avieri volontari in ferma provvisoria di 1/4 anni; i reclutamenti di 157 marescialli dell’A.M e di 100 allievi marescialli, ufficiali piloti e manutentori sempre nell’Aeronautica; di 2938 allievi carabinieri, e 1175 marescialli della Gdf. L’accusa sulla scorta di intercettazioni e testimonianze ipotizza che genitori di candidati pagassero o si impegnassero a versare somme dai 5mila ai 130mila euro, in una circostanza regalando anche orologi Rolex. Imputati principali due sottufficiali di stanza all’aeroporto di Amendola, ritenuti al centro del sistema corruttivo e inizialmente finiti in carcere. Secondo l’accusa avrebbero contattato i genitori; preparato i candidati ai corsi sottoponendoli a test, prove simulate degli esami, colloqui di psicologia; poi attraverso intermediari e vantando/sfruttando asserite relazioni con addetti al reclutamento (quelli che l’accusa definisce i “ganci finali” rimasti ignoti) sarebbero riusciti a fornire alcuni test in anticipo e in altri casi a intercedere per far superare le prove di esame: tutto in cambio di denaro e regalie. Ricostruzione respinta dai due sottufficiali: nessuna corruzione, nessun contatto con gli esaminatori, nessuna possibilità quindi di corrompere e far superare le prove a chi pagava; si limitavano a preparare al meglio i candidati in vista degli esami, sottoponendo le domande che statisticamente erano più frequenti alle prove d’esame; qualche volta millantarono conoscenze e entrature in realtà mai avute tra i commissari esaminatori, per cui quando i test venivano superati, facevano credere ai genitori degli aspiranti avieri che fosse stato per merito loro.

Traffico di influenze La riforma ha ridotto l’ambito di applicazione del traffico di influenze illecite, reato introdotto nel 2012 dalla legge Severino; perché sussista, le relazioni tra mediatore e pubblico ufficiale devono essere reali e non più solo asserite/millantate, e ci dev’essere un’utilità economica. Sulla scorta di queste modifiche i difensori di molti imputati chiedono al gup il proscioglimento; i pm si sono opposti.

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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-08 14:19:43 da


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