Il tribunale del riesame di Potenza, accogliendo le istanze presentate dalle difese, ha annullato l’ordinanza cautelare e il contestuale decreto di sequestro, per complessivi 52 milioni di euro, a carico di 20 soggetti (persone fisiche e attività) coinvolte in una vasta operazione della Guardia di Finanza, che ha smascherato una presunta frode milionaria.
La condotta fraudolenta sarebbe stata realizzata – secondo l’accusa – “attraverso fatture di operazioni inesistenti per circa 52 milioni, riferibili a prestazioni di servizi di trasporto e facchinaggio e a cessioni di beni, in prevalenza di prodotti da forni, mai effettuati, a beneficio di 18 aziende di Foggia e della Bat, nel settore della produzione e commercio, al dettaglio e all’ingrosso, di prodotti di panificazione, pasticceria e generi alimentari”.
Il decreto di sequestro però è stato impugnato sia sotto il profilo motivazionale, che sotto il profilo metodologico, non condividendo le difese il meccanismo di calcolo adoperato per individuare il ‘profitto confiscabile’. Inoltre, è stata dedotta la ‘carenza di prova’ in merito ai soggetti coinvolti nella contestata frode fiscale.
Il provvedimento, firmato dal giudice Fiorella D’Alessio, è stato notificato ai soggetti e relative società difese e rappresentate dagli avvocati Pio Gaudiano (Giovanni Frisoli, Angela M. Di Bari, Ilario Luigi Petrella, Ennio Fania, Claudio Guerra, Giovanni Nobile, Rossella Trimigno e Doriana Borgia), Alessandro D’Isidoro (- Maxi Food Srl, Pianeta Food srl, Birillo, Frisoli Group srl e Dolciaria group srl), Piergiorgio D’Amato (DM Antichi sapori srl) e Raul Pellegrini (Francesco Maria e Michela De Matteo, difesi unitamente all’avv. Carlo Zaccagnini, Stefano Tullio Conte e Michele Petrella).
L’OPERAZIONE | Venti in tutto gli imprenditori coinvolti operanti nelle Province di Potenza, Foggia e Barletta-Andria-Trani. Le indagini hanno svelato il sistema messo in piedi da tre società lucane, che nel triennio d’imposta 2019-2022, nonostante non avessero personale, mezzi e capacità imprenditoriale, avevano emesso fatture di operazioni inesistenti per circa 52 milioni, a beneficio di 18 aziende di Foggia e della Bat.
Ingente, quindi, la frode di Iva e imposte sui redditi realizzata mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e attraverso rilevanti anomalie. Le società gestite da soggetti ritenuti dagli inquirenti dei semplici prestanomi, oltre ad aver disatteso puntualmente e sistematicamente tutti gli obblighi derivanti dalla vigente normativa tributaria, non avevano neanche al titolarità di conti correnti, obbligatori per l’esercizio dell’attività d’impresa.
Le imprese che invece hanno ricevuto i documenti fittizi, avrebbero giustificato i relativi pagamenti con imprecisate compensazioni, facendo anche ricorso allo strumento del “baratto”. In questo modo, le fatture oggetto di contestazione hanno permesso un complessivo e indebito risparmio d’imposta, tra Iva e res, di oltre 15,5 milioni di euro.
Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di documenti contabili, omesso versamento di Iva del D.Lgs. 74/2000.
Contestualmente ala notifica delle misure cautelari personali interdittive, si è proceduto alla apprensione di beni immobili, autoveicoli anche di lusso rapporti finanziari nella disponibilità dei destinatari in esecuzione del provvedimento di sequestro per equivalente.
www.foggiatoday.it è stato pubblicato il 2024-10-15 09:57:00 da
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