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Il dibattito che si è venuto a creare circa unioni e fusioni di Comuni – con particolare accento sul distretto del cappello – è sempre attuale, tanto che Confartigianato Imprese caldeggia l’importanza del lavoro in sinergia tra gli enti, per ottimizzare costi e servizi.
«Seppur consci dei tanti benefici che si vengono a creare con le fusioni, che sono auspicabili nell’interesse dei territori stessi, crediamo che lo strumento democratico del referendum sia ancora la miglior via per arrivare all’unificazione, piuttosto di imposizioni dallo Stato per quelle municipalità fino a 3.000 abitanti. Pensiamo che la consultazione popolare sia il mezzo più efficace per raggiungere una fusione che nelle Marche ha creato dal 2014 ad oggi otto realtà, tutte operative», spiega Enzo Mengoni, presidente di Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo.
A livello nazionale dal 2009 sono state approvate 140 fusioni di Comuni, di queste 138 sono già operative e 2 lo saranno nei prossimi anni.
«Per ciò che riguarda la fusione tra Comuni e il percorso oramai intrapreso nel processo di razionalizzazione degli enti territoriali – continua – resta il dubbio (o meglio il ragionevole timore) che a un rinnovato ed efficiente quadro economico-amministrativo indotto dalla fusione, vada ad affiancarsi un impoverimento identitario e uno smarrimento culturale soprattutto delle aree interne e meno popolose, che rischiano di essere non accorpate ma fagocitate dalle realtà comunali dotate di maggiore densità di cittadinanza».
«Vantaggi certi, dunque, nella fusione, perché conferisce sicuramente più forza e rilevanza politica al territorio, ma ad oggi non è ancora possibile definire con certezza il prezzo da pagare – va avanti Mengoni -. Si tratta di un cambiamento sicuramente necessario che reca con sé benefici e problemi e che ad oggi si raffigura quale unica certezza proprio nella difficoltà di disegnare i contorni definiti degli uni e degli altri. Ed è per questo che il percorso che tuteli da un lato gli aspetti di razionalizzazione organizzativa (e quindi economica) dei Comuni e dall’altro preservi la loro identità storica e culturale, sembra essere la gestione condivisa di diversi servizi».
«Per questo pensiamo sia intanto utile incentivare lo strumento della convenzione per la gestione associata, che in Italia conta ben 5.314 enti comunali e interessa nelle sole Marche quasi un terzo della cittadinanza totale, spalmata su 122 Comuni – è la conclusione -. Del resto, già per legge nel 2010 è stato introdotto l’obbligo di esercizio associato per tutta una serie di funzioni fondamentali dei Comuni con cittadinanza inferiore ai 5.000 abitanti (3.000 per quelli montani), attraverso il ricorso alle convenzioni o alle unioni».
Tra le funzioni dei servizi attualmente condivisi in Italia abbiamo in primis amministrazione e gestione finanziaria (38,5% dei casi), polizia locale (14,1%), pianificazione urbanistica ed edilizia (12,3%), servizi sociali (10,3%), istruzione e servizi scolastici (7,9%).
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www.cronachepicene.it è stato pubblicato il 2025-01-13 12:18:36 da Luca Capponi
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