Sono undici le impronte senza identità trovate sulla porta di casa e sul muro delle scale che conducono al piano seminterrato della villetta di Garlasco e che ora sono agli atti della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. Impronte che, qualora i progressi della tecniche scientifiche lo consentiranno, potrebbero avere un nome e cognome in modo da fare ulteriore luce sull’omicidio della giovane, per il quale Alberto Stasi, il fidanzato, sta finendo di scontare 16 anni di carcere, mentre Andrea Sempio, amico del fratello della 26enne, da qualche mese è il principale sospettato.

Impronta Sempio corrisponde per 15 punti di contatto
Sulle due pareti che sovrastano gli scalini che portano alla taverna e alla cantina della casa di via Pascoli e in fondo ai quali fu trovato il corpo di Chiara, come emerge dalla consulenza disposta dalla Procura di Pavia, non lontano dall’impronta di una mano, la numero 33, che è la sola attribuita a Sempio, all’epoca del delitto erano state isolate altre sei tracce “palmari”, mai indentificate, e che ora sono state rilette ma senza esiti. Sono state ritenute tutte “comparabili”, anche se non utili per una identificazione, e con un lavoro di “esclusione” si è potuto affermare non solo che non appartengono a Sempio e a Stasi, ma nemmeno ai familiari della vittima, alla cugina Stefania Cappa, ritornata in questi giorni alla ribalta delle cronache, e agli amici del fratello Marco, ossia Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra.
Rilevante, poi, è soprattutto l’impronta numero 10 relativa ad una presunta “mano sporca”. Affidata anche questa alle analisi che verranno svolte in incidente probatorio dai periti nominati dalla gip pavese Daniela Garlaschelli, è una delle cinque isolate, comparate ma senza identificazioni, sulla porta d’ingresso dell’abitazione, in particolare sulla parte interna e si ritiene possa essere stata lasciata dal killer prima di fuggire. All’epoca non venne sottoposta ad “alcuna indagine biologica”, mentre adesso, essendo stata conservata su una fascetta dattiloscopica, i cosiddetti “paradesivi”, come diverse altre repertate (a differenza della manata riferita a Sempio), sarà oggetto degli accertamenti genetici disposti dalla giudice.
Analisi che riguarderanno, tra l’altro, anche due profili di Dna individuati sulle unghie di Chiara: per uno, quello che è risultato essere, per pm e difesa Stasi, dell’amico di Marco Poggi, si cercherà il riscontro definitivo; per l’altro, ancora ignoto, il tentativo è di arrivare ad individuare a chi appartenga. Intanto, le indagini delegate ai Carabinieri del Nucleo investigativo di Milano vanno avanti con l’ipotesi che il responsabile di quel delitto sia Sempio con altre persone. Di lui hanno già inviato del materiale al Racis, affinché venga tracciato un profilo del 37enne. Lo scorso marzo, tra i rifiuti di casa sua sono stati recuperati anche alcuni appunti che, è la valutazione di inquirenti e investigatori, conterrebbero riferimenti alla vicenda giudiziaria di Stasi e all’assassinio di Chiara.
Inoltre, si sta lavorando sull’alibi che ha fornito e a cui i pubblici ministeri non credono in quanto, da nuove analisi di tabulati, celle telefoniche e testimonianze, si pensa che l’ormai noto scontrino del parcheggio di Vigevano, conservato e consegnato un anno dopo il delitto, fosse in realtà della madre. Tutto questo mentre l’avvocato Solange Marchignoli, legale di Francesco Chiesa Soprani, ex manager dello spettacolo, è pronta a depositare ai magistrati i 186 messaggi che il suo cliente avrebbe ricevuto da Paola Cappa, sorella gemella di Stefania. E rimbalzano pure sui media vecchie intercettazioni del padre.
Consulente dei Poggi: impossibile trovare ora tracce di Sempio
Per il consulente della famiglia di Chiara Poggi, l’ex ufficiale del Ris, Marzio Capra, l’impronta palmare attribuita ad Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia per l’omicidio della giovane avvenuto il 13 agosto del 2007, è “un elemento molto controverso”.
Al Corriere della Sera spiega inoltre che, per quanto riguarda il Dna ungueale, sempre attribuito a Sempio, sulle unghie della vittima si tratta di “analisi già valutate come non utilizzabili da me, dall’allora comandante del Ris Giampietro Lago, dall’ex perito Franceso De Stefano”. “Come si può pensare che gli stessi dati, rivalutati oggi, valgano come prova? Per me non c’è spazio”, afferma.
Per Capra e “impossibile” che 18 anni dopo sia individuata una traccia palmare attribuibile a Sempio sulla scena del delitto.
“Non mi risulta – spiega – che ci siano tecniche in grado di rendere utili a livello dattiloscopico tracce che prima non lo erano. Una traccia non è utile quando non ha punti caratteristici in grado di renderla confrontabile. E quella non lo era”.
Per il genetista “quelle attribuibili erano state subito associate a un nome, le altre no e un motivo ci sarà”.
Capra sottolinea infine che “il lavoro di repertazione a Garlasco era stato fatto ed è sempre stato condiviso dalle parti coinvolte”.
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