Oltre a essere tradizionalmente le due maggiori potenze del Vecchio Continente, Germania e Francia potrebbero presto trovarsi a condividere un altro destino comune. E dal sapore decisamente più amaro, almeno per quanto concerne gli inquilini dei rispettivi palazzi del potere ormai in odore di trasloco. A Parigi, infatti, è in partenza un avviso di sfratto, che da un mese invece è già esecutivo a Berlino.
La crisi della Germania
In Germania, come ricorda TGCom24, la crisi di Governo è aperta dall’inizio dello scorso novembre. Quando, aggiunge Il Sole 24 Ore, il Cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha licenziato il proprio Ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner. Il cui partito, come rileva l’ANSA, di conseguenza ha immediatamente abbandonato la coalizione “semaforo” di cui facevano parte anche i Verdi.
Il Primo Ministro dovrà quindi sottoporsi il 16 dicembre a un voto di fiducia davanti al Bundestag, dove però il ritiro dell’FDP lo ha privato della maggioranza. A quel punto, il Capo dello Stato Frank–Walter Steinmeier potrà indire elezioni anticipate nei successivi 60 giorni, verosimilmente il 23 febbraio.
La Francia segue a ruota
Quasi sicuramente, seguirà a ruota il Premier transalpino Michel Barnier per il quale, come riporta l’Adnkronos, sarebbe galeotto il budget per la sicurezza sociale. Su cui l’esponente de Les Républicains ha fatto ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione che, spiega France 24, consente l’approvazione di una legge bypassando completamente il Parlamento.
Questa forzatura ha scatenato l’ira del leader de La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon, che ha subito presentato quella che in Francia si chiama “mozione di censura”. Lo stesso ha fatto l’omologo del Rassemblement National Marine Le Pen, che in più ha annunciato l’intenzione di sostenere anche l’iniziativa della gauche.
La discussione dei due testi, come riferisce France Info, è stata fissata per oggi, mercoledì 4 dicembre, e sulla carta non dovrebbe riservare sorprese. Come infatti sintetizza L’Indépendant, i due gruppi insieme arrivano a un totale di 332 deputati. Che, al netto di qualche probabile defezione, restano molti di più dei 288 necessari a far cadere l’esecutivo.
Se questo dovesse accadere, scrive Le Monde, sarebbe quasi un inedito nella Quinta Repubblica, essendoci solo il precedente di Georges Pompidou, estromesso da Matignon nel 1962. Con in più l’aggravante che il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron dovrebbe aspettare almeno luglio per dissolvere ancora l’Assemblea Nazionale e convocare nuove Legislative.
Resta comunque curioso che le due “locomotive d’Europa” stiano perdendo in contemporanea i propri macchinisti. E intanto la terza, la tanto bistrattata Italia della tanto vituperata Giorgia Meloni, gode.
www.romait.it è stato pubblicato il 2024-12-04 08:00:00 da Mirko Ciminiello
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