Gianni Nicchi, il boss con le “qualità” per diventare re

Gianni Nicchi, il boss con le “qualità” per diventare re


PALERMO – Il suo nome negli ambienti mafiosi viene pronunciano sempre con deferenza. Qualcuno è pronto a scommettere che il futuro di Cosa Nostra passi, anche e soprattutto, da uno come Gianni Nicchi. Carismatico, sponsorizzato da un padrino che conta, Nino Rotolo, e capace di darsi alla latitanza: le sue credenziali mafiose erano già di peso quando lo arrestarono nel 2009, nonostante avesse appena 25 anni.

Figuriamoci adesso che di anni ne ha 41, di cui 16 vissuti al carcere duro e in silenzio. Il suo pedigree si è arricchito. Nel frattempo la sua famiglia continua a percepire il mantenimento mafioso. Di sicuro se n’è occupato Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento di Pagliarelli. Da quando anche Calvaruso è finito in carcere qualcun altro gestisce le esigenze della famiglia Nicchi.

Al boss resta la ‘nciuria, il soprannome, di “picciutteddu” anche se ormai non è più un ragazzino. La sua fuga era finita in via Filippo Juvara, ad una manciata di metri dal Palazzo di Giustizia di Palermo. Poco dopo le 20 del 4 dicembre 2009, un uomo esce dal portone al civico 25. Ha indossato il casco prima di mettere il naso fuori di casa. Ad attenderlo ci sono Francesco Arcuri e Antonino Abbate, anche loro mafiosi, in sella a due scooter.

Via Gothe, Via Turrisi, piazza Amendola, via Ruggero Settimo, piazza Sturzo, piazza Nascé, via Mariano Stabile. Fanno un aperitivo e poi si spostano in pizzeria. Il terzo uomo resta con il casco fino all’uscio della porta di ingresso.

Finita la cena rientrano in via Filippo Juvara. Un agente riesce a guardare oltre la visiera che copre il volto dell’uomo. Intravede i baffetti e il pizzetto. È Nicchi. All’indomani arriva una ragazza che poi si scoprirà avere preso in affitto l’appartamento. Poi si fa vivo Abbate con i sacchetti della spesa. Alle 14: 50 i poliziotti della Catturandi sfondano la porta. Il latitante è a cavalcioni sulla finestra che si affaccia sul lucernario. Un gesto istintivo, più che un vero tentativo di fuga.

Durante il trasferimento al Pagliarelli, prima di finire in un carcere di massima sicurezza, Nicchi si lascia andare persino a una battuta. “Se avete bisogno di qualcosa…”, dice percorrendo le strade del quartiere dove dettava legge nonostante la giovane età.

Il casco grigio del latitante finisce appeso in una stanza della Squadra mobile. Accanto al bastone di Benedetto Spera e al maglione di Mimmo Raccuglia. Cimeli della battaglia contro Cosa Nostra del capo della Catturandi, Mario Bignone che nel 2017 non è riuscito a sconfiggere un male incurabile

Finiva così la latitanza del picciutteddu che in un tema delle scuole medie confidava allo zio di voler fare l’elettricista, ma era diventato uno dei boss più temuti della mafia palermitana. Prima di nascondersi in via Juvara il suo covo era in una palazzina nel quartiere Uditore, il regno del suo padrino, Nino Rotolo, che gli ha insegnato tutto, anche come impugnare una pistola: “Spara sempre due tre colpi e non ti avvicinare assai”. È Nicchi a suggerire al capomafia di Pagliarelli di insistere con la droga.

Palermo e non solo. I carabinieri trovarono nella memoria del computer della compagna di Nicchi 54 fotografie che ritraevano scene di vita quotidiana a Milano durante le feste di Natale 2007. A proposito di fotografie: una serie di scatti svelò anche la trasferta americana del 2003.

L’ergastolano Nicola Mandalà era fra coloro che accompagnarono Bernardo Provenzano fino a Marsiglia, in Francia, per operarsi alla prostata. Il padrino di Corleone si fidava del boss di Villabate tanto da affidargli la missione di riattivare i contatti con le famiglie di New York. Mandalà partì assieme a Gianni Nicchi.

Frank Calì, Nicola Mandalà e Gianni Nicchi

I “giovani” boss non badarono a spese. Bella vita, limousine e ristoranti di lusso. I rampolli di Cosa Nostra seduti al tavolo con Frank Calì, successivamente ucciso.

Oggi Nicchi non è più un ragazzino. Ha ottenuto uno sconto di pena – questione di calcoli per la continuazione di tre sentenze di condanna – e al massimo fra cinque anni sarà di nuovo un uomo libero. C’è chi giura che il futuro di Cosa Nostra passi da lui, che davvero indosserà la corona e impugnerà lo scettro del potere come in uno scatto giovanile.

L’articolo Gianni Nicchi, il boss con le “qualità” per diventare re
livesicilia.it è stato pubblicato il 2025-06-07 06:30:00 da Riccardo Lo Verso


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