BARI – «Denunciamo l’indifferenza malvagia che ha portato a questa tragedia e saremo presenti in tutte le fasi del processo con l’intenzione di tenere alta l’attenzione su questi temi di giustizia sociale e civile». Sono le parole, a tratti rotte dalla commozione, di Teresa Vittoria, la madre del 21enne morto il 21 luglio scorso in un incidente stradale in via Gentile. Quella domenica pomeriggio, poco dopo le 17, Giovanni Vittore è stato vittima di un pirata della strada, un 71enne che con una incauta inversione a U ha costretto il ragazzo ad una frenata brusca che lo ha fatto schiantare violentemente al suolo. L’anziano, Francesco Milella di Sannicandro, dopo aver provocato l’incidente è poi fuggito senza soccorrere il 21enne e senza chiamare aiuto. Giovanni è morto un’ora dopo in ospedale. A 52 ore dal tragico impatto, grazie alle serrate indagini della Polizia locale, coordina dal pm Marcello Quercia, la moto con a bordo il 71enne è stata individuata e così è stato identificato il suo proprietario, portato in carcere martedì sera con le accuse di omicidio stradale pluriaggravato, omissione di soccorso e fuga.
Subito l’anziano ha ammesso, dicendo di essere fuggito per paura, preso dal panico, pur essendosi accorto che il ragazzo versava in condizioni disperata. La stessa versione l’ha ribadita al giudice nell’udienza di convalida del fermo: da giovedì è stato scarcerato e si trova a casa in stato di detenzione agli arresti domiciliari per gli stessi reati.
A poco più di una settimana dalla tragedia, la famiglia – che nel procedimento penale sull’incidente è assistita dall’avvocato Angelo Loizzi – ha deciso di lanciare il suo personale appello di speranza e lotta, raccontando chi era Giovanni.
«Un ragazzo pervaso dalla giustizia – dice la mamma Teresa – con una capacità di vedere le ingiustizie della società, pronto a prodigarsi per il cambiamento. Mio figlio aveva un profondo senso dell’umorismo e queste ingiustizie le avrebbe combattute con ironica determinazione».
La donna spiega che «tra i suoi sogni c’era quello di fare il commissario di Polizia, aveva una propensione per la vita sana. È stato sempre un ragazzo corretto, che non ha mai mancato di rispetto alla sua famiglia e alla sua fidanzatina. Non dava amicizia a tutti, ma selezionava le persone in base ai suoi valori morali. Non vorrei parlare – continua la signora Teresa – di quello che lui faceva sulla terra ma della sua essenza morale e dell’insegnamento che ci lascia»…
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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-07-30 06:00:01 da
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