L’omelia di Mons. Giorgio Ferretti, arcivescovo metropolita della diocesi Foggia-Bovino, che oggi ha inaugurato l’anno giubilare.
“Un tempo di speranza si apre di fronte a noi. All’inizio di questo anno giubilare 2025 un grande desiderio pervade il nostro cuore: lo vedo come un anelito di riscatto negli occhi degli uomini e delle donne della nostra terra. Abbiamo vissuto anni difficili segnati dall’epidemia del Covid-19 che ha mietuto vittime e ha limitato le attività umane. La nostra difficoltà a riunirci, anche per celebrare, ha ferito la fraternità cristiana.
Ci siamo necessariamente allontanati dalla vita delle nostre parrocchie. Ma i decenni passati sono stati anche segnati dalla criminalità, che ha seminato morte e sopruso, ha insinuato paura e rassegnazione, perfino nelle comunità cristiane. C’è stata una narrativa negativa sul nostro territorio e questo ha ferito in particolare i giovani.
La cosa più triste è vederli emigrare a causa della disoccupazione, perché non hanno speranza sul futuro della nostra provincia. Questo sentimento triste è stato giustificato anche da un’instabilità istituzionale nel territorio fin allo scioglimento delle giunte e commissariamento di alcuni comuni. Nonostante ciò, non ci siamo scoraggiati.
Oggi, dando inizio al Giubileo, sentiamo un vento nuovo soffiare e vogliamo aprirci alla speranza, come ci esorta l’Apostolo Paolo: «La speranza non delude» (Rm 5,5). Ad essa vogliamo aprire i nostri cuori e le nostre comunità, credendo che tutto può cambiare. Da dove trarre speranza in un tempo difficile? «Cristo Gesù è la nostra speranza» (1 Tm 1,1). Noi crediamo nel Signore, nella sua Parola. Crediamo che Cristo è Signore della storia e la guida misteriosamente. Crediamo nel “noi” della Chiesa, madre che vuole il bene per l’umanità intera. Per questo, con speranza scegliamo di guardare al futuro; con speranza scegliamo di lavorare per costruire un tempo nuovo; con speranza vogliamo metterci al servizio della Chiesa e della nostra terra.
La speranza è il grande messaggio centrale di questo Giubileo che ha avuto inizio la vigilia di Natale con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano. Spes non confundit, “la speranza non delude”, è il titolo della Bolla di indizione del Giubileo ordinario , di cui abbiamo ascoltato alcuni paragrafi all’inizio della celebrazione. Papa Francesco ci chiama, a partire da questo Natale, a vivere un tempo di grazia e pellegrinaggio.
Il Giubileo, sin dalle sue origini bibliche, è legato alla liberazione e al perdono, tanto da non potersi racchiudere unicamente nel suo aspetto liturgico-cultuale; in esso vi si trova anche una dimensione etica, morale ed esistenziale con una forte valenza sociale. Il libro del Levitico lo descrive come l’anno inaugurato con il suono del corno d’ariete, nella solennità del Kippur, cioè dell’Espiazione del peccato di Israele; esso è caratterizzato dalla remissione dei debiti e dalla liberazione degli schiavi (cf. Lv 25). Il Dio d’Israele, infatti, è colui che redime l’uomo dal peccato e nello stesso tempo gli ridona la possibilità di «camminare a testa alta» (Lv 26,13), immagine – quest’ultima – molto suggestiva, perché ricorda come il Signore ridona la dignità ad ogni uomo, specialmente a quanti, non sempre, nei fatti, viene riconosciuta. In continuità con questa prima radice anticotestamentaria, il Giubileo cristiano raccoglie anche l’orizzonte prospettato da Cristo all’inizio della sua predicazione nella modesta sinagoga di Nazaret (cf. Lc 4, 18-19). L’“anno di grazia del Signore” (cf. Is 61,1-3a) diventa il paradigma non solo del ministero pubblico di Gesù, ma anche il programma missionario della sua comunità, del nostro essere Chiesa.
Esso ruota attorno a quattro aspetti fondamentali: l’evangelizzazione dei poveri, cioè di coloro che avvertono il bisogno di accogliere il messaggio di salvezza per mezzo della fede; l’offerta della libertà a coloro che sono prigionieri delle diverse schiavitù che attanagliano l’umanità di ogni tempo; il dono della vista a coloro che sono incapaci di vedere con gli occhi del cuore e dell’anima; la liberazione degli oppressi, cioè di tutti coloro che soffrono a causa di situazioni di disagio materiale e spirituale.
Alla luce dell’insegnamento biblico, perciò, celebrare il Giubileo cristiano significa essenzialmente ravvivare la speranza propria dei discepoli di Gesù, perché essa sia di fermento in mezzo alla sfiducia e al pessimismo che molto spesso abita nel mondo. In questa prospettiva, Papa Francesco vuole che questo Giubileo ricordi al mondo che «la speranza non delude» (Rm 5,5) ; esso deve essere un momento forte per nutrire e dare coraggio alla nostra visione del futuro. «La speranza ci parla di una realtà che è radicata nel profondo dell’essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui vive. Ci parla di una sete, di un’aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà e la bellezza, la giustizia e l’amore» .
Oggi, come stabilito dal Pontefice, siamo riuniti nella cattedrale metropolitana di Foggia per celebrare con l’Eucaristia la solenne apertura dell’Anno giubilare nella nostra Chiesa locale. Questa mattina il Vicario generale della nostra arcidiocesi, Mons. Filippo Tardio, mio delegato, ha celebrato nella concattedrale di Bovino l’inizio dell’anno santo. Ci chiediamo ora, come vivere questo tempo di speranza; come viverlo nelle parrocchie, nei movimenti ecclesiali, nelle città della nostra Arcidiocesi, come accogliere questo dono personalmente e comunitariamente. Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene.
Speriamo nella salute, nel benessere e nella pace, nella società e nelle nostre famiglie. E talvolta incontriamo persone sfiduciate che non sperano più. Penso ad esempio agli anziani soli, ai disoccupati, ai giovani che vedono infranti i loro sogni di bene per il futuro; penso ai volti dei molti immigrati presenti sul nostro territorio, invecchiati precocemente da un lavoro duro e talvolta sfruttato.
A tutti dobbiamo portare la speranza cristiana. Sorelle, fratelli, una grande missione si apre per noi in questo tempo! All’inizio di questo Anno Santo ho voluto, con la Caritas e con i sacerdoti della nostra diocesi, indire una raccolta e una campagna per l’“Emergenza freddo”. Vorrei che le nostre comunità uscissero di più per strada per incontrare chi è invisibile, facendosi concretamente messaggere di speranza.
Auspico che ogni sera un gruppo di una parrocchia o di una associazione porti un pasto caldo e coperte a chi soffre l’inverno. Abbiamo anche pensato a dei posti letto perché i senza casa possano dormire in modo sicuro e dignitoso in attesa di poter provvedere a luoghi di accoglienza diocesani più stabili. Le nostre mense già offrono centinaia di pasti ogni giorno e a Natale, la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio, hanno organizzato pranzi per i soli.
Questi sono grandi segni giubilari! Vorremmo poi essere più presenti nei ghetti della nostra terra e accanto agli anziani soli nelle case di riposo. Viviamo la speranza, portiamola a tanti per diffondere lo spirito giubilare che è vero se parte dalla misericordia con i poveri. Il 29 marzo andremo tutti insieme in pellegrinaggio a Roma. Più di mille pellegrini partiranno da Foggia per passare insieme come diocesi la porta santa di San Pietro. Per l’occasione il Papa ci ha concesso di celebrare l’eucarestia all’altare della confessione di San Pietro. Che grande privilegio.
Ci saremo tutti! «La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5). Lo Spirito infonde speranza. Di speranza ha tanto bisogno la nostra terra di Capitanata. La speranza che viene da Cristo e dal suo Vangelo che sarà il programma per quest’anno giubilare e sempre per la Chiesa. Insieme sorelle e fratelli addentriamoci nell’Anno Santo.
E preghiamo sempre per la pace. Pace in Ucraina, pace in Terra Santa, pace in Africa. Che la grande invocazione di questo tempo di grazia dia frutti di pace. Ci accompagnino in questo Giubileo i santi della nostra terra; vegli su di noi la Gran Madre Dio, Maria Santissima, qui venerata in questa antica e pregiata Icona Vetere che proprio questo anno faremo restaurare.
Che tempo bello, che tempo di grazie si apre di fronte a noi! Di tutto la Trinità ringraziamo e sopra tutto Essa veneriamo. Amen
www.foggiatoday.it è stato pubblicato il 2024-12-29 21:09:00 da
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