Gli Stati generali della tartuficoltura | Regione Piemonte | Piemonteinforma

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Tartufo di ottima qualità, ma quantità meno abbondante del previsto: la prima stagione “normale” dopo due annate contrassegnate dalla siccità con dieci mesi senza pioggia dimostra che i cambiamenti climatici hanno lasciato il segno su un prodotto particolarmente sensibile agli effetti di un clima malato.

La conferma è arrivata dalla Consulta regionale per la valorizzazione del patrimonio tartufigeno che l’assessore Marco Gallo ha riunito ad Alba alla vigilia della chiusura della 94a Fiera internazionale del tartufo bianco. Una sorta di Stati generali della tartuficoltura piemontese con rappresentanti delle province di Alessandria, Asti e Cuneo e della Città metropolitana di Torino, delle associazioni dei trifolao, del mondo della ricerca e, ancora, del Centro Nazionale Studi Tartufo.

«Condividiamo con il presidente del Centro studi Degiacomi qualche timore per una raccolta inferiore alle attese nonostante le abbondanti piogge che hanno contrassegnato l’intero anno – ha sostenuto Gallo – D’altronde tutti gli esperti ci hanno messo in guardia sui rischi legati in particolare alla siccità. Questo allarme ci sprona ad andare avanti con maggior determinazione sulla strada tracciata per proteggere e valorizzare il prodotto simbolo dell’eccellenza in Piemonte».

L’assessore Gallo ha ricordato le tre azioni che la Regione ha messo in campo: posticipo a inizio ottobre della data di raccolta, tutela del patrimonio arboreo con più di 22.000 piante segnalate come produttive per le quali i proprietari si impegnano al mantenimento e alla cura in cambio di un’indennità annua pagata dalla Regione che può arrivare a 450 euro per ettaro, recupero dal 2025 delle tartufaie in declino di produzione, che consentirà a proprietari, Comuni e associazioni di chiedere un sostegno economico per interventi di gestione forestale che incrementino la produzione del tartufo bianco.

Durante la riunione della Consulta si è fatto il punto anche sulla possibilità per aziende e proprietari di terreni agricoli di ottenere contributi legati allo sviluppo rurale per realizzare nuovi impianti sia per la tartuficoltura sia per piantare alberi che incrementino la biodiversità. Gli esperti dell’Istituto piante da legno si sono soffermati sulla nuova “Carta della attitudini alla produzione di tartufi” destinata a diventare una bussola per orientare nei prossimi anni le risorse stanziate dalla Regione. «La nuova Carta potrà anche aiutare tutti i Comuni piemontesi a progettare la propria rete ecologica – spiega Gallo – valorizzando le aree con la massima potenzialità tartufigena, realizzando nuovi impianti e promuovendo la gestione del patrimonio forestale esistente».

Ma si è discusso molto anche di promozione, perché fiere, mostre e mercati sono il miglior veicolo per pubblicizzare tra il grande pubblico il tartufo e i suoi tanti abbinamenti con altre eccellenze dell’enogastronomia piemontese, compresi i vini. Dopo l’esordio del Circuito del tartufo bianco del Basso Monferrato, che ha visto per la prima volta cinque Comuni riuniti in un unico programma lungo due mesi, l’attenzione è già rivolta a giugno, quando a Murisengo si terrà il primo mercato estivo del tartufo nero, tappa spartiacque per il progetto di destagionalizzazione del prodotto che la Regione sta perseguendo, andando così incontro alle tante richieste, in particolare dei turisti stranieri, che sempre più chiedono i tartufi anche in piena estate.

A conclusione della giornata una proiezione nel futuro con il convegno “Tuber next gen”, che la Regione ha voluto organizzare per dare spazio ai “trifolao di domani”. 

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www.regione.piemonte.it è stato pubblicato il 2024-12-09 00:49:36 da Redazione


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