Gravina, il racconto della figlia della donna bruciata e strangolata dal marito: «Mia madre voleva andare via, poi tornava sempre»


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GRAVINA IN PUGLIA – Sarebbe stato connotato “da numerose aggressioni fìsiche e condotte maltrattanti patite dalla donna per mano del marito”, secondo quanto ricostruito nel decreto di fermo, la convivenza tra Giuseppe Lacarpia, 65 anni, e Maria Arcangela Turturo, 60 anni, uccisa dal marito nella notte tra sabato e domenica su una strada di campagna a Gravina.

Il “rapporto personale tra la vittima e il marito”, scrive il procuratore aggiunto Ciro Angelillis (con la pm Ileana Ramundo) nel decreto di fermo, era “connotato da numerose aggressioni fisiche e condotte maltrattanti patite dalla donna per mano del marito lungo tutta la convivenza”. Sia una figlia della coppia che suo marito “hanno riferito comportamenti oltremodo strani dell’indagato nei giorni immediatamente precedenti l’omicidio”.

“La figlia – si legge ancora – ha riferito di un padre oltremodo violento che aveva spesso mandato la mamma in ospedale e che nel corso di una delle violenti liti aveva accoltellato il fratello, intervenuto a difendere la madre e in quella occasione il padre era stato tratto in arresto”.Stando a quanto si apprende, l’uomo era finito a processo anche per maltrattamento di animali e in quel procedimento penale, lo scorso gennaio, sulla base di una perizia disposta dal giudice monocratico del Tribunale di Bari, era stato dichiarato incapace d stare in giudizio. Al 65enne sarebbe stata riconosciuta una invalidità per sindrome depressiva. I familiari hanno riferito del comportamento violento di Turturo, che avrebbe costretto almeno tre volte la moglie a ricorrere alle cure del Pronto soccorso: in una occasione (nel 2010-2011) sarebbe intervenuto uno dei figli della coppia, che per difendere la madre sarebbe stato a sua volta accoltellato. Per questo Turturo era già finito in carcere.

L’omicidio è avvenuto dopo che marito e moglie avevano trascorso la serata al compleanno del nipote. La figlia di Arcangela ha raccontato le difficoltà della famiglia. “Mia madre voleva andare via. Si confidava con me, con noi figli. Spesso mamma scappava da casa di mio padre per una settimana, dieci giorni e stava da me o da mia sorella, e poi rientrava da mio padre. Tanti anni fa avevano litigi infiniti perché non riuscivano a mantenere l’azienda, erano pieni di debiti. Mio padre si occupava di mungere le mucche, che allevava, e produrre latticini. A allora sono iniziati i litigi. In quel periodo, mamma presa dalla disperazione aveva dato fuoco al trattore di papà, nel 2009. Poi, nei litigi intervenivano anche i miei fratelli, i quali si ammazzavano di botte mio padre con i miei fratelli. Loro, insomma, volevano aiutare mia madre. Ma lui era troppo violento. Addirittura una volta mio padre tentò di accoltellare mio fratello e mio padre, per quello, fu arrestato, parliamo dell’anno 2010-2011”.




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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-10-07 21:39:37 da Redazione online

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