Prima di varcare l’arco blu che, con tanto di stella di Natale luminosa, porta nel cuore della festa di Fratelli d’Italia, una premessa d’obbligo: «Se sono ancora comunista? Sono membro di un partito socialista europeo, sono stato nella Fgci, nel Pci, domani (oggi ndr) inauguriamo una bella mostra su Enrico Berlinguer. Sono orgoglioso delle mie radici».
Il sindaco Roberto Gualtieri, intervistato da Un giorno da pecora, preferisce spazzare via ogni dubbio quando il dibattito sulla riforma dell’Autonomia nei giardini di Castel Sant’Angelo, trasformati per quattro giorni in set meloniano, sta per cominciare. La sua è una toccata e fuga, niente giro in questo enorme villaggio di Natale, con pista sul ghiaccio e casette in legno, poche foto, solo un caffè veloce nel retropalco con il responsabile organizzazione Giovanni Donzelli e poi convinto verso l’obiettivo, cioè smontare la riforma dell’Autonomia perché «come si direbbe a Roma: è una sòla. I meccanismi da federalismo fiscale sono molto delicati e invito i governatori a stare molto attenti sulla differenza di ciò che sulla carta funziona ma non funziona nella pratica».
E poi ancora: «Le risorse già mancano nel centro-sud del Paese, se noi lasciamo un altro pezzo di gettito fiscale nelle regioni più ricche, qualcuno mi deve spiegare da dove si prendono i soldi per assicurare la pienezza dei diritti di cittadinanza che devono essere gli stessi al Nord, al Centro, al Sud. Una risposta non c’è perché non ci sono questi soldi».
Il parterre del dibattito non è amico, a parte il governatore della Toscana, il pubblico neanche, anche se un timido applauso il primo cittadino riesce comunque a strapparlo. Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, nonché padre della riforma, gli risponde a muso duro: «Con che coraggio parla lui che è del Pd. L’autonomia differenziata in Costituzione l’hanno messa loro».
Nel frattempo Gualtieri però ha già lasciato la sala avendo un altro impegnato in agenda. L’esponente leghista, che non ha fatto altro che sbuffare durante tutto l’intervento del sindaco, affonda il colpo: «Hanno ragione tutti gli altri Comuni di Italia a lamentarsi, l’unica legge fatta per la Capitale l’ha fatto questo cretino qui». E il ministro indica se stesso. «Hanno preso 500 milioni l’anno che non sono stati fiscalizzati e quindi non vengono detratti a livello comunale nel fondo di coesione e li sottraggono a tutti i Comuni italiani. Quindi – ironizza nervosamente Calderoli – sòle a parte vadano a pensare a raccogliere l’immondizia, ai taxi. Ma che loro lancino la prima pietra, qui siamo in una cava di sassi».
Tuttavia anche Francesco Rocca, governatore del Lazio decisamente amico di Fratelli d’Italia, soprattutto in passato ha sollevato qualche dubbio e adesso attende «i decreti attuativi per vedere come i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, verranno disciplinati, ma mi sembra che vadano nella giusta direzione della garanzia per le prestazioni ad ogni cittadino». E anche lui non risparmia attacchi al Pd: «In Regione c’è una delibera di Nicola Zingaretti che voleva l’autonomia differenziata». Anche in questo caso Gualtieri è già altrove a parlare di termovalorizzatore, non ascolta e non replica. In fondo, come ha detto all’inizio «partecipo alla festa di Atreju per dovere istituzionale e per dire la mia sull’autonomia differenziata. Se canto Bandiera rossa? No, oggi no». Al raduno nazionale di Fratelli d’Italia sarebbe stata una provocazione troppo grande.
roma.repubblica.it è stato pubblicato il 2023-12-15 13:25:05 da [email protected] (Redazione Repubblica.it)
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