i mille no al pizzo

i mille no al pizzo


PALERMO – Non è sola una mappa del consumo critico, ma anche un viaggio nella Palermo che si oppone al racket delle estorsioni. Lo fa denunciando i mafiosi o preventivamente mettendo in chiaro che chiunque si farà vivo non avrà un solo centesimo frutto del sudore di imprenditori, commercianti e bottegai.

Sono tanti, più di mille, coloro che hanno scelto di entrare a far parte della rete di Addiopizzo. Oggi sono elencati nella App ed è bello vedere che la mappa interattiva si colora di punti arancioni, uno per ciascuna attività commerciale. La nuova App permette di individuarli tramite geolocalizzazione.

Possono essere ricercati anche per categoria merceologica o per quartiere. Una guida digitale al consumo critico che al contempo rafforza la protezione sociale attorno a chi non paga le estorsioni.

Tra coloro che hanno aderito ci sono Angelo e Gaetano, giovani titolari del caffè Verdone di Bagheria. Due amici che nel 2018 decidono di provare a farsi largo nel mondo della ristorazione. Vogliono “restare in Sicilia, nella nostra terra. Lavorare senza andare al Nord”.

La loro idea funziona, i clienti apprezzano. “Il primo anno fila tutto liscio – raccontano – nel 2018 iniziano i problemi con alcune persone che venivano nel locale. Provocavano delle risse e ogni volta si presentava qualcuno alla cassa. ‘Voi lo sapete come possono sistemarsi le cose’, diceva. Qualcuno voleva gestire la sicurezza all’interno”.

A quel punto la scelta: “Ci siamo rivolti ad Addiopizzo e con il loro supporto siamo andati dai carabinieri”. Non è stato facile, “ma ci siamo resi conto che o chiudevamo o denunciavamo. Con il passare del tempo la cultura è cambiata. Oggi tanta gente ci fa i complimenti. Sottostare ai soprusi non porta a nulla”.

“The show must go on “, c’è scritto in un’insegna a led del loro locale. Senza la pressione mafiosa è tutta un’altra storia. L’iniziale diffidenza della gente è diventata solidarietà. Il caffè è tornato a riempirsi di clienti e i due amici hanno ampliato la loro attività.

Dagli adesivi affissi una notte per strada una notte del 2004 con la scritta “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo sena dignità” all’App digitale: di strada ne è stata compiuta parecchio.

Danilo Gravagna, un tempo picchiatore al soldo dei boss di Porta Nuova e divenuto collaboratore di giustizia, ha messo a verbale che c’era l’ordine di tenersi alla larga dai commercianti iscritti ad Addiopizzo.

“Da quelli non andavano proprio – ha spiegato Gravagna – perché era un problema per noi”. Meglio rivolgersi a chi sta in silenzio lasciando intuire un atteggiamento accondiscendente verso le richieste estorsive.

Chi resta oggi in silenzio? Sono ancora tanti, purtroppo. “Oggi si paga più per convenienza che per paura. Sono gli operatori economici a chiedere aiuto ai mafiosi”, dice Raffaele Genova, uno dei volti storici di Addiopizzo.

In certe sacche di società i boss che risolvono i problemi, meglio e più in fretta dello Stato. La battaglia di oggi si deve combattere sul terreno della credibilità delle Istituzioni.

L’articolo i mille no al pizzo
livesicilia.it è stato pubblicato il 2025-01-10 17:24:13 da Riccardo Lo Verso


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