Salernitana-Bari 0-2
SALERNITANA (4-3-1-2): Fiorillo 5.5; Stojanovic 4.5 (1’ st Ghiglione 6), Ruggeri 5, Ferrari 5.5, Njoh 5; Maggiore sv (12’ pt Hrustic 5.5), Amatucci 5.5 (1’ st Broon 6), Tello 4.5; Soriano 6 (19’ st Braaf 6); Wlodarczyk 5 (19’ st Simy 5), Verde 6. In panchina: Corriere, Salvati, Gentile, Velthuis, Dalmonte, Sfait, Kallon. Allenatore: Martusciello 5.
BARI (3-4-1-2): Radunovic; Pucino, Simic, Mantovani; Oliveri, Benali (41’ st Saco), Maita, Dorval (11’ st Favasuli); Sibilli (11’ st Lella); Lasagna (24’ st Sgarbi), Novakovich (41’ st Favilli sv). In panchina: Pissardo, Bellomo, Tripaldelli, Maiello, Manzari, Vicari, Obaretin. Allenatore: Longo.
ARBITRO: Marinelli di Tivoli 6.
RETI: 29’ pt Lasagna, 36’ pt Novakovich.
NOTE: pomeriggio fresco. Spettatori: 18.740, di cui 2.000 circa ospiti. Ammoniti: Stojanovic, Benali, Broon, Mantovani. Angoli: 9-2. Recupero: 2’; 5’.
Finalmente, verrebbe da esclamare al fischio finale sull’erba dell’«Arechi». Digiuno infinito, addirittura datato 22 settembre. Una squadra che non vince rischia di intristirsi. E di disunirsi. Ecco, la forza del Bari sta proprio nella sua perseveranza. L’undicesimo risultato utile consecutivo coincide con una vittoria di platino, non solo per la classifica che pure ora vive di colori diversi (sesto posto con Palermo, Brescia e Juve Stabia). Quello che ci voleva anche per dare un senso a tutti quei pareggi che, in una piazza follemente e legittimamente ambiziosa, a volte prendono le sembianze di una sconfitta.
Non s’è visto un Bari scintillante nel festosissimo derby del sud, a Salerno. Ma ha vinto, giocando una partita seria e solida. Il risultato, lo ribadiamo anche stavolta, non è mai un dettaglio. La concretezza offensiva, alla voce uno-due in sette minuti nella seconda parte del primo tempo. Sono questi i particolari che scavano le differenze tra una squadra normale e una che ha l’ambizione di primeggiare. Per vincere non è detto che serva prendere a pallonate l’avversario. La cosa più importante, da sempre, resta l’equilibrio. Quando la parte tattica funziona anche i singoli trovano con più facilità la via del rendimento ottimale. Stavolta è andata così, nonostante l’assenza di Falletti e il forfait dell’ultima ora di Vicari (Simic al centro, Mantovani e Pucino ai lati).
La partenza del Bari, abbastanza ragionata. Anche stavolta i biancorossi non sembrano aver voglia di andare a «prendere» l’avversario vicino all’area di rigore. C’è grande attenzione nell’occupazione degli spazi, forse immaginando che le frenesie emotive avrebbero indotto la Salernitana a lasciare campo. Partita abbastanza bloccata, fino ai due palloni che decidono la partita. Lasagna e poi Novakovic a segno, in mezzo la clamorosa occasione fallita da Verde (ma che bravo Radunovic). Sono gli episodi che in dirizzano la partita in un vicolo cieco. Il Bari, a lungo andare, gestisce in modo conservativo. Forse troppo, con un possesso palla abbastanza mediocre. La Salernitana ci mette l’anima, produce qualche lampo ma nel complesso regala la sensazione di una squadra leggerina. Forse anche frenata da uno status psicologico abbastanza compromesso. Stavolta la squadra di Longo ha il merito di portare gli episodi dalla propria parte riusce. Non c’è la distrazione individuale e nemmeno il calo emotivo del gruppo. Si soffre un po’ troppo, forse. Però è in queste partite che si pesa l’anima di una squadra. Undici partite senza sconfitte non sono sinonimo di ambizione. Di squadra affidabile, sì, senza alcun dubbio.
Resta il risultato, luce per gli occhi della gente del Bari. La classifica sorride, vero. Ma guai a farsi vincere dalla voglia di spaccare tutto. Realismo e umiltà. Poi il campo racconterà tutto il resto.
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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-11 14:15:10 da
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