Dunque, un primo cimitero extraurbano stava nei pressi di via Veneto ma, evidentemente, era insufficiente ai bisogni che crescevano con l’aumento della gente. Per questo si pensa ad un nuovo camposanto da realizzarsi nella località da tutti chiamata Boschetti. La targa apposta all’ingresso del cimitero ricorda che l’area fu inizialmente individuata come provvisoria che funzionasse in contemporanea con il cimitero di Migliarina fino ad allora riservato agli acattolici. La data di questo primo passo, giugno 1865, è quanto mai significativa: i lavori per l’Arsenale sono iniziati da tre anni ma, evidentemente, si vedeva già bene che la città si stava modificando dal profondo. Occorreva prepararsi per gli assetti futuri nei quali rientra anche la sistemazione dei defunti. Certo, l’argomento suona un po’ lugubre ma pure questo rientra nelle cose della vita.
Nel 1873, ai primi di agosto, quando ormai era stato deciso che i Boschetti sarebbero stati la sede definitiva del camposanto, si comincia a sbancarne la collina. I lavori si svolgono con rapidità tanto che già poco tempo dopo, nei primi mesi dell’anno seguente, vi si cominciò ad inumare. Così, a partire da allora, lì la maggior parte degli Spezzini lì andò a dormire l’ultimo sonno, quello che né a sogni né ad incubi dà ricetto. La cosa curiosa è che il sito dei Boschetti, scelto come cimitero comunale, risiedeva nel territorio di un altro Comune, quello di Vezzano Ligure. Soltanto nel 1928 questa frazione (unitamente a Limone, Termo, Melara, San Venerio e Carozzo) venne accorpata alla Spezia nell’ambito di una ristrutturazione amministrativa che assegnò al Comune capoluogo località che fino ad allora erano state pertinenza di altre amministrazioni.
Non saprei dire quanto il riordino riuscì gradito ai Comuni vittime della “spoliazione” ma di sicuro rimediò ad un’anomalia che durava da oltre mezzo secolo: risiedere il cimitero urbano spezzino sopra la terra di un altro Comune, con tutte le conseguenze burocratiche che di sicuro saranno sorte. Poi i Boschetti sono cresciuti: nella dimensione come inevitabile dato l’incremento degli abitanti ma pure per il suo aspetto che testimonia una crescita estetica, e questa osservazione non la si giudichi una mancanza di rispetto nei confronti di chi non c’è più. I monumenti funerari che vediamo e ammiriamo al cimitero (come dimenticare la tomba del ciabattino di cui si sta giustamente provvedendo al restauro?) sono le testimonianze di uno stato di benessere diffuso in mancanza del quale non ci sarebbero potute essere quelle che sono vere e proprie opere d’arte.
www.cittadellaspezia.com è stato pubblicato il 2023-11-20 07:31:29 da
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