Il faro del castello forse «riciclato» la struttura abbandonata nell’ex Saca


BRINDISI – La struttura del faro del castello Alfonsino, ammalorata e inutilizzabile, si trova nel capannone ex Saca. La lanterna, invece, fu portata via mare a Taranto, essendo di proprietà di Marifari, e da lì molto probabilmente a La Spezia al «Comando fari» per la riparazione. Addirittura c’è chi sussurra che il faro montato 90 anni fa sul Forte a mare sia stato infine utilizzato per sostituire un altro faro malfunzionante di un’altra città. Per la Marina si tratta infatti di un pezzo di ricambio come un altro.

Per i rappresentanti istituzionali e per gli organi periferici del Ministero della cultura, invece, è un cimelio da preservare con cura, un attrattore che impreziosirebbe ulteriormente quel castello che dopo il restauro oggi riapre i battenti tra buoni auspici e ambizioni.

Eppure non doveva andare così. Una volta smontato nel 2017, secondo le rassicurazioni dell’allora Soprintendente Maria Piccarreta (attualmente a capo del Segretariato regionale del Mic) il faro avrebbe dovuto trovare ricovero in una sala del castello, in attesa di reperire le risorse per restaurarlo. A distanza di sette anni, invece, si trova chissà dove. Un fatto difficilmente metabolizzabile per una comunità che ha vissuto vari «scippi» nel corso della sua storia.

Tra i pochi a essersi interessati della vicenda c’è Rosy Barretta, presidente dell’associazione «Brindisi e le antiche strade», che a ottobre scrisse una lettera a Marifari Taranto, Provveditorato per le opere pubbliche, sindaco, Autorità portuale e Soprintendenza sulla struttura di sostegno del faro «custodita» nel capannone ex Saca (la lanterna, come detto, è invece irreperibile).

«Richiedo formalmente – scrisse Barretta – la restituzione dei diversi componenti strutturali del faro del castello Alfonsino. Questi beni costituiscono una parte integrante del patrimonio storico e culturale del castello Alfonsino e della città di Brindisi, per tale motivo assumono una particolare importanza per la comunità locale e rappresentano una testimonianza pregiata e significativa della storia marittima del nostro territorio. Essi rivestono, pertanto, un valore non solo artistico e storico, ma anche identitario per la gente. La restituzione di tali beni alla comunità brindisina consentirebbe di avviare azioni di valorizzazione e promozione culturale, a beneficio di cittadini e visitatori. Siamo convinti che il ripristino di queste strutture nella loro collocazione originaria contribuirebbe alla conservazione della memoria storica del nostro territorio e al rilancio turistico del castello Alfonsino. A noi risulta che la Marina Militare durante le operazioni di smontaggio abbia provveduto al recupero e alla custodia dei suoi componenti, mentre gli auspicabili interventi di restauro non sarebbero ancora stati affidati. Da informazioni assunte sembrerebbe che il fanale con la lente siano collocati presso il deposito di Marifari a Taranto. Invece, la struttura in ferro, compreso il castelletto, si trovano custoditi nel capannone ex Saca, come constatato da me e da alcuni nostri rappresentanti durante un sopralluogo congiunto con il comandante di Vascello della Marina militare Antonio Rossetti, il capo di gabinetto del Comune di Brindisi, Angelo Roma, e l’assessore comunale, Daniela Maglie. A seguito di tale sopralluogo è emerso che le strutture del faro sarebbero state intaccate da ruggine e bisognerebbe provvedere a una capillare manutenzione attraverso lavori di sabbiatura, zincatura e infine verniciatura.

Con questa nota siamo a richiedere uno sforzo congiunto fra gli enti interessati, l’avvio di una sinergia istituzionale tra i soggetti in indirizzo per avviare ogni opportuna azione per realizzare gli interventi di manutenzione e risistemazione del faro e della struttura in ferro. Tutti insieme dovremmo attivarci per il trasferimento dei beni stabilendo responsabilità e ripartizione di eventuali costi, per questo restiamo a disposizione per discutere i termini di una possibile restituzione e per collaborare, nelle modalità più opportune, al fine di garantire la massima sicurezza e integrità di tali beni.

In relazione ai costi – continua Barretta – sappiamo che l’Autorità portuale, nel Piano operativo delle opere portuali, per il faro che ci interessa aveva accantonato delle somme, che poi sono state utilizzate per il restauro del faro di Sant’Andrea. Quindi si potrebbe avanzare un’apposita richiesta alla stessa Autorità per individuare nuove risorse da destinare al restauro del faro del Castello Alfonsino. Nel caso in cui tale prima proposta non potesse realizzarsi, per il peso eccessivo del faro che potrebbe compromettere la stabilità del castello, si dovranno ripercorrere altre strade, per esempio si potrebbe pensare di posizionarlo all’interno del porto o nei pressi del canale Pigonati. Infine, tra le tante ipotesi prese in esame ci sarebbe anche quella di collocare il faro in prossimità del capannone ex Montecatini, anch’esso esempio unico nel suo genere di archeologia industriale».

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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-12-23 13:57:52 da


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