In queste settimane, accanto a una più diffusa presa di coscienza, abbiamo sentito anche concetti privi di un fondamento scientifico sbandierati come legittime opinioni. Il più assurdo è stato l’ex senatore Roberto Castelli, già Ministro della Giustizia, che all’Aria che tira, su La7, ha tentato di negare la specificità del femminicidio come delitto di genere, giungendo a dire che anche gli uomini vengono ammazzati e i morti maschili sono il doppio di quelle femminili: “e allora cosa dovremmo dire? I maschi non contano niente?”.
Dimentica Castelli che tutti i delitti sono esecrabili ma la fattispecie dei femminicidi è che sono delitti di uomini contro le donne, per riaffermare un proprio potere, sono delitti di possesso. Mentre i casi dei delitti di uomini, per mano di altri uomini hanno ragioni diverse, non sempre legate al possesso o alla fine di una relazione, anzi, quasi mai, a meno che non si tratti della vendetta di un marito con l’amante di sua moglie o viceversa.
Nel Nord Europa ci sono più femminicidi che da noi
I negazionisti degli omicidi di genere si attaccano al fatto che il numero maggiore di femminicidi avvengono in paesi del nord Europa, Stati baltici in testa e che l’Italia nella classifica dei femminicidi è quart’ultima. In quei paesi non ci sarebbe patriarcato. È dove l’ha letta questa Castelli? Il patriarcato domina il mondo da diversi secoli, a parte poche aree culturali in cui ancora è riscontrabile il matriarcato e, in genere, sono isole felici. “Dov’è allora questo dominio patriarcale?” grida Castelli. Leggono i dati e li interpretano in maniera distorta e semplicistica, da autodidatti della sociologia.
Da noi non ci sarebbe patriarcato perché la premier è una donna, la presidente della Commissione Europea è donna, della BCE è donna… come la Meloni che pensa di non essere portatrice di un pensiero patriarcale perché la sua è una famiglia di sole donne, dalla nonna alla figlia! Mi domando se ci stanno prendendo per i fondelli o veramente sono delle “capre”, come direbbe Sgarbi.
Il patriarcato si manifesta nei modelli culturali dominanti, non nelle cariche istituzionali
A parte il fatto che ci sono donne manager più maschiliste dei maschi stessi. Si può essere maschiliste anche se donne. Non ditemi che non lo sapeva la Meloni!
Il pensiero patriarcale non si nega se si ha una famiglia di sole femmine. È insito, per esempio, nel concetto di donna-madre, più volte espresso dalla premier. Se releghi la donna a quel ruolo, di esclusiva riproduttrice di figli, vuol dire che la vedi sempre subalterna al maschio, che provvede a sostenere la famiglia, ovvero al capo famiglia. Non è complicato da capire. Probabilmente il maschilismo della premier si è svelato nello scegliere un partner come il povero Giambruno, con il quale, pare, non sia mai esistito un vero conflitto su chi porti i pantaloni a casa.
Nel nord Europa questo scontro tra l’indipendenza sempre più ampia delle donne e il ruolo incerto del maschio è ancora più acceso che da noi. Il maschio del nord Europa ha più occasioni di sentirsi sconfitto, perso, umiliato davanti a una crescita di decisionismo femminile e ai successi delle donne. Se è capace di reinterpretarsi in un ruolo egualitario bene, sennò può capitare che passi alla soluzione violenta dello scontro. Il famoso romanzo di Stieg Larsson, dal quale è scaturita una serie tv di grande successo “Uomini che odiano le donne” del 2011, è ambientato in Svezia, non a caso.
www.romait.it è stato pubblicato il 2023-11-28 07:11:00 da Carlo Raspollini
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