“Il diritto di accesso dei consiglieri non può ritenersi subordinato alla preventiva compilazione di modulistica e correlate dichiarazioni attestanti l‘utilità degli atti per l’espletamento del proprio mandato e l‘obbligatorietà del segreto d’ufficio, la quale può assumere una funzione meramente organizzativa dell’Ente, senza pertanto compromettere le prerogative a tutela delle minoranze”. Lo ha scritto il prefetto di Foggia Paolo Giovanni Grieco al sindaco di Vico del Gargano, Raffaele Sciscio, e al segretario generale del Comune, a seguito di una segnalazione dei consiglieri di opposizione Michele Sementino, ex sindaco, e Daniele Cusmai per inosservanza del diritto di presa visione degli atti.
L’accesso agli atti dei consiglieri comunali è un diritto normativamente riconosciuto dall’articolo 43 del Tuel, senza compilare alcun modello prestampato, con l’obbligo, però, della segretezza.
L’articolo richiamato nel modello per la richiesta di accesso agli atti del Comune di Vico finora in uso richiamava proprio il comma 2 di quell’articolo che, testualmente, recita: “I consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge”.
I consiglieri Sementino e Cusmai esultano per la “vittoria”: “Abbiamo sempre ritenuto un abuso di potere il modellino propostoci da questa maggioranza per l’accesso agli atti – affermano oggi i due consiglieri del Gruppo misto -. Dopo un incontro in Prefettura, in cui abbiamo spiegato le nostre posizioni, Sua Eccellenza il prefetto di Foggia, dott. Paolo Giovanni Grieco, ha richiamato con una nota il sindaco ad adempiere alla legge, senza ostacolare in alcun modo la minoranza. Vincono legalità e trasparenza, sconfitta la prepotenza”.
Per far valere i loro diritti, i due consiglieri si erano rivolti al prefetto che aveva richiamato anche alcuni pareri ministeriali. Un parere del 12 agosto del 2019, peraltro, sulla scorta di sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, conferma come “il diritto ad ottenere dall’Ente tutte le informazioni utili all’espletamento del mandato non incontra alcuna limitazione derivante dalla loro eventuale natura riservata, in quanto il consigliere, a cui è ostensibile anche documentazione che per ragioni di riservatezza non sarebbe ordinariamente ostensibile al altri richiedenti, è vincolato al segreto d’ufficio”.
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