Il presidente Biden tra gaffes, sondaggi e la voglia di battere Trump una seconda volta

Il presidente Biden tra gaffes, sondaggi e la voglia di battere Trump una seconda volta



Sono mesi, ormai, soprattutto da quando ha deciso di ricandidarsi per la dimora Bianca, per “finire il lavoro”, che negli Stati Uniti (e, per la verità, anche fuori) si fa un gran parlare dell’opportunità per il presidente Joe Biden di cedere il passo e farsi da parte. La notizia di oggi, del tentativo da parte dello speaker della Camera Usa, Kevin McCarthy, di avviare un’indagine nei confronti del Commander in Chief, per metterlo in stato d’accusa – sull’annosa vicenda delle ingerenze negli affari del figlio Hunter – è solo l’ultimo tentativo, da parte dei repubblicani, di mettere in difficoltà il presidente in carica. (Piccola nota: la maggioranza di voti per far passare l’impeachment non ci sarebbe e McCarthy, eletto speaker dopo quindici votazioni – non accadeva da cento anni – dovrebbe essere particolarmente “sensibile” al tema “maggioranze” alla Camera dei rappresentanti).

Se da un lato, infatti, la giustizia americana fa il suo corso e cerca di accertare le eventuali responsabilità di Donald Trump nell’assalto a Capitol Hill (6 gennaio 2021), oltre ad altri probabili reati che possano rendere il magnate newyorkese “incandidabile” – questa l’ultima ipotesi ventilata, impedendo che il suo nome venga scritto sulle schede elettorali – dall’altro lato, in dimora democratica, si riflette, e non da oggi, sull’opportunità che l’attuale presidente, a quasi 82 anni (quando ci saranno di nuovo le presidenziali), continui a sedere nello Studio Ovale.

La foto segnaletica di Donald Trump Fulton County

La foto segnaletica di Donald Trump

Il “problema” dell’età

I dubbi principali riguardano proprio l’età: ha già sconfitto il record di presidente più anziano della storia Usa; se fosse rieletto, avrebbe 86 anni alla fine del suo secondo mandato. È anche vero che non sarebbe uno scenario così grave: non pochi esperti hanno sottolineato che il presidente è molto più in forma di quanto lo fossero Ronald Reagan, Franklin D. Roosevelt e Woodrow Wilson mentre erano in carica. Lui stesso, poco tempo fa, ha ribattuto, serafico: “Mi Proseguono a dire che sono troppo vecchio. Sono solo più saggio…”.

Secondo le ultime rilevazioni di Cnn (dello scorso 7 settembre), solo il 39% degli elettori approva l’operato del presidente, mentre la grande maggioranza ritiene che le cose non stiano andando nel verso giusto negli Stati Uniti (a dispetto, va detto, dei buoni risultati economici di cui l’amministrazione Biden si fa vanto).

Dean Phillips, deputato del Minnesota: potrebbe sfidare Biden alle primarie gettyimages

Dean Phillips, deputato del Minnesota: potrebbe sfidare Biden alle primarie

Quasi la metà degli elettori registrati ritiene che qualsiasi repubblicano con in tasca la nomination del suo partito sarebbe un’alternativa migliore a Biden. Fra chi si dichiara democratico, Biden soffre di un calo della fiducia e di una diffusa preoccupazione di carattere “anagrafico”, con il 67% convinto che il partito dovrebbe scegliere un altro runner. Qualche settimana fa, il deputato del Minnesota Dean Phillips aveva rotto gli indugi, dicendosi disposto a candidarsi alle primarie per sfidare la leadership del presidente. Eppure, una (seconda) sfida contro Donald Trump – salvo stravolgimenti o novità dell’ultimo momento – sembra essere l’esito più probabile; esito di quello che sarebbe uno scontro ideologico ed “epocale”, tra due simboli oltre che tra due “semplici” candidati.

Trump, appunto. Al momento, i sondaggi Proseguono a darlo in nettissimo vantaggio su tutti i probabili sfidanti (in primis, Ron DeSantis, governatore della Florida; ma anche il suo ex vice Mike Pence). Per The Donald, insomma, non sarebbe un problema, al netto di cavilli giudiziari, conquistare la nomination repubblicana. Se invece si guarda alla sfida tra i due, Biden e Trump Proseguono a essere sostanzialmente pari. Ma il vero punto è un altro; e lo ha spiegato bene il Los Angeles Times quando ha scritto: “Biden ha deciso di ricandidarsi soprattutto perché è convinto di poter sconfiggere di nuovo Donald Trump”.

Joe Biden nella recente visita in Vietnam Luong Thai Linh/Pool Photo via AP

Joe Biden nella recente visita in Vietnam

Le gaffes

Poi, connesso al problema dell’età, c’è l’altro grande punto debole dell’ex vice di Barack Obama: le gaffes. L’ultima, in Vietnam, dove ha fatto tappa prima di tornare negli Stati Uniti in seguito al G20 di Delhi. Apparendo in conferenza stampa, provato e stanco dopo ore di vertici politici e di voli, il capo della dimora Bianca si è rivolto ai presenti dicendo: “Buonasera a tutti. È già sera, vero? È stato il giro del mondo in cinque giorni, uno dei miei collaboratori mi ha detto: ‘Ti ricordi la famosa canzone Good morning, Vietnam’?. Bene: good… evening Vietnam”. Good morning, Vietnam era l’espressione con cui il dj dell’aviazione Usa, Adran Cronauer, esordiva al microfono della radio dell’esercito americano durante la Guerra del Vietnam. Insomma, non proprio un riferimento adatto, da fare ad Hanoi.

E poi, le amnesie, i gesti strambi, le mani sospese in aria in attesa di una stretta che non è mai arrivata, le cadute (sulla scaletta dell’aereo, in bici, ecc…): di un presidente gaffeur si può senza dubbio parlare.

 

Una lunga carriera di sfide

“La campagna elettorale del 2024 dovrebbe essere l’atto conclusivo di una carriera politica lunghissima”, ha scritto qualche mese fa il Washington Post. Basta guardare alle date: nel 1972, cinquantuno anni fa, Biden aveva 29 anni e fu eletto per la prima volta al Senato; nella Camera “alta” del Congresso rimase poi per altri sei mandati. Si è candidato quattro volte alla presidenza o alla vicepresidenza. Tra il 2009 e il 2017 è stato vicepresidente durante l’amministrazione Obama. Di battaglie e sfide politiche, in pratica, se ne intende, e di certo non gli fa paura una ennesima sfida con Trump.

Joe Biden quando era senatore, nel 1986 Lp

Joe Biden quando era senatore, nel 1986

Durante la campagna elettorale del 2024, Biden punterà tutto sui risultati positivi degli ultimi anni: la lotta al Covid, gli aiuti economici messi in campo durante la pandemia, la legge per ammodernare le infrastrutture, il grande provvedimento del Congresso contro la crisi climatica. E poi, ancora: i dati buoni sull’occupazione (anche se ad agosto è salita al 3.8%, facendo rallentare anche i salari), sull’inflazione bassa (intorno al 3%). Finora, nel corso del suo mandato, come ha ricordato la scorsa settimana, “gli Stati Uniti hanno creato 13,5 milioni di posti di lavoro”. E la ricetta del presidente in politica economica (“Investire in America e negli americani”), ribattezzata da alcuni “Bidenomics”, sta dando i suoi frutti. “Funziona” ha infatti sintetizzato “nonno Joe”. Perché, allora, non dovrebbe riprovarci?


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www.rainews.it è stato pubblicato il 2023-09-12 19:50:00 da


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