Il programma di De Pascale tra sanità, alluvioni, cementificazione e leg…

Il programma di De Pascale tra sanità, alluvioni, cementificazione e leg…


Sanità, clima, scuola e infrastrutture sono le principali sfide di Michele De Pascale, già sindaco di Ravenna in quota Pd, e ora candidato del centrosinistra per le elezioni regionali del 17 e 18 novembre. Primo scoglio superato per il democratico, in campagna elettorale, è stato riuscire a riunire il cosiddetto “campo largo”, una coalizione che include una dozzina di partiti e oltre sessanta realtà civiche. Oltre le prime resistenze e le separazioni sul piano nazionale. Tuttavia, la sfida più grande sarà mantenere l’unità tra gli alleati anche in futuro e governare efficacemente, qualora riuscisse a succedere a Stefano Bonaccini. De Pascale è stato intervistato da Nicola Maria Servillo per BolognaToday.

  • Parte significativa della sua campagna elettorale è incentrata sulla sanità. Quali i punti salienti su cui intende lavorare? Quali le prime azioni da intraprendere?

Abbiamo organizzato undici assemblee tra agosto e inizio settembre, coinvolgendo oltre 3mila partecipanti. Da questo percorso di ascolto e confronto sono emerse tante proposte concrete e pragmatiche per la riforma del nostro sistema sanitario. Tuttavia, il primo punto decisivo è una battaglia istituzionale per l’aumento delle risorse destinate alla sanità pubblica. La legge finanziaria attuale è insufficiente sotto questo aspetto, e l’Emilia-Romagna, insieme a regioni con molta sanità pubblica come Toscana e Veneto, deve condurre una battaglia per ottenere maggiori fondi.

Parallelamente, abbiamo proposto un progetto di riforma complessivo che parte dalle politiche di prevenzione, che per noi sono fondamentali. La riorganizzazione della rete territoriale è al centro della nostra proposta, incluso un nuovo accordo con i medici di medicina generale, oltre a una gestione più solida del sistema ospedaliero regionale. Proponiamo anche un piano importante di valorizzazione delle professioni sanitarie, poiché le attuali condizioni di lavoro in particolare degli infermieri sono inaccettabili e insostenibili. Inoltre, intendiamo investire significativamente nel fondo regionale per la non autosufficienza, che attualmente è il più alto d’Italia, ma non più sufficiente.

  • Imprescindibile il tema alluvioni, recentissima l’ultima sferzata sulla nostra regione. L’ennesima in circa un anno e mezzo. Quali le prime azioni per la tutela del territorio?

La prima cosa che farò, se verrò eletto, sarà contattare la presidente del Consiglio e chiedere un incontro. Da un lato, dobbiamo riconoscere che ci troviamo di fronte a eventi climatici senza precedenti in termini di intensità; dall’altro, abbiamo un territorio estremamente fragile che richiede un intervento radicale. La Regione Emilia-Romagna deve essere parte attiva di questo cambiamento, non solo chiedendolo agli altri, ma trasformando se stessa. Abbiamo proposto la ricostituzione di un’agenzia specializzata esclusivamente nella gestione del territorio e nel contrasto al dissesto idrogeologico.

Inoltre, chiederò al governo di attribuire il massimo delle responsabilità al presidente della Regione. Non possiamo più permetterci lo scaricabarile tra diversi livelli istituzionali. Serve mettere fine alle polemiche politiche e lavorare insieme, governo e Regione, per mettere in sicurezza il territorio. Proporrò a Giorgia Meloni un patto per la sicurezza territoriale della Romagna e della città metropolitana di Bologna.

  • Sul tema della cementificazione, in parte correlato ai disastrosi effetti delle alluvioni, il sindaco di Bologna Lepore ha palesato la necessità – ad esempio – di mettere mano alla legge urbanistica regionale, ormai datata. Concorda? Cosa andrebbe modificato?

Il tema della legge urbanistica e del consumo di suolo è molto serio. Sebbene non sia direttamente correlato agli eventi che hanno colpito la Romagna negli ultimi anni, è importante sottolineare che le recenti piogge hanno colpito principalmente le aree collinari, non la pianura. In queste zone, come l’Appennino bolognese e l’Appennino romagnolo, è difficile individuare un problema di consumo di suolo. Tuttavia, il problema della permeabilità dei terreni nelle città è grave, specialmente quando si verificano le cosiddette “bombe d’acqua”, che colpiscono centri abitati e zone urbanizzate, e richiede un’azione urgente.

La legge urbanistica attuale ha cancellato molte previsioni edilizie, una novità assoluta nella storia italiana, poiché per la prima volta una regione ha ridotto le previsioni invece di ampliarle. Tuttavia, ci sono tre aspetti della legge che, a mio avviso, necessitano di modifiche. Il primo riguarda la regolamentazione dell’espansione delle imprese in area agricola, che oggi è troppo vaga e può portare a distorsioni. Il secondo riguarda la logistica: l’attuale pianificazione ha visto una crescita eccessiva delle aree logistiche, spesso non collocate in luoghi adatti all’intermodalità, il che aumenta l’impatto sul territorio. Il terzo tema è quello della casa, in particolare l’edilizia sociale e gli affitti. Questi settori necessitano di strumenti più forti di incentivazione, anche all’interno della legge urbanistica, e non solo tramite le politiche sociali.

  • Come valuta la scelta di Bologna sulla città 30? Pensa possa essere un modello esportabile su più larga scala in Regione?

Quando ancora non ero candidato, partecipai all’evento organizzato dal Comune di Bologna insieme a diversi sindaci italiani. Credo che al sindaco Lepore vada riconosciuto il grande merito di aver condotto una battaglia e di aver portato al centro dell’attenzione nazionale il tema della sicurezza stradale. Al di là delle legittime opinioni che ogni cittadino può avere, il fatto di aver posto questo tema al centro del dibattito è un risultato importante per Bologna, che storicamente è spesso riuscita a sollevare questioni di rilevanza nazionale.

Nella mia esperienza da sindaco, non ho adottato la scelta della “Città 30”, ma ho raddoppiato le zone a 30 km/h durante i miei mandati. Ritengo che ci siano situazioni diverse per città diverse. La scelta di Bologna è coraggiosa, considerato il suo particolare sistema di traffico, diverso da quello delle altre città dell’Emilia Romagna. Altre città hanno aumentato le zone a 30 km/h in modo differente, ma questo non significa che una scelta sia giusta e l’altra sbagliata. L’importante è che ogni città prenda decisioni adeguate al proprio contesto. Girando molto per Bologna in questi giorni, ho notato difficoltà legate ai cantieri, ma la “Città 30” sembra stia ottenendo i risultati previsti.

  • Veniamo al problema casa e il costo degli affitti. Come si può lavorare per affrontare l’emergenza abitativa?

Da un lato, abbiamo la necessità di regolamentare gli affitti brevi turistici, una sfida che tutte le grandi città europee stanno affrontando, ma al momento manca un modello di riferimento, quindi siamo costretti a sperimentare. Tuttavia, il problema della tensione abitativa va oltre il turismo ed è comune a tutte le grandi città europee. Ho un’idea che mi sta particolarmente a cuore: è necessario ripensare il concetto di affitto. Oggi c’è una carenza di politiche pubbliche per l’affitto, che riguarda non solo gli studentati, ma anche il sistema delle imprese e le agenzie per la casa. Credo che si possa introdurre un modello di edilizia vincolata all’affitto, non alla vendita, ma destinata esclusivamente all’affitto.

  • Un modello simile a quello austriaco?

Sì, strumenti che garantiscano che, una volta costruiti, gli immobili siano destinati all’affitto a lungo termine, e non agli affitti brevi o all’investimento immobiliare.

  • Il tema sicurezza nelle città è molto sentito. Il centrodestra su questa punta molto e spesso monopolizza la discussione. La Regione come può lavorare in questo senso?

Credo che nel consenso raccolto prima da Salvini e poi da Meloni negli ultimi anni ci sia proprio ciò che lei suggerisce: i cittadini che chiedevano maggiore sicurezza hanno ritenuto che la proposta della destra fosse quella da provare in quel momento. Tuttavia, sfido chiunque, inclusa Giorgia Meloni, a citare un solo provvedimento adottato da questo governo che abbia reso le nostre città più sicure. E sfido anche a indicare quale città dell’Emilia Romagna, negli ultimi due anni sotto il governo Meloni, sia diventata più sicura rispetto a prima, sia che si tratti di città governate dal centrodestra o dal centrosinistra. Su questo tema, la credibilità del centro-destra è attualmente a zero: non possono citare alcun provvedimento concreto che abbia migliorato la sicurezza nelle città, nonostante fosse uno dei temi principali della loro campagna elettorale. Nella mia esperienza da sindaco, ho portato il corpo di polizia locale da 150 a 200 agenti. Insieme al Comune di Cervia, Ravenna è uno dei due comuni citati da Salvini come esempio per aver debellato l’abusivismo commerciale sul litorale. Non ho mai avuto un approccio superficiale ai temi della sicurezza. La Regione Emilia Romagna non ha competenze dirette nei comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, ma può legiferare sulla Polizia Locale. Per questo, intendiamo fare un investimento significativo per rafforzare e potenziare i corpi di Polizia Locale, fornendo supporto ai comuni con strumenti di videosorveglianza e controllo del territorio. Questo è ciò che la Regione può fare, e lo farà.

  • Formazione e istruzione, terreno sul quale Ugolini vanta lunga esperienza. Lei quali politiche propone per migliorare il sistema educativo regionale?

Durante i mandati di Bonaccini, abbiamo assistito a uno dei più grandi investimenti nella storia d’Italia, con una riduzione delle rette, una qualificazione dell’offerta formativa e l’implementazione del Pnrr che ha portato alla costruzione di nuovi asili nido. Si è creato un sistema pienamente integrato tra Stato, Comuni e terzo settore, una vera eccellenza che dobbiamo continuare a sviluppare e difendere. Per quanto riguarda il sistema dell’istruzione obbligatoria, noi contrapponiamo alle idee retrograde delle “classi differenziali” di Vannacci la visione di un grande investimento da parte della Regione per sostenere i Comuni e le scuole nel fornire appoggio e supporto scolastico. Negli ultimi anni abbiamo migliorato notevolmente la nostra capacità di diagnosi precoce nei bambini e ragazzi con disturbi dell’apprendimento o bisogni speciali. Tuttavia, è necessario potenziare questi servizi, che oggi pesano interamente sui Comuni. Intendiamo quindi fare un grande investimento nel diritto allo studio e nel rafforzamento della formazione tecnica e professionale, per rendere ancora più efficiente il sistema in relazione all’inserimento lavorativo. Questo riguarda sia la formazione professionale che l’orientamento verso settori strategici come il digitale e le professioni sanitarie. Infine, vogliamo stringere un grande patto con le università e gli enti del territorio per favorire le alte competenze e la formazione specialistica.

  • Il suo sarebbe un governo in continuità con quello di Bonaccini. Ma spaccando il capello, cosa ritiene sia mancato durante l’ultimo mandato Bonaccini?

Premetto che i dieci anni di governo di Stefano Bonaccini sono stati valutati attraverso parametri e statistiche tra i più positivi d’Italia, ma soprattutto sono stati giudicati dagli elettori, che lo hanno eletto due volte Presidente dell’Emilia-Romagna e, alla fine del suo mandato, lo hanno confermato con un risultato personale straordinario, eleggendolo al Parlamento Europeo. Oltre al mio giudizio personale positivo, sono stati gli emiliano-romagnoli a esprimere un giudizio favorevole sul suo governo. E in democrazia, anche chi ha opinioni diverse dovrebbe rispettare la volontà dei cittadini. La nostra proposta si basa sull’orgoglio per ciò che è l’Emilia-Romagna, e non accettiamo che venga descritta come una delle peggiori regioni d’Italia, o come una regione in crisi. Al contrario, l’Emilia-Romagna è indiscutibilmente tra le migliori esperienze di governo in Europa, su qualsiasi politica. Detto questo, su ogni tema, come abbiamo fatto in questa intervista, vogliamo proporre innovazioni, correzioni e cambiamenti, in modo chiaro e concreto. Io provengo da un’esperienza amministrativa e sono abituato a rendere conto di ciò che ho fatto e cambiato ogni giorno, a spiegare dove sono intervenuto. Questo è l’approccio che sto cercando di portare nella campagna elettorale: un impegno basato sull’onestà intellettuale e sulla trasparenza.

  • Sul campo largo o larghissimo si è trovata una quadra soddisfacente? La maretta sull’intesa tra gli alleati pensa che peserà sul giudizio alle urne?

Un’alleanza si basa su due principi fondamentali: serietà e coesione. I gruppi dirigenti e la squadra che si candidano a governare un comune, una regione o il Paese devono dimostrare credibilità nella capacità di lavorare insieme e avere un programma chiaro su ciò che si vuole realizzare. Per dimostrare a tutti gli emiliano-romagnoli che possediamo queste caratteristiche, le forze politiche della mia coalizione, insieme a oltre 60 realtà civiche, hanno organizzato un evento all’Opificio Golinelli. Mille persone hanno partecipato in plein air, con 50 giornalisti che giravano tra i tavoli, e abbiamo trascorso un intero pomeriggio discutendo e confrontandoci sui vari temi e prospettive. Non ci sono state tensioni, scontri o litigi, ma piuttosto un’operazione di grande trasparenza, che ha dimostrato la serietà del nostro progetto. Però, come sto ripetendo a tutti gli incontri e dibattiti a cui partecipo; sono sinceramente preoccupato per l’affluenza alle urne. Al di là degli appelli a votare per De Pascale, Ugolini o altri candidati, credo che il dovere morale di tutti – forze sociali, media, e cittadini – sia promuovere il voto. È fondamentale che i cittadini si informino e votino, scegliendo liberamente il candidato che ritengono migliore. Cinque anni fa, avevamo piazze strapiene sia a destra che a sinistra, e la competizione tra le piazze spronava tutti a partecipare e mobilitarsi. Oggi, quel clima di partecipazione dal basso sembra meno forte. Non sto dando eccessivo peso ai sondaggi, perché rischiano di alimentare un clima che non incoraggia la partecipazione elettorale, ma per quanto mi riguarda è meglio un 1% in meno con un’affluenza più alta che un 1% in più con un’affluenza più bassa.

Intervista a cura di Nicola Maria Servillo (BolognaToday)

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www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-11-08 06:00:00 da


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