Il racket della manodopera in Calabria, il ruolo dei caporali e il reclutamento. «Si deve avere il nulla osta della ‘ndrangheta»


ROMA Potenziali lavoratori reclutati spesso fuori dai centri di accoglienza, stipati su pullman e portati nei campi a lavorare per intere giornate di lavoro con paghe da fame. In Calabria la più alta concentrazione di lavoratori agricoli è sulle tre piane: Sibari, Sant’Eufemia e Gioia Tauro.  Il compito di espletare tutti gli aspetti relativi alla gestione dei rapporti di lavoro viene delegato ai “caporali”, e – come emerge spesso dalle indagini e dalle testimonianze – dietro il sistema messo in piedi per sfruttare chi non ha altra scelta per guadagnarsi da vivere, ci sono le organizzazioni criminali. «Tutti i giri di sfruttamento della manodopera devono avere il nulla osta da parte della ‘ndrangheta». L’evidenza emerge dalle testimonianze raccolte nel Rapporto Agromafie e…

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www.corrieredellacalabria.it è stato pubblicato il 2024-12-10 19:01:01 da Redazione Corriere


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