Claudio Bassanetti è stato rieletto presidente di Anepla, l’associazione che rappresenta in Confindustria il settore delle cave di inerti, per il terzo mandato di fila. Il piacentino, già presidente dal 2020, è stato riconfermato dall’assemblea annuale dell’associazione, riunitasi nella mattinata di lunedì 25 novembre nella sede di Confindustria Piacenza. Energie rinnovabili, materie prime strategiche, materiali alternativi da recupero, innovazione digitale ed economia circolare. Questi i temi che sono stati affrontati nell’ambito dell’Assemblea annuale di Anepla, l’associazione che rappresenta il settore delle cave di inerti, dal titolo “Il ruolo degli inerti nell’economia circolare: tra sfida ed opportunità”. Insieme a Claudio Bassanetti, ne hanno discusso l’onorevole Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Stefano Gallini, presidente di Federbeton Confindustria, e Francesco Castagna, direttore di Anepla. Durante l’evento, le associazioni presenti hanno preso parola per chiedere alle istituzioni un sistema di regole chiaro, pronto a supportare l’industria per non vanificare l’impegno e gli importanti investimenti messi in campo per la sostenibilità e la decarbonizzazione.
L’industria italiana e, in particolare, quella riunita in Anepla e Federbeton, si trova in un momento sfidante tra investimenti per garantire al Paese prodotti e processi sempre più sostenibili e iter amministrativi disomogenei sul territorio, causa di ritardi e vincoli per l’implementazione di leve essenziali per la transizione green dell’intera industria. Il mondo delle costruzioni, prima fra tutte la filiera del cemento e del calcestruzzo di cui il settore delle cave è parte integrante, è al lavoro per cercare di dare soluzioni concrete alle sfide odierne puntando all’innovazione dei prodotti e orientando i processi verso la circolarità. Il ruolo degli inerti nell’economia circolare non può che essere centrale, per costruzioni sostenibili e carbon neutral.
Bassanetti nel suo intervento ha citato la norma 127 del 2024, che «delimita il campo nel quale definire quando un rifiuto diventa un prodotto utilizzabile nei materiali per edilizia. Questo è un percorso tracciato ormai anche dalle normative comunitarie che obbligano all’interno delle opere pubbliche, oramai anche di quelle strutturali, quindi strade e autostrade, l’utilizzo almeno un 5% in peso di rifiuti. Abbiamo bisogno però di avere dei materiali idonei e di qualità, parliamo di calcestruzzi strutturali, quindi calcestruzzi che poi devono tenere. Il rapporto con i produttori dei materiali riciclati che fanno parte di Anepla è splendido». «Quindi – ha aggiunto – per questo percorso di crescita abbiamo bisogno di una norma chiara affinché ci sia una condivisione unica. Occorre poi poter accedere sempre più velocemente a fonti rinnovabili che ci accompagnano all’interno del percorso di transizione che è già partito. Lavoriamo in un mercato globale e non possiamo permetterci, noi cittadini, di pagare il doppio delle bollette elettriche rispetto al resto dei paesi principali dell’Unione Europea».
«È un tema che è stato affrontato in più occasioni – ha commentato Tommaso Foti in un breve scambio con i giornalisti presenti- ed anche sotto il profilo legislativo. Il problema delle terre da scavo non è un tema di oggi, anzi, a suo tempo ha avuto anche vicende penali: mi riferisco soprattutto alle terre da scavo in occasione della realizzazione della variante di valico. E quindi, se occorre un ulteriore chiarimento per definire in modo chiaro, sia per gli operatori sia anche per coloro i quali sono deputati a verificare il rispetto delle leggi, o una normativa che spazzi via ogni dubbio, ben venga. Bisogna- ha soggiunto- contemperare quella che è una legislazione sui rifiuti che ovviamente è molto attenta ad evitare che vi siano furbizie ad una legislazione che dall’altra parte è talmente sottile da rischiare di provocare dei dubbi interpretativi».
«Sul tema della competizione sono stati fatti passi da gigante rispetto alle energie cosiddette alternative. Oggi il fotovoltaico è diffuso e penso che uno degli obiettivi sia andare verso una diffusione sempre maggiore, non dimenticando però che, sulla questione ambientale, resta aperto il ragionamento relativo allo smaltimento dei pannelli. È un problema che viene sottovalutato, ma un pannello ha un ciclo di vita di quindici, vent’anni al massimo». Ha concluso.
www.ilpiacenza.it è stato pubblicato il 2024-11-25 15:34:23 da
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