«Il salto in alto non mi piace, il basket mi avrebbe reso più felic…

«Il salto in alto non mi piace, il basket mi avrebbe reso più felic…



«Il salto in alto non mi piace, il basket mi avrebbe reso più felic…

Si vola subito alto, nella seconda puntata di Belve, in onda martedì 26 novembre su Rai Due, dove Francesca Fagnani ha accolto il campione azzurro di salto in alto Gianmarco Tamberi. Il “Gimbo” nazionale si è raccontato senza filtri, partendo dal suo motto: “Fly or die”. “Vale per tutti quelli che puntano sempre in alto”, ha spiegato, mostrando ancora una volta l’ambizione che lo contraddistingue.

La tramissione

Tamberi rompe gli stereotipi su di sé e confessa: “Io mi sento molto umile. Senza l’umiltà non si può costruire nulla”. Pur sapendo di aver fatto la storia della sua disciplina, sottolinea: “Guardo sempre avanti, c’è ancora tanto da fare”. Parla poi della sua carica emotiva: “In gara sono adrenalina pura, faccio di tutto per caricarmi, ma il pubblico spesso vede solo quel lato e mi giudica per quello. Dietro, però, c’è molto altro”. Si descrive come impulsivo, vendicativo, ma anche generoso e leale. Non si sente divisivo, nonostante le critiche: “Percepisco grande affetto dagli italiani e ne sono fiero. È vero, o mi ami o mi odi, ma mi interessa molto di più chi mi vuole bene”. Infine, ammette di essere consapevole che la sua popolarità, rispetto ad altri atleti, possa generare qualche invidia: “È normale, ma il successo lo vedo come il frutto di un lavoro, non come una colpa”.

“Mi sono ispirato a Valentino Rossi, lui è sempre stato sé stesso eppure ha vinto di tutto di più. Io ho fatto i capelli verdi, blu, la mezza barba, per ipermotivazione: se vai lì e perdi a quel punto sei un pagliaccio, se vinci invece, anche con i capelli azzurri hai vinto”. Dice di essere ossessionato dall’obiettivo: “Non mi sento nato con un talento stratosferico ma quello che ha fatto la differenza è stata questa ossessione, l’essermi dedicato totalmente a raggiungere i miei obiettivi”. Un’ossessione che ha come diretta conseguenza la sofferenza della vittoria. “Mi spinge molto di più la paura di perdere che la voglia di vincere, perdere una gara importante è una cosa veramente pesante da superare. C’è una gara importante all’anno, io a due mesi dalle Olimpiadi ancora percepisco la tristezza”. A 17 anni ha scelto il salto in alto lasciando il basket che amava di più che dice: “Mi piace tuttora di più il basket. Se non avessi lasciato il basket forse avrei potuto fare quello che mi amo. A me non piace il salto in alto ancora oggi”. A convincerlo fu il padre, ex saltatore in alto e primatista italiano anche lui. “E’ stato un vantaggio nascere in una famiglia di sportivi, per molto tempo sono stato il figlio di qualcuno, oggi lui è il padre di qualcuno”.

Non smentisce di amare la bella vita che ha fatto fino al 2014: “Stavo ottenendo risultati da professionista facendo la vita da ragazzo, a un certo punto mi hanno imposto la vita da professionista”. Francesca Fagnani gli chiede poi del rapporto con il padre: “Un rapporto difficile sia nell’infanzia e nell’adolescenza. Molto è cambiato quando ho conosciuto Chiara, mia moglie: io avevo 17anni, lei 14 anni e praticamente vivevo a casa sua perché lì ho conosciuto l’amore” Gimbo racconta di aver avuto molti scontri con il padre, in particolare ricorda una discussione molto pesante dopo una gara andata male nel 2020, e ancora oggi quel rapporto non è stato ricucito. “Io considero mio padre una brava persona, lo ha fatto per me, ma io mi sono sentito di dover scegliere un qualcosa, il salto in alto che io non avrei scelto e mi sono sentito un po’ tradito”.

Le Olimpiadi di Parigi: “Il momento più terribile che ho mai passato”

Il padre lo ha allenato fino a qualche anno fa “Subito dopo le Olimpiadi, 2021 lui non voleva più allenarmi, io sono andato in ufficio a cercare di convincerlo, ha accettato di allenarmi ancora, ma dopo 8, 9 mesi di nuovo abbiamo avuto problemi, aveva ragione lui. Sono stati anni molto duri, non avere un rapporto con mio padre è il mio fallimento più grande, ma è una cosa brutta da dire, ma da quando non ho più rapporto con lui io sto meglio”. “A Parigi le è mancato suo padre?” Gli chiede Francesca Fagnani, e i lunghi attimi di silenzio finiscono con un mah, che dice molto.

“Dopo Parigi mi sono chiesto 700 volte, ma chi me lo fa fare?” dice Gianmarco Tamberi, raccontando l’enorme delusione delle scorse Olimpiadi, che definisce: “Il momento più brutto che abbia mai vissuto, dal punto di vista fisico, mentale, d’animo”. La conduttrice gli ricorda le critiche che lo hanno sommerso per aver raccontato tutto di quel difficile momento sui social. Lui risponde: “Stavo passando un momento terribile, avevo paura di perdere qualcosa per cui stavo lavorando da anni e stavo sotto una pressione grandissima, mia per prima e dei media, e io volevo condividere con i miei sostenitori quello che stava succedendo”.

Si passa poi a parlare del rapporto con le donne, cioè con una donna, Chiara, la moglie, incontrata quando erano entrambi adolescenti. “Non mi sono mai sentito un bellissimo uomo, poi sto sempre insieme con Chiara. La mia più grande fortuna è stata trovare questa donna speciale”.

Con la vita non si sente in debito, ma l’unica cosa che gli manca per essere felice è questa medaglia che gli è sfuggita. Gimbo racconta poi che pensa tutti i giorni se sia arrivato il momento di ritirarsi oppure andare avanti, e la risposta che si dà dipende dalla giornata. Alla domanda finale di Francesca Fagnani se pensa che si riappacificherà mai con il padre, l’atleta non lascia molto spazio alla speranza, tornando a ribadire che quello per lui è un rapporto complicato, da quando era piccolo. Però gli piacerebbe invece riportare in vita per un pò il nonno materno, per raccontargli che ce l’ha fatta a fare le Olimpiadi.


 

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www.anconatoday.it è stato pubblicato il 2024-11-27 00:12:13 da


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