Il talento del pugliese Fabrizio Gifuni nella serie tv Rai «L’amica geniale».



Dopo aver ultimamente fatto innamorare il pubblico con l’interpretazione di due personaggi «edificanti come Aldo Moro e Luigi Comencini», l’attore dalle metà radici pugliesi (a Lucera) Fabrizio Gifuni confessa alla «Gazzetta» di «aver avuto voglia di scartare in una dimensione completamente opposta». E così è giunta la proposta, «accompagnata da grandi parole di apprezzamento» per il due volte David di Donatello, da parte della Rai ed HBO, del personaggio Nino Sarratore, tra i protagonisti della serie televisiva L’amica geniale, il cui quarto e ultimo capitolo, nato dalla penna best seller Elena Ferrante, Rai 1 manderà in onda in prima italiana, dopo il passaggio statunitense su HBO Max, stasera dalle 21.30, con le prime due puntate sulle dieci in totale (il finale il 9 dicembre), che sono state dirette dalla debuttante seriale Laura Bispuri.

Girato tra Torino, Firenze e Napoli, l’ultimo atto de L’amica geniale dal titolo Storia della bambina perduta, si insinua nelle vite adulte di Elena Greco (Lenù) e Lila Cerullo, rispettivamente interpretate da Alba Rohrwacher (voce fuori campo nei primi tre capitoli) e Irene Maiorino. Le due, dentro un cast rivoluzionato (c’è anche la moglie di Gifuni, Sonia Bergamasco, nei panni della prof.ssa Airota), si ritrovano invischiate nei tumulti dell’Italia di fine anni ‘80.

In mezzo alle loro vie, si pone come elemento condizionante il prof. universitario Sarratore, ora diventato un intellettuale sregolato. Entra nei suoi panni Gifuni. E il 58enne attore romano lo fa «in modo coraggioso, perché si capisce, attraverso Fabrizio, cosa significhi per un uomo non riuscire a essere quello che tutti si aspettano che sia», commenta Saverio Costanzo, nel «The end» della serie co-sceneggiatore dopo tre annate da regista. «Prima di dire sì all’interpretazione del personaggio – commenta Gifuni – ci ho pensato abbastanza, perché di fronte a un lavoro che mi avrebbe impegnato quasi un anno, mi sono chiesto se avevo voglia di passare così tanto tempo in compagnia di quest’uomo. Sarratore è letterariamente e umanamente tragico. Un ragazzo che ha tentato per tutta la vita di sfuggire al destino paterno, ma che, come in tutte le tragedie che si rispettino, finirà per ripetere senza saperlo, in forme diverse, le stesse dinamiche malate di suo padre».

Nel quarto volume della saga letteraria della Ferrante (autrice anonima da oltre 10 milioni di copie vendute in 40 Paesi), che il New York Times ha inserito a capo della Top 100 dei libri del XXI secolo, e che Gifuni definisce «il più disturbante e perturbante della tetralogia, assistiamo alla trasformazione definitiva di un ragazzo pieno di fascino e di talento, oltre che di difetti, nella tragedia inesorabile di un uomo ridicolo. Il Re è nudo, anzi in mutande, esposto alla pubblica gogna. Non gli resterà che tentare di spostare la sua libido dalle donne alla politica con lo stesso spirito trasformista e con gli stessi esiti».

Di quest’ultimo tratto del diabolico ammaliatore «Nino», il più buio, «qualcuno doveva farsene carico. Ho cercato di farlo quando mi è stato proposto con lo stesso impegno e la stessa dedizione che riservo a tutti i personaggi che incontro, dai più luminosi ai più tetri. Non è stata una passeggiata ma è stato come sempre un magnifico gioco frutto del cinema, che vivo appassionatamente da trent’anni», dichiara Gifuni.

In questi giorni l’attore è impegnato a Milano sul nuovo set di Marco Bellocchio per la serie tv-cinema Portobello, dedicata alla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora. Un altro personaggio che Fabrizio Gifuni saprà riportare in vita con il suo talento fatto di umanità.


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www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-11-11 11:51:50 da


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