Imputato Mit, Morandi non è crollato per parole non scritte – Notizie

Imputato Mit, Morandi non è crollato per parole non scritte – Notizie



“Ma il ponte non sarebbe crollato con
quelle frasi? Erano tagli fatti dai collaboratori. Non si
pensava a niente quando sono state tolte quelle parole”. A dirlo
in aula, nel corso del processo per il crollo del ponte Morandi
(14 agosto 2018, 43 vittime) è stato Giovanni Proietti, imputato
ed ex dirigente della divisione 4 del ministero delle
Infrastrutture che si occupava della Vigilanza concessioni
autostradali. La risposta è legata all’accusa che la procura
muove al dirigente ministeriale: avere omesso di svolgere le
attività di verifica di sua competenza, in particolare sul
progetto di retrofitting (i lavori di rinforzo sulle pile 9 e 10
che sarebbero dovuti partire a fine 2018), limitandosi a fare un
“un copia incolla selettivo” dalla relazione del progettista
omettendo le frasi “avanzato stato di corrosione dei cavi” della
pila 11 o anche “stato di conservazione discreto”.

   
Proietti ha risposto di avere tolto quelle frasi “per ridurre
la relazione. Erano tagli innocui perché il Cta aveva già
validato il progetto. Sarebbe stato grave se quei tagli fossero
stati fatti prima del voto del Cta. Per me ‘stato discreto’
voleva dire che stava bene”. Proietti ha poi spiegato che il
controllo della sua divisione sui progetti era formale.

   
“Controllavamo che ci fossero gli allegati indicati. Non
spettava a noi verificare il verificatore”, ha detto.

   
La procura ha chiesto al dirigente perché avesse chiesto ad
Aspi un avallo da parte dello studio Morandi sul retrofitting:
“E’ una cosa che facevo in genere per capire se, in caso di una
modifica a una struttura esistente, non venisse snaturata la
natura dell’opera. Adesso ai miei collaboratori dico di non
chiedere mai nulla”. A quella richiesta rispose Michele Donferri
Mitelli (ex numero tre di Aspi e imputato) dicendo che Morandi
era deceduto e anche il suo allievo Pisani che aveva partecipato ai
lavori della pila 11 (che invece all’epoca era vivo ed è deceduto
un mese fa, ndr) e quindi avevano affidato una consulenza a
Lodigiani. “Donferri chiamava in ufficio anche cinque volte al
giorno perché avevano molti progetti in attesa di approvazione
al ministero e veniva al Mit quasi ogni giorno”.

   

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