ANDRANO – Sfruttare le potenzialità del tartufo per rigenerare i territori devastati da Xylella fastidiosa. È una delle strade che sta seguendo il Parco naturale regionale «Otranto-Santa Maria di Leuca», che ha iniziato a mappare le aree per valorizzare la tartuficoltura nelle zone maggiormente colpite dal batterio.
L’ente ha riaperto i termini per la presentazione delle richieste di autorizzazione alla raccolta dei tartufi, per la stagione 2024-2025. Otto le autorizzazioni ancora disponibili.
Nel Parco, va ricordato, si possono trovare due varietà dei pregiati tuberi, vale a dire il tartufo nero, noto anche come “scorzone”, e il tartufo bianco, chiamato “bianchetto” o “marzuolo”.
«La rimodulazione del progetto di valorizzazione del Parco – ha spiegato il presidente dell’ente Michele Tenore – mette al centro il ruolo strategico dei giovani, il turismo internazionale e la fruibilità del territorio durante i mesi estivi e oltre, consolidando questa realtà come motore di sviluppo per l’economia locale. La raccolta dei tartufi non è solo una tradizione consolidata – ha sottolineato – ma rappresenta anche uno strumento potente di promozione territoriale, che intreccia economia, sostenibilità ambientale e gastronomia di eccellenza. Il tartufo, infatti, non solo è un prodotto gastronomico pregiato, ma è anche un volano che sostiene le filiere agroalimentari locali, con la capacità – ha proseguito – di attrarre visitatori e valorizzare il patrimonio enogastronomico del nostro territorio».
Le richieste per ottenere le autorizzazioni possono essere inviate, tramite pec, all’indirizzo [email protected], entro mezzogiorno di giovedì 12 dicembre (l’avviso pubblico è consultabile sul sito ufficiale del Parco). Nel caso in cui le richieste superino il numero di autorizzazioni disponibili, si procederà con un sorteggio pubblico, sempre il 12 dicembre, alle 17, nella sede dell’ente ad Andrano.
«La riapertura dei termini per la gestione della raccolta – ha evidenziato Tenore – ha l’obiettivo di regolamentare e tutelare la risorsa ricercata, promuovendo una gestione sostenibile che preservi la biodiversità e gli ecosistemi. Il Parco intende sviluppare specifiche attività per valorizzare il tartufo, non solo come prodotto di alta qualità gastronomica, ma anche come possibile fonte di reddito per le comunità locali. A tal fine – ha annunciato – è in programma uno studio con il coinvolgimento di università ed esperti, per individuare le aree più adatte alla tartuficoltura, utilizzando essenze micorrizate che, oltre a produrre i pregiati tuberi, possano contribuire al recupero di terreni ora degradati dalla Xylella, diventando un investimento paesaggistico e naturalistico di valore».
www.lagazzettadelmezzogiorno.it è stato pubblicato il 2024-12-10 14:13:52 da
0 Comments