L’AQUILA – Si svolgerà il 18 giugno l’udienza preliminare riguardante l’inchiesta sul rogo del capannone dell’Azienda servizi municipalizzati dell’Aquila che un anno fa distrusse 26 automezzi facendo danni per sei milioni destando uN gravissimo allarme in città. L’unico imputato è il responsabile dell’impianto Fabio Ianni per il quale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio ma ieri l’udienza è saltata per via dello sciopero defli avvocati. Questo intoppo ha impedito di sapere se il Comune si costituirà parte civile.
Nelle scorse settimane, comunque, una persona, evidentemente molto esperta di queste tematiche, ha depositato un documento negli uffici della Procura della Repubblica, poi protocollato e acquisito dalla polizia giudiziaria. Si tratta, in particolare, di un complesso atto della Provincia, sulle corrette della modalità di uso della piattaforma ecologica circa lo svolgimento dello stoccaggio e non solo, piattaforma poi andata distrutta dalle fiamme. Un atto che in teoria potrebbe essere già nelle carte delle indagini della polizia. Diversamente, essendo stato presentato dopo la chiusura delle indagini, forse non potrà essere utilizzato ma comunque resta un elemento di ampio respiro circa la valutazione del caso.
Va ricordato, inoltre, che il filone dell’incendio volontario è stato archiviato visto che non ci sono prove. A Ianni, va precisato, viene contestato l’incendio colposo ovvero solo il fatto che le asserite irregolarità amministrative della gestione della struttura avrebbero agevolato il disastroso evento. Ma per i suoi avvocati, Ferdinando Paone e Francesco Rosettini, ex amminisratore unico di Asm e quindi molto esperto di certe dinamiche, le accuse non stanno in piedi e il caso va archiviato.
Secondo l’accusa, come detto, Ianni avrebbe violato le regole circa la realizzazione ed esercizio della piattaforma ecologica di tipo A andata distrutta e di una stazione ecologica adiacente alla sede di Asm dove sta lo stabilimento. Da lì il presunto deposito abusivo di plastica e altro materiale infiammabile senza una copertura. Per cui le fiamme, generate da cause ignote, si sarebbero trasferite al materiale plastico provocando l’irreparabile. L’unico aspetto positivo riguarda il fatto che gli uffici dell’Asm sono scampati al rogo che ci fu nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 2923.
Molti gli interrogativi su cui la magistratura giudicante deve decidere :la realizzazione della parete tipo REI 120 di compartimentazione tra la zona autorimessa e la zona impianti è stata realmente eseguita? Se l’incendio è stato causato da un mezzo in avaria perché si sarebbe propagato verso il capannone e sull’impianto piattaforma ecologica? Una parete tagliafuoco, resistente almeno per 120 minuti, avrebbe contrastato ciò. Questa struttura era presente? Il mezzo in avaria era posteggiato nella sua zona dedicata oppure nel posto sbagliato? .
L’acronimo REI sta per “Resistenza, Ermeticità e Isolamento” tre caratteristiche fondamentali per la resistenza al fuoco. Il numero 120 indica il tempo, in minuti, per il quale l’elemento strutturale deve mantenere queste tre caratteristiche. Un elemento REI 120 è progettato per resistere all’incendio mantenendo la sua struttura integra, impedendo il passaggio di fiamme e fumo, isolando termicamente per almeno 120 minuti.
Va anche ricordato che l’autorizzazione per la gestione dell’impianto aveva la scadenza del 24.06.2023 mentre l’incendio del capannone è avvenuto in data successiva, ottobre 2023.
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