L’AQUILA – Nel 2023 cinque decessi sul Gran Sasso per incidenti in montagna.
Con l’incidente sul versante teramano del Gran Sasso, in cui ha perso la vita un docente universitario aquilano, si allunga il tragico bilancio dei decessi sul massiccio abruzzese nel 2023: sono cinque le persone decedute in incidenti in quota, di cui tre nello scorso maggio, questi ultimi considerati escursionisti esperti.
Il 7 maggio Fabio Racanella, istruttore alpinista di 52 anni di Orvieto, muore dopo essere caduto per una cinquantina di metri lungo la tortuosa e ripida discesa di Canale Bissolati sul Corno Grande. L’uomo stava scendendo con gli sci da alpinismo dalla vetta del Gran Sasso a quota 2.700 metri.
Il 27 maggio Raffaello Toro (44), di Spoltore e Gianluca Camplone (51), pescaresi, muoiono nel corso di una scalata in cordata al Corno Piccolo, nel canale Sivitilli, sopra ai Prati di Tivo, sul versante teramano del Gran Sasso, precipitando dopo un volo di diverse centinaia di metri.
L’8 luglio un alpinista romano, Davide Destriere 52 anni, muore sul Corno Piccolo. L’uomo era il primo di cordata insieme ad un altro escursionista lungo la Via Mirka sul Corno Piccolo, sul Gran Sasso: al quarto tiro, è volato giù lungo la parete ed è deceduto dopo essere finito incastrato in una nicchia della parete sottostante.
Ultimo in ordine di tempo, il docente universitario dell’Aquila, Bernardino Romano, di 66 anni, è scivolato mentre faceva un’escursione sul sentiero del centenario sul Gran Sasso: il corpo è stato individuato e raggiunto lungo uno dei valloni che affacciano sul versante teramano del massiccio. L’uomo si era laureato in Ingegneria Civile all’Aquila con una tesi di laurea avente per oggetto la metodologia di studio per la pianificazione di un Parco Naturale Regionale e la sua applicazione proprio al comprensorio del massiccio del Gran Sasso.
Il 2022 è ricordato come ‘annus horribilis’ per le decessi in montagna registrate in Abruzzo: nove le persone decedute in 12 mesi, di cui sette a causa di incidenti. Si tratta di un numero che raddoppia la media dei decessi in montagna registrati negli ultimi dieci anni, e supera di una unità il 2019, quando fu registrato il peggior numero di decessi.
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