Iniziato in Corte d’Assise a Imperia il processo Aldobrandi: spuntano recidiva e perizia (foto e video)

Iniziato in Corte d’Assise a Imperia il processo Aldobrandi: spuntano recidiva e perizia (foto e video)



Iniziato in Corte d’Assise a Imperia il processo Aldobrandi: spuntano recidiva e perizia (foto e video)

È iniziato stamattina in Corte d’Assise a Imperia il processo a carico di Salvatore Aldobrandi, il pizzaiolo di Sanremo, difeso dall’avvocato Andrea Rovere, accusato dell’omicidio volontario, aggravato dai motivi abietti e futili e la soppressione di cadavere di Sargonia Dankha, 21enne irachena, naturalizzata svedese, sparita il 13 novembre 1995 a Linkoping.

La Corte, presieduta da Carlo Alberto Indellicati, giudice a latere, Eleonora Billeri ha ascoltato le introduzioni al processo da parte della pubblica accusa rappresentata in aula dai pm Matteo Gobbi e Maria Paola Marrali e della parte offesa, la mamma della vittima Shabo Ghriba e il fratello Ninos Dunkha giunti dalla cittadina svedese di Linköping e rappresentati dall’avvocato del foro di Milano Francesco Rubino

LE INTERVISTE

Il caso è molto noto in Svezia, tanto che era presente una troupe del giornale Corren.

Aldobrandi, all’epoca dei fatti, viveva a Linkoping, dove la 21enne scomparve (il 13 novembre 1995), dopo averlo incontrato per l’ultima volta. La polizia svedese arrestò l’uomo, nella sua auto furono trovate tracce di sangue e capelli della vittima, ma il cadavere non è mai stato rinvenuto. Per la legge svedese, senza un cadavere e senza un testimone oculare non si può procedere.

Salvatore Aldobrandi, dopo i fatti avvenuti, appunto, in Svezia, iniziò la seconda vita a Sanremo, una vita anonima fino all’arresto della scorsa estate a seguito di nuove prove.

 “Il punto centrale di questo processo -dichiara l’avvocato Rovere –  è che si deve svolgere in Italia secondo le regole italiane, ma è fondato su prove raccolte in Svezia dalla polizia svedese ventotto anni fa. Noi ci chiediamo, ventotto anni fa come sono state raccolte le prove? Sicuramente non sono stati usati strumenti tecnici come il luminol? Come sono stati eseguiti gli accertamenti tecnici scientifici? Con i sistemi di 28 anni fa?

La responsabilità deve essere accertata adesso, le norme processuali si applicano al momento in cui vengo utilizzate non dopo ventotto anni. Puntiamo su un processo di rimessa, il mio clemente si processa innocente, sono stato un pochino sorpreso dell’ammissione della perizia psicologica sul mio cliente che non è un malato mentale, la perizia si fa solo su soggetti che hanno disturbi psichici. Il rischio di questo processo, la ragione della nostra sostanziale opposizione alle riprese audio video del procedimento, è di ridurlo a una sorta di Quarto grado di Forum, una cosa non decorosa che porterebbe sicuramente a un pregiudizio dei diritti della difesa”.

Il pm Matteo Gobbi: “Per quanto riguarda la recidiva si tratta di un aspetto tecnico che deriva dal fatto che Aldobrandi in Svezia risulta da casellario giudiziale, è stato estratto e comunicato informalmente alla Procura di Imperia, e sulla base di altre sentenze che sono state acquisite aver commesso fatti di maltrattamento e violenza sessuale in epoca antecedente rispetto ai fatti per cui oggi è a processo”.

Il pm Maria Paola Marrali: “Abbiamo fatto un’ulteriore consulenza, a distanza, solo sulle fotografie, si tratta di polizia giudiziaria estremamente specializzata. Hanno tratto degli argomenti molto interessanti sull’arma del delitto e sulla la posizione della vittima e dell’aggressore che servono a integrare il nostro quadro accusatorio”. 

Si sono resi disponibili -ha dichiarato l’ avvocato parte civile Francesco Rubino – a venire alla prossima udienza, daranno un quadro della situazione, poi parteciperanno da remoto per tutte le altre udienze. Sono contento di come è andata oggi, anche per la contestazione della recidiva, sono state depositate delle sentenze precedenti di reati simili commessi da Aldobrandi, alla circostanza aggravante che c’era inizialmente dei motivi abbietti si aggiunge la recidiva che dice molto dell’atteggiamento.  È stato chiesto anche l’intervento di una psicoterapeuta: l’aggravante che c’era ancora prima della recidiva, dei motivi abbietti impone alla corte di avere anche chiavi di lettura psicologiche per comprendere il rapporto tra l’uomo e la vittima. Credo che sia utile alla corte, fatta di giudici popolari avere chiavi di lettura non solo giuridiche ma anche psicologica. La psicoterapeuta avrà a disposizione solo gli atti che avrà a disposizione la corte, darà il suo parere di esperto, non sui fatti di reato, ma darà i criteri psicologici alla corte per comprendere determinate dinamiche. In questi reati è fondamentale comprendere le dinamiche tra un uomo e una donna.

Lo stato d’animo dei famigliari?  Ieri sera erano molti preoccupare da come avrebbero reagito alla vista di Aldobrandi, si sono imposti di non guardarlo, non vogliono vendetta ma giustizia, sperano ancora di sapere dove sia il corpo della figlia e sorella”.

 “Non voglio guardarlo, non voglio dargli questa soddisfazione, non ho niente da chiedergli, non voglio sprecare parole. Chiediamo solo giustizia”, ha detto il fratello della vittima.

La madre: “È molto difficile. È stato molto difficile, ero distrutta, non volevo guardarlo. Non abbiamo mai rinunciati in tutti questi anni a sapere la verità. Spero che la giustizia italiana possa a trovare risposte dopo ventotto anni di vita, se ha un cuore e un cervello ci dirà cosa è successo”.

Il caso è stato riaperto dalla procura di Imperia. L’uomo, ora, deve rispondere è accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abbietti e futili e per la soppressione di cadavere.

(ha collaborato Sara Balestra) 




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